III.

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Con la sua borsa serrata sottobraccio, Sensi si avviò verso casa. Si sentiva stranito. C'erano motorini che costavano meno di quell'oggetto. Contando anche la guêpière, con la somma che aveva speso per Carmel quel Natale, avrebbe potuto comprarsi una settimana con cinque concubine vergini.

Il fatto che per lui la verginità non avesse nessun valore non gli impedì di sentirsi dispiaciuto per la sua verginità anale. Non che fosse adamantina, ma nessuno l'aveva mai inchiappettato così. E senza bisogno di abbassarsi i pantaloni. Tutto era stato fatto tramite il POS della Casa della Borsa.

Salì in casa e appoggiò con cura sul tavolino la causa di tanto dolore. Si stappò una birra e la bevve alla goccia.

E che cavolo. Ormai l'aveva fatto.

Mise sul piatto un disco dei Sol Invictus e cercò di dimenticare. Di solito, il suo inconscio era ben lieto di fargli rimuovere i piccoli dolori della vita quotidiana, ma quel giorno non sembrava funzionare. Infilò una pizza nel microonde e la mangiucchiò mestamente.

Doveva distrarsi, decise.

Lavorare per dimenticare era contrario alla sua etica, ma obbiettivamente era improbabile che riuscisse a trovare un locale goth aperto a mezzogiorno e mezza in una giornata nevosa.

Si rimise il cappotto da ussaro e tornò verso la macchina con la coda tra le gambe.

Le strade erano scivolose e deserte e, ora che i negozi erano chiusi per la pausa pranzo, nessuno aveva più un motivo per arrancare nella neve.

Si fermò davanti all'obitorio nello spazio riservato alle ambulanze. Chiunque fosse su un'ambulanza diretta lì poteva senza dubbio aspettare qualche minuto.

«Patologia legale è chiusa causa neve» gli spiegò un'infermiera carina nel primo ufficio a cui bussò.

«Mi rendo conto» disse Sensi, mostrandole il distintivo, «ma, vede, noi non siamo chiusi e io dovrei dare un'occhiata al Babbo Natale che vi hanno portato ieri sera. Non sono riuscito a guardarlo bene in loco perché stavo surgelando.»

L'infermiera carina sorrise. Aveva i capelli rossi, la faccia spruzzata di lentiggini e lavorava in una morgue. Quindi, doveva avere un certo sense of humor.

«Capisco, signore, ma non posso farla accedere alla camera refrigerata senza un medico presente.»

Sensi fece una faccia dispiaciuta. «In via informale?» tentò. Non era propriamente nuovo a infilarsi dove non avrebbe dovuto, quando non avrebbe dovuto – vedi la Casa della Borsa.

«Sa, a dire il vero non potrei proprio...» disse l'infermiera carina.

«Sa, a dire il vero potrebbe almeno prestarmi la chiave per la macchinetta del caffè che ho visto in corridoio. Lei mi presta la chiave e io le presto gli spiccioli. Mi sembra un patto onesto.»

In realtà la macchinetta del caffè che era nel corridoio era dello stesso tipo che c'era anche in questura, quindi Sensi aveva la chiave. Inoltre, non aveva tutta questa voglia di un caffè, quindi era un patto tutt'altro che onesto. Ma l'infermiera non lo sapeva e non se la sentiva di negare a un povero sbirro una bevanda calda nell'unico posto in città più freddo dell'aria aperta.

Lo accompagnò alla macchina e gli fece compagnia con il caffè. Poi lo fece entrare nella camera refrigerata.

Il Babbo Natale morto era un tizio sulla quarantina e, privo della barba posticcia, aveva una faccia piuttosto anonima.

La ferita alla testa era l'unica ferita visibile sul suo corpo. Quindi, probabilmente, non si era scontrato con una macchina quanto con il famoso "corpo contundente".

Black Christmas - Un'avventura del commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora