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Mi sveglio alle nove, faccio la doccia, raso la barba, sistemo i capelli. Provo mille felpe, le tolgo. Cento maglioncini, non mi convincono. Camicie di ogni tipo e alla fine finalmente ne scelgo una e ci metto un jeans scuro sotto. Sono le dieci quando sono pronto e scendo, arriverò un po' prima ma non m'importa. Prendo le chiavi dell'auto e mi guardo intorno per essere sicuro di non dimenticare nulla. Proprio mentre sto per andarmene, bussano alla porta. Mio Dio, no.
Apro alla porta ed è chi mi aspettavo: Giorgia.
"Buongiorno portierone, ho portato la colazione" alza la mano e mi mostra la busta di carta in cui ci sono chiaramente dei cornetti. Sorride e aspetta la mia risposta ma poi, quando mi guarda meglio, il sorriso le muore sul viso.
"Stai uscendo?"
"Sì scusa devo andare, ho appuntamento dal dentista, non posso mangiare niente ora" mi gratto la nuca in imbarazzo temendo di sembrare sgarbato avendo risposto così. Non capisco perché si presenta alla mia porta senza avvisare, mi infastidisce.
"Ah okay, scusa non lo sapevo. Li mangerò io" alza le spalle e io esco di casa chiudendo la porta.
"Okay. Ci sentiamo eh, ora devo andare" la supero andando verso l'ascensore ma lei mi segue. Devo trattenermi per non dirle di lasciarmi andare che vado di fretta.
"A che ora torni? Potremmo sempre ved.."
"Sono fuori a pranzo e nel pomeriggio, appena posso ti chiamo io" la liquido velocemente ma non si arrende.
"Ti chiamo io verso le sei" risponde.
"Come vuoi ma non so se ci sono. Ora devo scappare. Ciao" le porte dell'ascensore si chiudono e finalmente sono libero.
Prendo l'auto dal garage facendo attenzione a non investire nessuno e sgommo via verso il dentista. Parcheggio sulle strisce blu, faccio il grattino per due ore e poi salgo allo studio. Busso e per un po' nessuno mi apre poi sento un rumore di tacchi correre verso la porta che poco dopo si apre. E' lei. Camicia con un paio di bottoni sbottonati, gonna a vita alta color cipria, capelli sciolti e occhiali da vista.
Stupenda. Inizio ad immaginare di tutto e devo lottare con la mia mente per tornare alla realtà.
Devo trattenermi. Devo trattenermi. Basta, torno in me.
"Alex, ciao buongiorno" mi sorride e poi abbassa lo sguardo come sempre.
"Buongiorno a te" entro e la seguo alla sua postazione.
"Non mi funziona più il citofono, sono dovuta venire ad aprire la porta manualmente" fa roteare gli occhi e sbuffa rumorosamente.
"Fai un po' di movimento, ti fa bene"
"Già corro troppo, lascia stare. Tutto bene ieri sera?"
"Sì bene, tutto tranquillo"
"A che ora siete tornati?"
"Alle due più o  meno"
"Tardi" dice seria. Non so se sta scherzando o fa davvero.
"Devo rientrare prima?"
"A mezzanotte devi stare a letto"
"Ah okay mammina la prossima volta non farò tardi" rido mentre lo dico mentre lei resta seria.
Si alza e cammina verso di me fermandosi solo quando è proprio di fronte a me.
"Non mi prendere in giro, sono seria" dice. Poi gira i tacchi muovendo quel culo proprio davanti ai miei occhi e torna a sedersi.
"Okay"
Cosa significherebbe tutto questo? Boh, non ne ho idea.
"E tu a che ora torni?"
"Io non esco quasi mai" alza le spalle e proprio in quel momento entra Carla che mi invita subito nel suo studio. Faccio l'otturazione ed esco che è mezzogiorno passato.
"Ti aspetto giù, okay?"
