two dads are all you need - On Valentine's Day

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Storia scritta per il contest We 20s indetto da @ClubInchiostro su Wattpad

Prompt: 5. Amore paterno; n. 20


«Hai visto Rosie?» John fece il suo ingresso nella stanza.

Sherlock non avrebbe avuto bisogno di alzare lo sguardo dall'esperimento che stava portando avanti per rendersi conto che qualcosa non andava, eppure lo fece: spense il becco Bunsen e prestò attenzione a John.

L'uomo era sceso dal piano superiore a passo di marcia e si era fermato, mani sui fianchi, dall'altra parte del tavolo della cucina. Sherlock si chiese se fosse preoccupazione quella che aveva disegnata tra le pieghe del viso, non se ne disse sicuro, non lo era mai quando si trattava di John Watson. Più di tutto però, era stato il tono di voce ad allarmarlo.

«Rosie è in bagno. Si sta preparando per uscire» spiegò Sherlock.

John si diresse in soggiorno e diede un'occhiata rapida, quasi a volersi accertare che la figlia fosse realmente altrove. «Se vuole davvero andare al cinema, dovrà sbrigarsi» commentò tornando in cucina. Si versò un bicchiere d'acqua fresca dando le spalle al compagno, il quale, in realtà, si aspettava una ramanzina circa l'uso improprio del gas: l'ultima volta che aveva scollegato la bombola dai fornelli per alimentare il becco Bunsen, avevano finito col discuterne per giorni. Eppure non ci fu nessun litigio, almeno non riguardo gli esperimenti che stava conducendo.

«È successo qualcosa?» domandò allora Sherlock. Era un genio, non un indovino, e odiava non capire.

«No, nulla» si affrettò a rispondere John che si accorse solo in quel momento di avere gli occhi del consulente investigativo puntati addosso. Fece spallucce, cambiando totalmente atteggiamento. Afferrò una mela dal cesto della frutta, non per mangiarla, solo per avere qualcosa tra le mani; prese a giocare col picciolo rigirandoselo tra le dita. Conosceva Sherlock Holmes da poco meno di vent'anni e probabilmente ne era innamorato da altrettanto tempo, non aveva intenzione di mentirgli o di tenere per sé quella cosa, ma non sapeva bene come esporla. «Secondo te, Rosamund potrebbe dirmi una bugia?» si decise a chiedere John.

«Certo che potrebbe, ma non credo che lo farebbe.» Sherlock era più confuso di prima, si chiese come mai John avesse sviluppato questi dubbi.

«E se, per fare un esempio, invece che al cinema volesse andare...» John pensò a un'alternativa. «In discoteca» propose infine.

«Poco probabile, ma è irrilevante. Piuttosto, cosa ti porta a formulare un'ipotesi del genere?» Sherlock diede voce ai propri pensieri.

John glissò sulla domanda e insistette: «Perché dici che è "poco probabile"?»

«Rosie non frequenta le discoteche.»

«Io alla sua età ci andavo. Era il posto migliore per rimorchiare, soprattutto a San Valentino!» John interruppe Sherlock che, dopo averlo ascoltato, inarcò un sopracciglio a dimostrazione di tutto il suo disappunto.

Sherlock Holmes si era sempre dimostrato geloso nei confronti delle persone che amava. C'era da specificare che John non gli aveva mai dato da dubitare, ma lo irritava sentirlo parlare con leggerezza delle prodezze che aveva compiuto prima di stare con lui. «Ha soltanto quattordici anni e li ha compiuti da appena venti giorni. Fino a prima che ti strappasse la promessa di avere più libertà una volta che fosse arrivato il suo compleanno, la accompagnavamo noi e la andavamo a prendere noi, ovunque fosse. E non è mai stata in discoteca. Inoltre, nonostante tu le abbia concesso di rientrare più tardi, voglio farti presente che le discoteche aprono alle dieci di sera – orario nel quale mi auguro di sentirla girare le chiavi nella toppa della porta di casa.»

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