𝑷𝒂𝒓𝒕𝒆 𝑰𝑰𝑰

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Aprì gli occhi.

Si guardò intorno, cercando di identificare il luogo nel quale si trovava, ma la mente di Nikolai pareva essere incapace di ragionare riguardo a questo problema.

D'altronde era difficile riuscire a concentrarsi nelle condizioni in cui si trovava. La sua mente era come annebbiata, o meglio guasta. Il suo cervello in quel momento poteva essere paragonato ad una macchina interamente costituita da complicati ingranaggi che, muovendosi costantemente, mettevano in moto i suoi pensieri.

Eppure sembravano non funzionare correttamente e Nikolai non riusciva a "mandare avanti" le sue riflessioni. Era bloccato al punto di partenza, ovvero la domanda che si era posto di fronte alla sua situazione.

"Dove mi trovo?"

"Dove mi trovo?"

"Dove mi trovo?"

"Dove mi trovo?"

"Dove mi trovo?"

Era come se Nikolai fosse rimasto intrappolato in un loop continuo, che gli impediva di passare alla fase "ragionamento". Come se il suo cervello si fosse trasformato in un giradischi malfunzionante, che ripete costantemente le stesse tre note. Per un misterioso motivo a Nikolai venne in mente la Sinfonia 40 di Mozart, le cui prime tre note erano "fa, mi, mi", le quali si ripetevano per tre volte all'inizio del brano.

Fa, mi, mi

"Dove mi trovo?"

Fa, mi, mi

"Dove mi trovo?"

Fa, mi, mi

"Dove mi trovo?"

Effettivamente trovare una risposta a quella domanda risultava difficile.

Perchè quel luogo in realtà non esisteva.

O almeno non esisteva nella dimensione in cui viveva.

Nikolai era in piedi in mezzo ad un'enorme distesa di rose bianche come la neve. Stavolta non si trattava di un'immensa "nuvola di rose", ma di una supericie piatta e soprattutto fredda come il ghiaccio. Negli spazi vuoti tra una rosa e l'altra si potevano intravedere i contorni di alcune piastrelle di marmo, anch'esse bianche. Sembrava il pavimento di un ospedale. Infine, ciò che pareva quasi essere una sorta di cielo era candido, immacolato e dava l'impressione di possedere una grandezza sconfinata ed infinita. Insomma, quel luogo possedeva come unico colore il bianco.

Il giovane rimase a fissare il suolo su cui poggiava i piedi nudi, chiuso in un silenzio totale. I minuti passavano e non c'era traccia di alcun tipo di mutamento. Ad un tratto, tuttavia, il suono di alcune campane echeggiò in quell'immenso spazio, causando un sobbalzo di sorpresa da parte di Nikolai. QUest'ultimo si guardò attorno, con sguardo disorientato e in parte anche spaventato.

DON, DON, DON.

Il suono assordante di quelle campane era talmente forte da riuscire a far vibrare il pavimento, insieme a tutto il corpo di Nikolai.

DON, DON, DON.

Eppure quella violenta melodia gli ricordava qualcosa.

DON, DON, DON.

Un ricordo d'infanzia. In un ambiente invernale.

DON, DON, DON.

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⏰ Last updated: Mar 07, 2020 ⏰

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「𝐀𝐬 𝐰𝐞 𝐟𝐚𝐝𝐞」†  BSDWhere stories live. Discover now