XIII. Questioni di famiglia

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Messalina avrebbe voluto gettarsi dal terrazzo del palazzo reale e volare via da lì: erano passate ore da quando erano venuti a prenderla per scortarla dalla Regina, la quale a sua volta si era fatta carico del compito di introdurla a corte

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Messalina avrebbe voluto gettarsi dal terrazzo del palazzo reale e volare via da lì: erano passate ore da quando erano venuti a prenderla per scortarla dalla Regina, la quale a sua volta si era fatta carico del compito di introdurla a corte.
La ragazza aveva il sospetto – maturato attraverso i commenti della donna e le occhiate colme di comprensione che le sue dame di compagnia le rivolgevano – che il Re non avesse raccontato la verità alla consorte: la Regina Anna sembrava convinta che fosse orfana e, soprattutto, che fosse giunta lì grazie alla raccomandazione di una sua fantomatica e altolocata madrina.
Mess aveva taciuto, anche perché aveva subito trovato la conferma che a quella donna alta e longilinea, dai chiari lineamenti austriaci, Lyon Blackraven non andasse a genio: chiunque lo nominasse veniva gratificato con una battuta pungente, seppur nei limiti dell'etichetta, e un violento rossore coloriva le guance paffute della sovrana.

La Regina era esattamente come se l'era immaginata. Elegante, sofisticata e squisitamente cortese, dominava la sala da ballo senza sforzo e senza fare mistero di ciò che apprezzava o disapprovava: bastava un'ombra negli occhi turchesi o una piega appena accennata delle labbra carnose per far sì che tutti si adoperassero per compiacerla al meglio. Tuttavia non abusava del suo potere e per la maggior parte del tempo era una simpatica signora che si dilettava a chiacchierare di argomenti leggeri e ameni: dopo il teso incontro con il Re, la ragazza non aveva potuto che tirare un sospiro di sollievo.
Ora che era stata costretta per l'ennesima volta ad ascoltare le prodezze del cagnolino di Lady Worthington, però, rimpiangeva di cuore le libertà di cui aveva goduto sull'Argon.

"È solo un periodo, devi tener duro solo qualche mese. Poi troverai il modo di badare a te stessa in maniera decorosa!" pensò, pur non essendone per nulla convinta.
La sua era una situazione molto delicata e sapeva che uno dei motivi per cui Re George stava prendendo in considerazione l'idea di farla rimanere a corte era per tenerla sotto controllo: un giorno o l'altro sarebbe sempre potuta tornare utile contro suo padre e Raymard. L'unica scappatoia dalla prigione che vedeva nuovamente chiudersi attorno a sé era il matrimonio con uno dei gentiluomini che quella sera avevano fatto a gara per conquistarsi il favore della nuova protetta della Regina; ma il pensiero di essere sfuggita alle grinfie di Raymard solo per finire intrappolata con uno sconosciuto la riempiva di sconforto.
Assorta in quei cupi pensieri si avvicinò al buffet, ben sapendo che il cibo era il miglior mezzo per risollevare l'umore: i piatti che le venivano preparati a Cloud Eden, poi, non reggevano il confronto con le prelibatezze che i sovrani offrivano ai loro ospiti.

«Sapevo che vi avrei trovata qui!»

La voce divertita di Lyon la colse di sorpresa, ma Mess ci mise qualche istante a individuarlo, perché la sua figura era quasi interamente nascosta dalla colonna alla quale si era appoggiato. Si era lavato e pettinato ordinatamente i capelli secondo i dettami della moda e aveva rimosso il cerchietto d'oro che portava al lobo sinistro: solo la pelle abbronzata e il solito luccichio beffardo nello sguardo tradivano la sua appartenenza al cielo aperto.
«Finalmente! Credevo vi foste dimenticato di me!» lo accusò la ragazza, a metà tra il serio e il faceto.

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