Capitolo 32-Charlie

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Mi sveglio ma senza aprire gli occhi mi giro verso di lui, vagando col mio braccio per abbracciarlo. La mia mano tocca solo le lenzuola.
Apro gli occhi ma lui non c'è.
Il mio stomaco brontola.
Mi alzo. Prendo il telefono dalla mia borsa. Miracolosamente ha ancora un po' di carica. Ci sono messaggi e chiamate perse di Iris, mia madre.
Mi risiedo sul letto.
Apro i messaggi di Iris.

Hey, ti ho chiamata almeno un centinaio di volte!! Domani mattina passo da te e facciamo colazione assieme? ;)

Charlie...?

Okay.. ho capito, non vuoi essere disturbata. Chiamami appena puoi. Appena vuoi.

Ci sono così tante cose che vorrei dirle. Perché non riesco?
Forse per me è più facile respingere le persone che lasciarle entrare.
Vorrei dirle tutto. Ma non so cosa direbbe, se capirebbe.

Scusa, dormivo. Ti va se pranziamo assieme?

Pochi secondi dopo risponde.

Va bene. Vieni da me?

Okay

xoxoxo

Prendo un respiro profondo.

Decido di chiamare mia madre. È da un po' che non la sento.
-Ciao mamma-
-Charlie, ma dove diavolo sei finita!-
-Ho avuto da fare-
-Sono giorni che non ho notizie di te! Stavo per chiamare la polizia-
Sbuffa.
Non era esattamente ciò che volevo sentire al momento.
-Come va?-
Le chiedo.
-Bene. Tu come stai?-
-Bene-
Se le dicessi cosa è successo, o cosa è quasi successo, l'altra sera le verrebbe un infarto.
-Hai mangiato?-
-No, ora vado a fare colazione-
Sospira.
-Va bene, va a mangiare. Ma fatti sentire più spesso per favore-
-Okay, ciao mamma-
-Ciao-

A piedi nudi vado cucina. Già in corridoio si sente l'odore dei pancake.
Lui è ai fornelli. Lo trovo molto sexy.
Decido di fargli una foto, ma mi dimentico di togliere la suoneria. Che idiota!
Lui si volta e mi sorride. Ha occhiaie più profonde delle mie. Ma ha dormito?
-Buongiorno-
-Buongiorno-
Mi siedo a tavola. Lui ha già apparecchiato.
Mi porge un piatto con tre pancake soffici e profumati, ma senza sciroppo d'acero.
Si siede accanto a me ed io sorrido.
-Mi sono sempre chiesta: come mai hai questa avversione per lo sciroppo d'acero?-
Lui ride mentre inizia a mangiare.
-Non lo so, è solo che mi piace il sapore dei pancake e lo sciroppo d'acero lo copre-
Rido lievemente.
-Sono strano, per te?-
In questa frase non c'è neanche una nota di sarcasmo o di ironia. È così serio, e timido. E tenero.
-No, per niente. Sai, a me non piace l'acqua frizzante-
Lui scoppia a ridere ed io con lui.
-Come?-
-Sul serio! Non riesco a berla. Tutte quelle bollicine, poi mi viene da starnutire-
Quando ride è ancora più bello del solito.
-Come stai?-
Dice tornando serio.
Ci impiego un po' a rispondere.
-Non lo so-
-Vuoi che ti riaccompagni a casa?-
Annuisco.

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