Capitolo 39-Charlie

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Mi siedo, coprendomi il ventre con un cuscino. Lui fa lo stesso. Si avvicina. I nostri fianchi e le nostre gambe si sfiorano.
Molte volte ho definito la sua pelle abbronzata. Mi correggo, sembra tale accanto alla mia perché io sono bianca come un lenzuolo.
In realtà ha anche lui la pelle chiara, rosea, che parla per lui. Le guance e le labbra gli si infuocano quando facciamo l'amore.
Quando invece è triste, come adesso, e prova con tutte le sue forze a nasconderlo, ad arrossarsi sono il naso e gli occhi. Lo trovo bellissimo anche, anzi no, soprattutto così.
Gli accarezzo una guancia.
-Com'è successo?- chiede di nuovo.
-Quando rompi qualcosa e poi rimetti insieme i pezzi, i segni della rottura non se ne andranno mai, e quell'oggetto, nonostante sia tutto d'un pezzo, è molto più fragile di prima. E diventa sempre più fragile, ogni volta che si rompe, finché ripararlo sarà impossibile e non resterà che buttarlo via-
Lo guardo dritto negli occhi, poi distolgo lo sguardo.
-Scusa-
Quella che tira su col naso adesso sono io.
-Perché ti scusi?-
-Non avrei dovuto...-
Porto le ginocchia al petto.
Per tutta risposta, prima che possa accorgermene, mi attira a sé. Sono così fredda, lui invece è così caldo. Voglio rimanere qui per sempre, accoccolata contro il suo petto.
-Quando sarai pronta a parlarne sarò qui. Fino ad allora, tutto ciò che mi interessa sapere è che adesso stai bene-
Gli accarezzo delicatamente il petto.
-Sto bene- dico in un sussurro.

-Questo cos'è?-
Prende l'album da sotto il cuscino.
Scruta la copertina, il ricamo, e sorride.
-Ti piace?-
Annuisce.
-Avevo proprio bisogno di uno nuovo-
Porta le sue dita sul ricamo.
-Il mondo è così ingiusto con le margherite-
Mi guarda negli occhi.
-Non capiscono che nella loro semplicità sono delicate e bellissime-

Si guarda intorno. Si alza e prende tempere e un paio di pennelli.
-Aiutami a distendere il lenzuolo sul pavimento-
Lo guardo confusa.
-Fidati di me-
Faccio come dice.
Mi guarda dritta negli occhi.
-Sdraiati, Charlie-
Intinge un pennello sottile nella tempera rossa.
-Cerchia tutte le cicatrici e poi lascia fare a me-

Quando finisco gli porgo il pennello.
Si sdraia sopra di me. Bacia prima le mie labbra, poi il collo, i seni. Poi, con estrema dolcezza, le sue labbra si poggiano su quei segni, uno alla volta.
Si alza e prende i suoi colori.

Il mio corpo è diventato la sua tela. Chiudo gli occhi e mi abbandono alla sensazione che mi da il pennello sulla pelle.

Non so quanto tempo sia passato. Ha appena finito.
Lo guardo e non riesco a fare a meno di sorridergli.
È così buffo e carino, con le braccia, le mani, e il viso con tracce di pittura.
Mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi.
Il lenzuolo è sporco di tempera come la sua pelle.
Apre un'anta del suo armadio, dove si trova lo specchio.

Fiori di ogni genere sono dipinti sulle braccia, le cosce, in realtà un po' su tutto il mio corpo.

Lui è dietro di me, poggia le sue mani sulle mie spalle ed osserva soddisfatto la sua ultima opera.
-Non so che dire-
-Allora non dire niente- dice per poi darmi un bacio sulla guancia.
-Sei felice?-
Ho le lacrime agli occhi. Ha trasformato ciò che forse odio di più in qualcosa di bello, una tela dipinta.
-Grazie-

US - prima il sesso e poi l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora