3.

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Questa mattina per la prima volta dopo sette giorni, mi sono svegliata di buon umore. La sveglia è suonata come sempre alle sei e dopo essermi riscaldata sotto la doccia ho fatto rapidamente colazione e sono andata in panetteria.

L'orario di apertura, di solito, è alle nove ma stamattina ho deciso di addobbare il negozio e per farlo ho bisogno di non avere gente intorno che intralci le mie operazioni di montaggio lucine e decorazione dell'albero. Sono una specie di talebana delle decorazioni, inizio a smaniare dal giorno del Ringraziamento per poter montare lucine e ghirlande e Evie riesce a stento a farmi resistere almeno fino alla metà di dicembre.

Oggi siamo al quindici, quindi direi che posso dare il via all'addobbo. Mentre tiro fuori le lucette intermittenti e colorate che, come ogni anno, troveranno posto sugli scaffali, sento dei rumori provenire dal laboratorio. Delle pentole cadono a terra e qualcuno – la cui voce è inconfondibile – tira giù parolacce che sono decisamente vietate ai minori di diciott'anni.

Ieri sera, Evie ha consegnato una copia delle chiavi a Weston dicendogli che avrebbe potuto tranquillamente entrare dal retro per iniziare con le preparazioni all'orario che riteneva più opportuno; senza troppa voglia, quando io ho preteso di sapere più o meno quando intendeva cominciare ad impastare, mi ha risposto che sarebbe stato in laboratorio tutte le mattine, dalle quattro in poi. È per questo che non mi sorprendo nel sentire la sua voce imprecare.

Poggio momentaneamente a terra le illuminazioni e decido di andare a verificare che Weston sia vivo e che non si sia fatto male. Ci manca solo che si infortuni e mi denunci, così posso davvero chiudere i battenti, visto che non avrei i soldi per un risarcimento.

«Che diavolo succede qui?» Chiedo entrando nel laboratorio.

La scena che ho davanti è tragicomica.

Weston è seduto a terra, completamente ricoperto di farina, e circondato di pentole e contenitori. I suoi riccioli castani sono imbiancati e anche la punta del

«Sono sciovolato su un guscio d'uovo mentre trasportavo il sacco di farina mezzo vuoto dal mobile al tavolo!» Il suo tono di voce è piuttosto alto ed è chiaro che se io scoppiassi a ridere ora, non farei altro che aumentare la sua irritazione. «Dimmi tu come è possibile lavorare in questo caos!»

«Lo so, ehm...Anthony aveva poca esperienza ed era piuttosto disordinato».

«Piuttosto? Io direi che era un vero casinista.» Lo guardo, mentre inizia a scrollarsi di dosso la farina, creando nuvolette bianche attorno a lui.

«Allora, mi dai una mano a tirarmi su di qua o vuoi che rimanga per terra tutto il giorno?»

Non sarebbe affatto male come idea. La sua arroganza e i modi scortesi si meriterebbero una punizione ma poi penso che ho bisogno di lui perché tra due ore inizieranno ad arrivare i clienti e io devo vendere i miei prodotti. O meglio, i suoi prodotti, visto che, secondo Evie, abbiamo assunto il mago della panetteria.

Con riluttanza gli porgo la mano e mi scopro a sussultare quando lui la afferra e con un gesto rapido si tira su. Finiamo di nuovo troppo vicini e io non resisto alla tentazione di togliergli un po' di farina dalla guancia. Il contatto con la pelle resa leggermente ruvida dal velo di barba che gli ricopre il volto mi piace più di quanto sia lecito e mi accorgo che i suoi occhi sono sulle mie labbra.

«Avevi...ehm...Un po' di farina».

«Mi hai salvato dalla pubblica vergogna, mi dovrò sdebitare».

Non pensare a come vorresti che si sdebitasse, non pensare a come vorresti che si sdebitasse!

Mentre maledico me stessa perché cedo alla tentazione di immaginare di essere sbattuta su quel ripiano e finire infarinata anch'io, mi schiarisco la voce e ristabilisco le distanze. Mi sembra chiaro che, per quanto io abbia la tentazione di strozzarlo, stare troppo vicini non è una buona idea. Se solo fosse mento attraente, sarebbe tutto più facile.

Amore, zucchero e cannella - una novella di Natale.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora