Fuggitivo

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Gian Giacomo affrontò lo sguardo duro della donna, sentendosi immediatamente colpevole. In quegli occhi celesti, brillanti quanto quelli del suo maestro, eppure più cupi, tinti da un velo che ne annebbiava la dolcezza che invece in quelli di Leonardo risiedeva, si sentì vulnerabile ed esposto. Giudicato. 
Era come se quella donna avesse visto in realtà ogni cosa prima del suo arrivo, qualche ora prima quando entrambi erano tra coltri morbide di lenzuola, intenti ad amarsi e scoprirsi per la prima volta. O forse, era solo il potere di una madre, poiché quegli occhi accusatori  troppo gli rammentavano della donna che lo aveva creato e che non sentiva da anni interi, portandolo a sentirsi immediatamente in colpa come tanti anni fa, quando derubava il cibo in case altrui con i suoi compagni di giochi o tendeva scherzi ai vecchi del villaggio. Si sentì insensatamente accusato e colpevole al tempo stesso, imputato di un delitto che non aveva commesso. Eppure, era come se la donna sapesse e lo giudicasse di aver sporcato l'uomo migliore degli ultimi anni, di averlo reso impuro con il suo amore e il suo desiderio. Pressato da tali pensieri nella sua mente, abbassò il capo verso il pavimento, colmo di un senso di nausea che temeva lo avrebbe portato a liberarsi in quel momento di fronte a tutti. 
Leonardo non lo stava nemmeno guardando, perso com'era ad abbracciare la madre ritrovata dopo anni di esilio, specchiandosi negli occhi della sua creatrice per la prima volta. 


Salaì conosceva la storia di Leonardo, poiché egli tesso gliel'aveva narrata in privato: figlio illegittimo del famoso notaio ser Piero da Vinci con una contadina qualsiasi, era stato accolto e cresciuto dai nonni paterni, nascosto agli occhi della madre naturale e della gente. L'amore non gli era mancato in quegli anni, seppur in segreto nutrisse spesso il desiderio di conoscere le sue origini. Quando incominciò il suo lavoro, distinguendosi come allievo prediletto nella bottega di Andrea Verrocchio, Piero da Vinci iniziò a rendere noto la verità su quel figlio illegittimo che la gente iniziava a elogiare come un Dio.  Col tempo, Leonardo aveva scoperto il nome della madre, Katerina e lei era venuta a conoscenza della sua nascita, ma nessuno dei due aveva osato rompere quell'incantesimo che il silenzio aveva procrastinato per troppo tempo.  Della madre, Leonardo gli aveva raccontato che rammentava soltanto una figura indistinta, probabilmente molto più frutto di un sogno che della realtà. Il desiderio di incontrarla, era dunque immenso per il genio fiorentino. E adesso lei era lì, tra le sue braccia, pronta ad accarezzargli il capo come una madre amorevole, quasi come cullasse un bambino e fingesse di non vederne i segni dell'età sui suoi capelli biondi striati di grigio. E nel mentre eseguiva quel gesto con estrema dolcezza, le sue iridi avevano irradiato la più violenta delle emozioni verso di lui, colpendolo e ferendolo, lasciandolo immobile e terrorizzato a fare anche solo un passo verso di loro. Leonardo cosa avrebbe fatto, nel comprendere le emozioni della madre verso il suo allievo e figlio adottivo? La risposta, lo terrorizzata più di ogni altra cosa. 
Con questo terrore del cuore, lasciò che gli altri si avvicinassero alla coppia, ostruendolo alla loro vista, e fece quello che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui: dando loro le spalle, uscì di scena,  il più silenziosamente possibile.


L'acqua fredda del secchio dal pozzo lenì per un attimo le sue insicurezze. Il tempo era mite, tuttavia sentiva dentro di sé un gelo interiore che temeva l'acqua calda o i raggi del sole, non avrebbero potuto lenire. Se Katherina non fosse stata presente, probabilmente ne avrebbe approfittato per farsi preparare una vasca di acqua riscaldata, tuttavia la sola presenza di quella donna aveva la capacità di metterlo a disagio e a tacere il suo ego, facendo sì che preferisse quel metodo di lavaggio spartano che usava quotidianamente quando era un bambino a Oreno, rispetto alle comodità e al lusso che ora poteva permettersi.  Una nuova cascata di freddo sul corpo e sui capelli lo portò a rabbrividire soddisfatto, lenendo per un flebile attimo i  pensieri angoscianti che lo tormentavano. Aveva scelto un orario buono, poiché Milano era quasi deserta. D'altronde era quasi ora di pranzo. Si domandò se Leonardo  o qualcuno si fosse accorto della sua assenza. Da quando il suo unico amico lì se ne era andato, non aveva avuto modo di legare con molti, troppo invidiosi per la vita che a un contadinotto era stata riservata. Lo accusavano di aprire le gambe come una prostituta per il Maestro, di essere buono solo a questo, nonostante conoscessero le sue doti artistiche talentuose sebbene non al pari di molti altri lì dentro. Nessuno aveva mai capito che a Salaì non importava essere famoso o divenire un grande e riconosciuto pittore come a loro invece sembrava essenziale. Lui desiderava solo vivere. L'ebbrezza di svegliarsi la mano, sentire il corpo di una donna tra le dita, bearsi del sole in faccia e del sapore del cibo e del vino, le risate con gli amici alla taverna e le emozioni che ogni volta suscitava ogni giorno...L'amore. 

L'apprendista del pittoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora