Come avrete intuito, avevano una figlia, ma la bambina non giocava o parlava quasi mai con loro: tornava a casa, tutta imbacuccata fra sciarpe e cappellini anche se la giornata era calda, e correva a nascondersi nella sua camera. Erano una famiglia molto poco unita, ma c'era una particolare distanza fra i due coniugi.

Poi un giorno li vidi baciarsi. La mia maestra con Giovanni, che si baciavano, capite? Sapevo che era suo marito e mi si spezzò lo stesso il cuoricino in un migliaio di piccoli pezzettini, ma ero giovane e si sa che i giovani guariscono meglio degli adulti. Tuttavia, porto ancora le cicatrici... la mia maestra preferiva lui, un uomo senza romanticismo, che non la chiamava mai con un nome affettuoso, che non la portava mai a vedere un film, che non cucinava mai per lei, che non le dava neanche una sana pacchetta sul cu... ehm... didietro. Oh, stai zitto, Pinocchio! Che ne vuoi capire tu di come si deve trattare una donna?

Comunque, mi misi in testa di affrontare Giovanni, come un cavaliere, in singolar tenzone. Lo avrei sfidato e mi sarei preso la mia bella maestra bionda, anche se era solo bionda tinta. Ma se era tinta o naturale, a me che importava? Era la cosa più bella che avessi mai visto, e poiché era di qualcuno che non la meritava, io la avrei salvata e fatta mia. Il problema era che mentre io ero un bimbetto pelle e ossa incapace di fare una sola flessione, anche se avevo un fuoco di ferocia e passione nel cuore, lui era un bestione probabilmente in grado di ammazzarmi con un solo pugno. Per diventare forte come lui mi ci sarebbero voluti anni e nel frattempo avrei fatto soffrire la mia bella maestra e questo non potevo sopportarlo! Così rubai la spada arrugginita che mio nonno aveva sopra il caminetto e andai a sfidarlo lo stesso, pensando che se fossi morto sarebbe stato tanto peggio per me, ma almeno sarei morto d'amore.

Giovanni era come al solito sul divano, con la sua birra analcolica e calda in mano. Mi ricordo che era un pomeriggio di fine Marzo e gli uccelli cantavano a perdifiato, come se facessero una gara: quello era il mio inno di battaglia, la musica che mi batteva nel cuore.

«Ti sfido!» Gridai attraverso la finestra.

Lui prese una sorsata, mi guardò e chiese «Chi sei, moccioso?».

Non sapeva neanche chi fossi. Preso da una rabbia incontenibile, balzai dentro la finestra. Sì, non ero buono a fare neanche una flessione, ma le gambe le avevo buone: ero il miglior saltatore della classe, forse dell'intera scuola. Con la spada come una lancia in resta, mi slanciai verso Giovanni, che vista la punta della mia arma capì la mia pericolosità e con insospettabile agilità si nascose dietro il divano. La mia spada rimase infilzata nel bracciolo e mi accorsi con orrore che avrei dovuto perdere un paio di secondi di tempo per liberarla, ma quei due secondi erano troppi e fui acciuffato per il colletto e sollevato come un gatto.

Ridi, ridi Pinocchio! Vorrei vedere te con una spada!

«Razza di deficiente!» Disse Giovanni «Potevi ammazzarmi!»

«È quello che voglio» replicai, guardandolo dritto negli occhi, già che da quell'altezza potevo

«Sei un piccolo idiota. Chi sono i tuoi genitori?».

Non glielo dissi, ero muto come una tomba e determinato a non fargli capire chi fossi. Non lo sapeva e io non volevo dargli nessun appiglio. Mi sgridò duramente, mi mise seduto, mi fece una ramanzina lunghissima sulla responsabilità e sugli oggetti pericolosi. Ogni secondo in cui parlava, il mio odio verso di lui cresceva e si acuiva, sempre più acido nel mio petto, e desideravo prendere la spada, infilzata ancora lì, a nemmeno trenta centimetri da me, e conficcarla nel suo misero e arido cuore che avrebbe dovuto essere colmo d'amore, e che invece era solo un muscolo ben lustrato ed allenato come tutti gli altri che si portava addosso.

Però, poi, arrivo la mia maestra. Ero così assorbito nei miei pensieri d'odio da aver dimenticato tutto il mondo intorno a me, tranne il volto di quell'uomo che disprezzavo, ma quando la donna che amavo entrò nel mio campo visivo, l'acido che si era aggregato intorno al mio cuore si sciolse e scivolò via.

Un boccaccio di AmuchinaWhere stories live. Discover now