Diedi il mio primo bacio prima di dire la mia prima parola, e fu un bacio rubato. Lei, però, mi sorrise. Eh sì, ero un gran baciatore anche da bambino.

I miei genitori furono chiamati a scuola perché, a quanto pare, ero diventato ossessivo e non facevo altro che baciare questa bambina. Di questo non mi ricordo, ma i miei lo raccontano sempre e... beh, sono gente semplice, che non mente. Deve essere vero.

Provarono a farmi desistere in ogni modo dal mio comportamento. Fui sgridato, fui picchiato, messo in castigo, privato delle cassette dei cartoni animati. Non avevo mai guardato quelle cassette, comunque, perché le mie sorelle mi portavano in campagna appena i miei genitori uscivano e quando rientravamo guardavamo sempre i film per grandi, quindi non fu una perdita, inoltre mi ero convinto che le famose sofferenze d'amore, quelle di cui parlavano nei film che vedevo la sera, fossero proprio queste: essere sgridato, picchiato e messo in castigo.

Alla fine mi ritirarono dalla scuola materna. A cinque anni finalmente iniziai a parlare e i miei genitori, che credevano fossi un po' ritardato, tirarono un sospiro di sollievo: sembravo proprio apposto. E sembrava anche che, a loro dire, non fossi più ossessionato dalle bambine.

In realtà non ero "ossessionato dalle bambine", no. Ero ossessionato dall'idea dell'amore. Mi ero fatto un'idea mia di cosa fosse questo amore e, devo dire, non mi ero sbagliato.

Frequentando le elementari scoprii altre sfumature dell'amore, diverse da quelle che conoscevo: l'amicizia, la fratellanza e... l'amore romantico. Imparai a scrivere poesie. Le leggevo alle maestre e loro mi sorridevano felici e mi spettinavano i capelli.

Non provavo il desiderio di baciare le maestre, ma sapevo che avrei fatto tutto per loro. Le corteggiavo come se avessi qualche chance, ed ero pronto ad eseguire i loro ordini: pulivo i cancellini, portavo loro le borse, fingevo di essere attento alla lezione quando invece fantasticavo su come avrebbe potuto essere farsi imboccare da loro di biscotti alla crema. Era un'amore romantico senza traccia di malizia e...

Oh, ma sta zitto Pinocchio! Che c'è di male ad essere il cocco delle maestre? A te piace essere trattato male, vero? Io mi beccavo i sorrisi e le carezze, scommetto che a te ti prendono tutto a calci in cu... ehm, a calci nel sedere. Non guardatemi tutti così! E no, non ero un secchione: avevo voti bassissimi. Che vi ridete? Voi eravate tanto più bravi a scuola?

Comunque, le maestre mi adoravano. Dicevano che ero tenero, che ero carino e pieno di immaginazione. Portavo mimose a tutte nel giorno delle donne, regalavo fiori e cioccolatini quando era il loro compleanno, mi mettevo in piedi sul banco e leggevo loro poesie che avevo trovato in biblioteca. Più avanti iniziai anche a scrivere poesie io stesso e fu lì che i miei voti in italiano si alzarono... a dire il vero l'italiano è l'unica materia in cui io sia mai stato davvero, ma davvero bravo. Leggevo le gesta dei cavalieri, uomini pieni d'ardore e forza, capaci di affrontare a muso duro la morte e i nemici più terrificanti, eppure così delicati e romantici con le dame che amavano. La loro forza, la loro virilità, il loro coraggio provenivano dall'amore. Non c'era nient'altro che valesse più dell'amore per me, perché per amore valeva la pena di fare tutto.

Alcuni miei compagnetti, bulli fatti e finiti, mi derisero perché scrivevo le poesie alle maestre. Mi scagliai contro di loro con la furia di un novello Orlando e sebbene fossero di più, ne presero un sacco e una sporta. Certo, anche io le presi, e mi fecero un occhio nero, ma che me ne importava? Erano sofferenze d'amore, potevo sopportare questo e altro. Io ero un cavaliere, loro gli infedeli che non avevano alcun amore nella vita. Uscii pesto da quella rissa, ma dritto in piedi e urlante, mentre loro si allontanavano gridandomi «Tu sei pazzo! Sei pazzo!».

Nessuno mi diede più fastidio perché scrivevo poesie. Alcuni ragazzini delle altre classi mi guardavano con ammirazione, anche. «È un eccentrico» Dicevano quelli di quinta «Sa quello che vuole». E io sapevo davvero quello che volevo: ed era l'amore.

Un boccaccio di AmuchinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora