3. Un posto per bambini

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+ Un posto per bambini, una storia di Giuseppino Occhio+


Ora ve la racconto io una storia! Allora... c'era una volta... c'era una volta...

Un adulto. Un adulto che non voleva andare a scuola. Era un professore questo, sì, un professore che non voleva mai lavorare, perché gli scocciava di correggere tutti quei compiti e di dover sempre punire i bambini.

Era un professore bravo lui, che voleva solo che i suoi alunni si divertissero tanto, e allora gli comprava i gelati, le caramelle e le riviste dei videogiochi. Insomma, a scuola gli piaceva andare perché c'erano i bambini, ma si scocciava perché c'erano gli altri professori che erano tutti noiosi e cattivi.

Il preside lo rimproverava sempre e gli diceva «Sei troppo buono con questi bambini! I professori sono fatti per essere cattivi! Per farli spaventare sempre di prendere un due, per farli tremare, per mandare le note a casa! Che cos'è questa storia che li porti a prendere il gelato?».

E il professore bravo, che si chiamava Giuseppino, ecco, Giuseppino sorrideva con grande bontà e scuoteva la testa.

«I bambini non son fatti per prendere i due» Rispondeva «Son fatti per prendere il sole»

«Ma quale sole e sole?» strillava il preside «Son fatti per prendere le botte!».

E tutti i giorni il preside e il professore Giuseppino litigavano sempre di più. Una volta il preside diede un pugno al professore buono, un pugno forte in faccia, che lo fece cadere a terra e svenire.

Quando il giorno dopo Giuseppino andò a scuola, i suoi alunni si preoccuparono tantissimo nel vedere il grande livido blu intorno all'occhio del loro amato maestro.

«Oh, prof!» Gridò Giannina, arrabbiata come al solito «Chi è stato a farti questo? Se lo trovo, ah, se lo trovo gli mangio la testa!»
«Ma no, ma no Giannina, sono solo caduto dalle scale» disse il professore, ma ovviamente era una bugia.

Tutti i bambini capirono subito che era una bugia, perché se cadi dalle scale mica sbatti solo un occhio! Dovresti sbattere tutto, no? E magari avere le ossa rotte, un braccio ingessato, ma non un occhio nero che sembra una melanzana... qualcuno doveva aver dato un pugno fortissimo al loro professore e quindi loro dovevano fargliela pagare, al maledetto!

Dopo la scuola, tutti i bambini della classe si riunirono in cortile.

«Dobbiamo ammazzare chi gli ha fatto questo» Disse Giannina

«Ma ammazzare è vietato dalla legge» fece Giuseppino Junior, che era il più buono di tutta la classe

«E allora gli dobbiamo rompere le mani, così non lo fa più».

Tutti i bambini erano d'accordo: dovevano rompere le mani al coso che aveva picchiato il professore. Ma come avrebbero fatto a capire chi era?

«Indagheremo» Disse Marco, che aveva gli occhiali grandi grandi e tondi, e che era portato per fare il detective «Ho un'idea! Entreremo a scuola prima, domani, e uno di noi, a turno, seguirà sempre il professore Giuseppino, così scopriremo se qualcuno gli vuole male e gliela faremo pagare!»

«Sì» dissero tutti «Sì, è una bella idea».

E così il giorno dopo tutti i bambini della classe arrivarono a scuola alle cinque, si nascosero ognuno dietro un pilastro, dietro un muretto, dietro uno zaino, e aspettarono. Alle cinque e dieci minuti arrivò il preside, che era grosso grosso, con una pancia gigante, una faccia brutta da mucca con gli occhi da bassettoide e i baffi che facevano "swish swish" per quanto erano lunghi.

Un boccaccio di AmuchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora