Cʜᴀᴘᴛᴇʀ 7

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Hoseok fece finta che quella non fosse la seconda volta che aveva quella conversazione.

"Oh, già, mi dispiace."

La donna sorrise, con un'espressione quasi imbarazzata.

Vecchia: "Ci siamo già incontrati vero?"

"Si ma non si preoccupi, so della sua condizione. Ad ogni modo ci vediamo a breve devo solo recuperare un paio di cose in macchina".

Hoseok si incamminò nella direzione dalla quale erano venuti; mentre si allontanava, sentì chiaramente l'anziana signora parlare, accompagnata da quell'odioso scricchiolio prodotto dalla sua sedia a dondolo.

Vecchia: "No caro, non penso che ci rivedremo".

Non gli diede peso e, del resto, non vi era alcun motivo per cui avrebbe dovuto farlo, soprattutto considerando che si trattava di una povera e delirante anziana.
Oramai era calato il buio e, l'unica fonte di luce ad illuminare il sentiero sul quale Hoseok stava camminando, era quella della luna i cui raggi, penetrando tra le chiome degli alberi, tingevano di un tenue colore bluastro il volto del ragazzo.
Nonostante stesse camminando da oramai diversi minuti non vi era alcun segno della macchina di Yoongi, tant'è vero che iniziò a pensare di essersi perso.
Accese la torcia del telefono, pregando che non si scaricasse troppo in fretta, quando, in distanza, intravide un capanno: forse si trattava dello stesso capanno del quale Taehyung e Jungkook erano partiti alla ricerca qualche decina di minuti prima.

Aprì la porta, guardandosi attorno e notando, con suo disappunto, il fatto che lì non vi fosse né Taehyung, né tantomeno Jungkook. Trovò l'interruttore ed accese la luce, rivelando diversi scatoloni sparsi sul pavimento e su degli scaffali nella stanza. Si avvicinó ad uno di questi, notando al suo interno una foto.
Incuriosito, la prese in mano: si trattava di una vecchia polaroid, in cui un gruppo di ragazzi e ragazze sorridevano in posa di fronte a quella che aveva tutta l'aria di essere la casa che avevano preso in affitto. Girò la foto, sul retro, in corsivo vi era scritto:

Non dimenticarti di loro

1968


"Questi dovevano essere i suoi amici".

Commentò Hoseok tra sé e sé, guardando per un'ultima volta la vecchia polaroid prima di riporla dove l'aveva trovata.
La luce si spense senza preavviso ed un suono alle sue spalle lo fece voltare di scatto.
Il suo battito si fece più rapido, il respiro gli mancó per un secondo, le sue mani tremanti strinsero la propria presa attorno al telefono che fungeva da torcia.

Vide qualcuno.

Jᴜɴɢᴋᴏᴏᴋ
22 Settembre ore 19:13

Intanto, Jungkook e Taehyung avevano lasciato da diverso tempo quel capanno e, si stavano dirigendo nuovamente a casa.
Il fatto che non abbiano incrociato Hoseok fu un'ironia della sorte.
Jungkook mise le mani in tasca, per poi iniziare a tastare in maniera frenetica la sua giacca.

"Merda Tae non trovo il telefono".

Taehyung: "L'hai lasciato a casa?"

"No, no quando siamo usciti lo avevo. Devo averlo perso al capanno".

Taehyung sospirò siccome si era fatto buio e non aveva la benché minima intenzione di girovagare per un bosco nel mezzo del nulla, di notte pergiunta.

Taehyung: "Okay torniamo lì".

Hᴏsᴇᴏᴋ
22 Settembre ore 19:04

Dopo qualche secondo, appena la sua mente riuscì a mettere a fuoco la situazione, Hoseok scoppiò in una piccola risata autoderisoria.
La figura che era così certo di avere visto, non era nient'altro che la sua ombra.
La corrente sembrava avere dei problemi sin da quando erano arrivati, e, probabilmente, quel suono era stato causato da uno degli scatoloni stracolmi di oggetti caduto a terra.
Che idiota.

"Che idiota, mi è preso un infarto".

Hoseok mosse un passo, dirigendosi verso l'uscita del capanno.
Ma fu a quel punto che notó un particolare, un particolare che gli fece gelare il sangue nelle vene.
In quel momento, provò un terrore, anzi no, un'ansia costante e crescente che non aveva nulla a che vedere con lo spavento preso poco prima.
No, non poteva essere.
Doveva essersi trattato di un errore, non vi era alcuna spiegazione logica per giustificare quel che Hoseok aveva appena visto.

Doveva essersi sbagliato.
Doveva.

Nonostante lui mosse un passo, la sua ombra rimase immobile, ferma sul muro.

Sapeva che se avesse mosso un altro passo, avrebbe avuto l'assoluta certezza che quel che aveva visto non era stato un semplice scherzo della sua mente, ma aveva troppa paura per farlo.
Perciò rimase immobile per qualche secondo, quasi come si fosse pietrificato come l'ombra sul muro.
Rimase immobile come se bastasse ad allontanare la paura che forse non sarebbe mai uscito da quel capanno.
Ma era una paura irrazionale, giusto?
Certo che era irrazionale!
Poi si decise, alzó il braccio, pregando con tutto sè stesso che la sagoma scura sulla parete facesse altrettanto.

Ma nulla.

Ed allora, in quel momento, ne ebbe l'assoluta certezza: quella non era affatto la sua ombra.

SCELTA: l'uomo nero

Voltati (chapter 12)

Corri verso l'uscita (chapter 13)


In bocca al lupo :)

Bᴜᴛᴛᴇʀғʟʏ ᴇғғᴇᴄᴛ Where stories live. Discover now