Rocce rosso sangue (parte undicesima)

Comincia dall'inizio
                                    

"Ora svolti a destra" commentò Becchi osservando anche la strada.

"Ci siamo quasi?" domandò Giovanna. Sentiva che quella fosse la pista giusta e voleva arrivare il prima possibile a destinazione.

La macchina percorse un lungo tratto costeggiato da palazzi alti e scuri che terminava in una rotonda.

"Ora?" chiese lei, battendo le dita sul volante.

"Entri nella rotonda ed esca alla seconda uscita" spiegò lui, controllando in contemporanea la strada e il display.

Il commissario annuì sbuffando. "Non sono mai stata da queste parti... sicuro che non abbiamo sbagliato strada?"

"Ne sono certo, Google Maps non sbaglia mai" replicò fiero.

"Se lo dice lei..." commentò la donna, eseguendo le sue istruzioni.

Una volta che si furono immessi in un altro lungo tratto, Edoardo osservò con più attenzione il panorama oltre il finestrino: quella zona era piena di negozi di ogni marca, le più grandi firme della moda italiana condensate in pochi metri.

"Dovrebbe essere da queste parti, ancora qualche secondo..."

Alla sua destra Edoardo poté vedere un negozio, l'unico con le serrande mezze abbassate. Il nome dell'attività troneggiava in basso a destra, attaccato al vetro: Il Filo d'Oro, con un filamento giallognolo che partiva dalla prima e arrivava all'ultima lettera e lo componeva come se fosse parte di uno stesso tessuto.

"Eccolo, è questo" spiegò Edoardo indicando alla sua destra.

La donna annuì e parcheggiò poco più avanti.

Scese dalla macchina chiudendo la portiera. "Mi stupisce che un negozio come questo si trovi vicino alle grandi marche. Come fa a sostenere i costi?"

"Lo capiremo da soli, penso" replicò l'ispettore, uscendo dall'auto e serrando lo sportello.

Entrambi si avvicinarono al negozio indicato dai fogli letti prima di lasciare il commissariato: una sartoria gestita da una certa Nunzia Finizio.

Arrivati lì davanti, l'ispettore fece segno al commissario di entrare per prima e la donna annuì, abbassando il capo per entrare.

"Permesso?" esordì Giovanna, chiudendo un attimo gli occhi per abituarsi alla differenza di luce.

Si guardò intorno e rimase meravigliata vedendo ciò che la circondava: alle pareti erano esposti quadri che mostravano abiti eleganti indossati da modelle ammiccanti, sul lato sinistro un lungo bancone spoglio che terminava, come fosse una L, poco più avanti davanti a lei e infine sul lato destro dei manichini sui quali luccicavano vestiti di ogni genere.

Un profumo di pulito che non sapeva ben identificare le invase le narici, portandola a sospirare più volte.

Aspettò che anche l'ispettore fosse entrato e poi volle parlare di nuovo, ma dalle strette scale sulla destra, in fondo al negozio, udì dei passi.

"Signori!" proruppe una donna di bassa statura scendendo i gradini e tenendosi al mancorrente.

Giovanna forzò un sorriso. "Buongiorno, signora. Noi..."

"Non avete visto che le serrande sono abbassate?" domandò la sua interlocutrice, seccata, avvicinandosi al bancone.

Poggiò le mani rugose sulla superficie in ferro e li guardò entrambi con occhi scuri e truci. "Il negozio è chiuso, aprirà alle quindici."

"Beh, allora la prossima volta le consiglio di appendere un cartello alla porta in modo da renderlo evidente" commentò Edoardo mettendo le braccia conserte.

Chiave: il lato oscuro della luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora