Cʜᴀᴘᴛᴇʀ 48

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Sorrise quasi come se cercasse l'approvazione del ragazzo, afferrando un bigliettino che aveva in tasca, per poi stracciarlo.

Vecchia: "E sai cos'altro è divertente? Non mi ricorderò più di nulla una volta andatamene da qui. Sarò finalmente libera. Lo capisci questo Hoseok? Capisci quanto ho sofferto in questo luogo? Capisci quanto ho bisogno che tu muoia?".

Hoseok non riusciva a capire, quello che la donna stava blaterando non aveva il benché minimo senso.
Doveva star delirando e, nuovamente, la confusione e la tristezza, si tramutarono inevitabilmente in ira.

"Ma succhiamelo".

Le scagliò contro, mandandolo in frantumi, un vaso che si trovava sul mobile accanto al telefono, per poi iniziare a correre, lasciandosi il cadavere di Yoongi e l'anziana donna alle sue spalle. Raggiunse l'ingresso.

Tentò di girare la maniglia.
Non si apriva.
La porta era chiusa e non si stava aprendo.
Si voltò; la donna si era ripresa dal colpo e si stava avvicinando reggendo quell'ascia in mano.
Hoseok iniziò a colpire la porta con l'interezza del proprio corpo, nel tentativo di sfondarla.
Non riuscendoci, si diresse verso la finestra della sala -una finestra a bilico, di quelle che si aprono sollevandole verso l'alto-, riuscendo ad aprirla dopo qualche tentativo.
Si guardò un'ultima volta alle spalle, alzando il dito medio con aria trionfante in direzione della vecchia.

Vecchia: "Oh Hobi, devi ricordarti che io non sono sola".

Così, mentre metà del suo corpo si trovava al di fuori dell'abitazione e mentre già assaporava quella parziale vittoria, la finestra ricadette verso il basso come se qualcuno l'avesse chiusa con una forza sovrumana, lasciando Hoseok così: a metà.
Spalancò le labbra, lasciando che da quest'ultime si levasse un grido disperato, mentre intanto il suo sangue tingeva di rosso le pareti dentro e fuori la casa.
Ben presto smise di gridare.

Vecchia: "Che fine patetica".

Sussurrò, con tono quasi dispiaciuto, gettando a terra l'ascia.

Jɪᴍɪɴ
22 Settembre ore 19:16

I due non ci misero molto a tornare; non si erano allontanati poi così tanto.
Il maggiore aprì la porta, e, in quel momento, pensò che avrebbe preferito che quel maledettissimo telefono andasse perso che dover assistere alla scena che gli si palesò dinanzi.

Lì, a terra, giaceva un cervo, finito in quel capanno chissà in quale modo.
Era inerme, sul pavimento, con il muso rivolto verso i due ragazzi, con aria quasi supplicante nonostante lo sguardo spento.
Il pavimento era dipinto di una meravigliosa tonalità di rosso, quasi ammaliante.

Il suo ventre era stato squartato da un'arma appuntita, o, forse, da degli artigli.
Le sue viscere si erano riversate sul pavimento in legno.
Era morto.
E, chi o cosa aveva mutilato quel povero animale, non aveva lasciato tracce di sé.

Jimin si coprì la bocca con la mano, inorridito e sul punto di dare di stomaco.
Taehyung, d'altro canto, non riusciva a credere a quel che i suoi occhi gli stavano mostrando.

"Cosa...perché?"

Mormorò Jimin, incapace di formulare una frase di senso compiuto, distogliendo lo sguardo non riuscendo a sopportare tale rivoltante visione.

Taehyung: "Io...non lo so. Povero animale".

Mormorò Taehyung, frugandosi in tasca alla ricerca del proprio telefono, prendendo poi a digitare qualcosa.

"Che fai?"

Chiese Jimin, muovendo un passo verso il cervo, quasi nella speranza di constatare che l'animale fosse ancora in vita.

Taehyung: "Provo a chiamare aiuto. Non lo so. Magari c'è un orso pronto a sbranarci".

"Un orso sarebbe in grado di trascinare un cervo in un capanno?"

Taehyung non rispose, non sapendo effettivamente con cosa avessero a che fare. Si concentrò sul contattare la polizia siccome sembrava l'unica cosa ragionevole da fare.

Taehyung: "Merda, non c'è segnale".

"E ora?"

Taehyung: "Non lo so, fammi pensare!"

Replicò il minore a bassa voce alquanto incredulo e confuso per via di quel che era successo.
Jimin annuì, e, in quello stesso istante, il suono di un tonfo, proveniente da fuori, li fece voltare di soprassalto verso la porta.

"Cos'era?".

Taehyung gli fece segno di rimanere in silenzio, afferrò un tubo metallico posato sulla scrivania e iniziò a camminare in maniera furtiva verso la porta.

Per l'ennesima dannata volta la luce si spense.
Quando la lampada tornò a funzionare, il cadavere di quel cervo non si trovava più a terra.
Una scia di sangue, come se si fosse trascinato o, meglio, come se fosse stato trascinato fuori, conduceva alla porta chiusa del capanno.
Nuovamente i due sentirono lo stesso suono.
Una, due, tre volte.
Il suono si ripeteva in maniera ritmica e, più continuava, più assomigliava al suono di passi che si facevano più vicini.

SCELTA: Aw shit, here we go again

Correte (chapter 93)

Nascondetevi (chapter 92)

Bᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ ᴇғғᴇᴄᴛ Where stories live. Discover now