9.

2.2K 159 10
                                    

In sala da pranzo, c'è il tripudio del kitsch. Oltre al tradizionale centrotavola che mio padre ha comprato a Roma durante il viaggio per il venticinquesimo anniversario di matrimonio, mia madre ha posizionato sulla credenza un'orribile scimmia vestita da Babbo Natale che emette una fastidiosa rivisitazione di Jingle Bells. Le stoviglie con cui la tavola è imbandita sono ovviamente tutte a tema natalizio, tanto che sui bicchieri è dipinto a mano Babbo Natale. Non so davvero come facciano a trovare tutte queste cianfrusaglie e a convincersi che siano talmente belle da apparecchiarci una tavola.

Per fortuna, il cibo è talmente tanto ed emana un così buon odore che tutti siamo ben presto distratti dalla fame. Abbiamo tradizioni miste in famiglia, mio padre è di origine irlandese, quindi non può mancare il pudding per la cena della Vigilia; mamma invece ha origini nordeuropee, ecco spiegata la presenza dell'aringa e dello stoccafisso. Non so se a Weston potranno piacere queste pietanze ma per me non è Natale se non c'è un po' di pesce marinato e ovviamente la tradizionale ciambella dolce con la nocciola intera nascosta nel mezzo. La tradizione vuole che chiunque la trovi si sposerà entro l'anno ma per quanto mi riguarda, non ho mai creduto a queste leggende.

«Questi sono davvero piatti a forma di faccia di elfo?» Mi chiede Weston bisbigliando. Mia madre gli ha riservato il posto accanto a me e ha posizionato mio fratello di fronte a noi.

«E aspetta di vedere il piatto da portata. È una vera riproduzione della slitta di Babbo Natale che traina un enorme piatto di ceramica completamente decorato a tema.»

«Voglio morire.»

Sorrido divertita. I miei sono bizzarri ma non ho mai visto nessuno che non riesce a farsi incantare dalla magia delle feste come Weston.

Come previsto, il pesce arriva sulla slitta e mia madre invita papà a dare il via alla cena. È qualcosa che succede e basta, probabilmente dovuto al fatto che sono sposati da più di trent'anni e per certe dinamiche ormai non c'è più nemmeno il bisogno che una dica all'altro cosa fare. Gli sguardi complici che si scambiano ancora farebbero impallidire qualsiasi coppietta alle prime armi. Per anni ho sperato di trovare anche io una persona con cui avere questa complicità ma ormai ho smesso di sperarci.

Weston scuote la testa e borbotta qualcosa tra sé ma non disdegna nulla delle portate.

Ci ritroviamo al dolce e ho quasi tirato un sospiro di sollievo; il mio ospite è stato loquace quanto basta per non passare per maleducato, ha ascoltato con pazienza mia madre che decantava la bellezza del Natale e ha sopportato anche mio padre che ha recitato la preghiera di ringraziamento. È quasi fatta, ci siamo spostati sul divano e tra poco faremo una foto ricordo con questi ridicoli maglioni, ci scambieremo i regali e poi io, nella fattispecie, mi farò scartare da Weston, proprio come mi ha promesso poco fa.

Quando però mia madre si alza, va a prendere un vecchio libretto dei canti e porta anche due flauti dolci di quando io e Jordan andavamo alle medie, capisco che è uno sfidare la sorte sin troppo.

«Ho pensato che potremmo intonare qualche canto di Natale e magari tu e Jordan potreste suonare qualcosa per noi. A scuola eravate piuttosto bravi.»

«Mamma!» Protesta Jordan.

«Erano le medie, mamma.»

«Su, indossa questo Weston.» Imperterrita, gli passa un cappello rosso da Babbo Natale, che lui guarda disgustato.

«Scusate, questo per me è veramente troppo. Se non vi dispiace, vado a fare un giro fuori.» Weston si alza, prende il suo giubbotto dall'appendiabiti in corridoio e senza dire nient'altro, né degnarmi di uno sguardo, si chiude la porta alle spalle, sbattendola.