"Sì" annuisce e mi accompagna alla porta lasciandomi un bacio sulla guancia. Resto pietrificato sull'uscio, poi lei mi fa l'occhiolino e mi convinco ad andarmene. Scendo e mi siedo nella mia auto aspettandola. Guardo i social e messaggio coi ragazzi della squadra mentre la aspetto.
"Ehy eccomi" bussa sul finestrino del mio suv e io lo abbasso.
"Sali o vieni con la tua auto?"
"Vengo con te non ho l'auto"
"Perfetto allora sali" le indico il sediolino accanto a me con la testa e lei si fa il giro dell'auto entrando dal lato passeggero.
"Eccomi. Dove andiamo di bello?"
"Pesce?" Le brillano gli occhi e annuisce.
"Buonissimo" dice eccitata come una bambina.
Durante il tragitto siamo in silenzio, imbarazzati. Io non so che dire, anche perché siamo in una fase iniziale che è un po' complicata.
"Dove mi porti?"
"Sei mai stata a Palazzo Petrucci?" Mi giro verso di lei che scuote la testa e poi si mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"No. È bello?"
"Ora me lo dici tu, eccoci, siamo arrivati" mi fermo fuori l'entrata e lascio le chiavi al responsabile del parcheggio.
Guarda il palazzo che affaccia proprio sul mare e resta a bocca aperta senza dire una parola.
"Vieni?" Allungo la mano e lei annuisce afferrandola. Entriamo dentro e ci portano al tavolo che ho prenotato. Vista mare e Capri proprio di fronte.
Alba è ancora scioccata si siede e continua a guardarsi intorno.
"È bellissimo qui, stupendo"
"Bello eh? Me l'ha consigliato un mio compagno che abita proprio lì" indico il palazzo che è a picco sul mare dove abita Dries da tanti anni.
"Wow, che fortuna. Tu invece dove abiti?" Domanda, tornando a noi.
"Qui vicino, in un parco nella parte alta di Posillipo"
"Ah capisco. Vedi il mare?"
"Sì, è bellissimo. Poi quando vieni da me mi dici se ti piace" sorrido e lei fa di sì con la testa.
"Vivi da solo?" Chiede ancora. Sembra più sciolta, non è più in imbarazzo e mi guarda negli occhi senza distoglierli dopo tre secondi.
"Sì ormai da tre anni. Tu dove vivi?"
"Con i miei a piazza Carlo III"
"Sarebbe? Non sono pratico della zona"
"Non è una zona turistica, non si vede il mare" sorride come se si vergognasse, poi si tocca ancora i capelli prima di continuare. "Vicino piazza municipio" conclude.
"Ah okay. Qualche volta ho preso il treno a piazza Garibaldi, è lì vicino, giusto?"
"Sì" annuisce e beve un sorso d'acqua naturale dal suo calice. Ordiniamo l'antipasto e poi il primo. Per me zuppa di pesce dato che l'otturazione è ancora fresca non posso prendere cose troppo dure. Lei invece paccheri coi frutti di mare.
"Buonissimo, squisito" si pulisce la bocca col fazzoletto e fa una faccia estasiata.
"Il cuoco qui ha una stella Michelin, non si scherza"
"Si vede, è bravissimo"
"Mi fa piacere che ti sia piaciuto, sono contento"
"Come può non piacermi? Sembra un castello di una fiaba"
"Sì qui è tutto bellissimo.."
"Infatti. Ma.." si avvicina a me sporgendosi sul tavolo nella mia direzione. ".. parliamo di cose serie" dice mentre ci portano anche il secondo.
"Dimmi" sono proprio curioso di sapere cosa ha da dirmi.
"Ti vedi con qualcuna?" Chiede incrociando le braccia.
"Se per vedermi con qualcuna intendi se sto con qualcuna la risposta è no" scuoto la testa e mi avvicino anche io a lei.
"No? E chi è Giorgette98? E perché ha pubblicato quella foto con te, sul divano?"