Non ascolto mia madre che mi chiede che succede, né do importanza alla faccia attonita di mio padre. Seguo solo il consiglio di mio fratello, che mi dice "vai!"

Infilo rapidamente il cappotto e senza nemmeno pensare di prendere sciarpa e guanti, esco di casa e a gran falcate cerco di raggiungerlo.

Weston è arrivato a metà strada, a breve sarà nella via centrale e io spero davvero di fermarlo prima, per evitare di dover discutere in mezzo alla gente.

«Ehi», lo afferro per la manica del suo giubbotto, costringendolo a fermarsi. «Si può sapere che diavolo ti prende?»

I suoi occhi sono più scuri del solito, profondi come il buio che c'è nella via.

«Che diavolo prende a me? Tua madre è la reincarnazione di Rudolph e tu chiedi a me cosa mi prende?» Il suo tono è crudo, non c'è cenno di ironia. Ne ha sul serio abbastanza, della tradizione natalizia della mia famiglia.

«Che c'è di male ad amare il Natale?»

Weston alza gli occhi al cielo, una nuvola di vapore gli esce dalla bocca dato il sospiro profondo che emette. Credo sia arrabbiato sul serio.

«Non siamo tutti come te, Chloe. Non per tutti questo è il periodo più bello dell'anno, dannazione!»

È fuori di sé e so che sembra assurdo ma è talmente bello che vorrei baciarlo anche adesso.

«Se solo spiegassi il motivo del tuo odio per le feste, allora forse non cercherei di farti cambiare idea!»

«Vuoi sapere cosa mi è successo? E va bene, ti accontento, tanto so che non vuoi altro. Il giorno di Natale di quattro anni fa mia moglie mi ha lasciato, tradendomi con il mio migliore amico. Sempre il giorno di Natale, mia madre è morta quando io avevo vent'anni e ho litigato con mio padre che voleva che smettessi di fare il panettiere e seguissi le orme di famiglia, nell'azienda che lui dirige egregiamente da sempre. Ecco perché sto qua con te invece di avere anche io una famiglia con una tavola imbandita che canta canzoni idiote. Perché sono solo e il Natale mi farà sempre schifo, ok? E adesso se ti togli di mezzo, vado a prendere il treno che mi riporta a New York.»

Non oso dire altro. Mi limito a spostarmi e a farlo passare perché in questo momento mi sento confusa e amareggiata. Nella mia testa sto ancora elaborando tutte le informazioni che mi ha versato addosso in meno di due minuti e più metabolizzo, più mi sento in colpa. Ho dato per scontato che fosse scorbutico e non amasse il Natale per via del suo caratteraccio, dovevo invece fermarmi a pensare che potevano esserci anche altri motivi per cui non ama questa parte dell'anno. Sono stata stupida e superficiale e, neanche a farlo apposta, proprio ora mi rendo conto di tenere a lui molto più che come se fosse soltanto una semplice avventura. Non avrei mai voluto ferirlo e adesso è troppo tardi per chiedere scusa. Non avrei dovuto estorcergli la verità in questo modo e non avrei dovuto forzarlo a farsi piacere per forza il Natale. In più, l'ho portato a casa dei miei, dove le tradizioni del periodo sono portate all'eccesso, risvegliando il lui il ricordo di una famiglia che lui non ha più.

Provo a camminare nella sua direzione ma poi mi fermo. Non posso impormi ancora.

Se non vuole parlarmi e vuole stare per conto suo, non farò nulla. Adesso, posso solo sperare che, quando si calmerà, troveremo il modo di parlarne ancora. Devo chiedergli scusa.

Con il fiatone e un nodo che mi chiude la gola, mentre il cuore è un tamburo nel petto, torno indietro. E in quel momento, le campane della chiesa del quartiere suonano a festa. È mezzanotte.

Buon Natale, Weston Price. Ovunque tu sia.

Amore, zucchero e cannella - una novella di Natale.Where stories live. Discover now