"Ah lei, certo.. si chiama Giorgia, ci siamo visti qualche volta ma niente di che"
"Mhmh.. dirai così anche di me?"
Non capisco a cosa vuole arrivare.
"No che centri tu.."
"Chi è Giorgia per te?"
"Ma nessuno, te l'ho detto. Ci sono stato due o tre volte, niente di più"
"Sabato sera?"
"Ci siamo visti ma non abbiamo fatto nulla"
"Scusami eh, è che non voglio sorprese. Da quanto non ci stai insieme?"
"La settimana scorsa quando mi chiamasti"
"Giovedì?"
"Può essere, sì"
"E basta, nessun'altra?"
"Ma sei gelosa?" Rido scuotendo la testa e lei fa l'espressione più imbronciata che abbia mai visto.
"Non immagini quanto. E lo so che non stiamo insieme e cose così, però mi dà fastidio lo stesso.."
"Non la vedrò più, tranquilla" le prendo una mano e gliela stringo, facendola arrossire. "Mi piaci solo tu, su questo non ho dubbi"
"Menomale, ero già pronta a fare una strage" ride e contagia anche me.
"Nessuna strage" le faccio di no con l'indice che poi porto fino al suo viso e la accarezzo.
"Sono molto possessiva, non so quanto mi sopporterai"
"Anche io sono geloso eh, ma se c'è fiducia deve esserci anche un limite alla gelosia. Tu frequenti qualcuno?" Le domando quando mi portano il conto, do la carta di credito al cameriere e poco dopo me la riporta con lo scontrino.
"No, da.." Fa un rapido calcolo e poi mi risponde. "Sette mesi. Non bacio un ragazzo da sette mesi" dice.
"Sono tanti, soprattutto a vent'anni"
"Sì lo so ma è così. Comunque.. dove andiamo ora?" Si alza e lo faccio anche io. Ci portano i cappotti e poi ci accompagnano all'uscita ringraziandoci per averli scelti.
"Non so.. ti va una passeggiata?"
"A via dei Mille?"
"È vicino da qui?"
"In auto sono cinque minuti" mi spiega.
"Perfetto allora andiamo" sorrido e lei si mette sotto al mio braccio fino ad arrivare all'auto. Guido fino a destinazione e metto l'auto in un garage.
Raggiungiamo il corso dello shopping e Alba è praticamente catturata da ogni borsa o paio di scarpe firmate.
"Dio queste sono favolose, appena prendo lo stipendio le vengo a prendere.. anzi.." si stacca dalla vetrina e alza gli occhi al cielo. "Tra due o tre stipendi visto quanto costano" dice con una risatina. Cammina ancora fino alla vetrina dopo ma io non la seguo.
"Entriamo? Devo fare un regalo così mi aiuti"
"Ah ok, sì" annuisce e mi segue dentro.
"Salve signor Meret, che piacere vederla" una commessa ci accoglie subito con un gran sorriso. Guardo con la coda dell'occhio Alba che si è già innervosita e si avvicina a me come a marcare il territorio. Mi viene quasi da ridere ma mi devo trattenere.
"Salve. Mi servirebbero un paio di Dolce e Gabbana bianche con la scritta rosa, come quelle in vetrina. Numero?" Mi giro verso Alba alla mia destra ma sembra in una bolla di sapone.
"Che?"
"Che numero porti di piede?"
"Perché?"
"Per le Dolce e Gabbana.." indico la vetrina e lei spalanca la bocca guardando prima me e poi la commessa.
"Trentasette e mezzo" dice dopo un silenzio di qualche secondo.
"Perfetto" le sorrido e lei sembra ancora incredula. La commessa si allontana per andare a prenderle in magazzino e Alba si avvicina a me.
"Ale ma non ho capito, sono per me?"
"Ti piacciono, no?"
"Sì ma.."
"Nessun ma, mi fa piacere regalartele"
"Ma costano mille euro, non voglio che.."
"Tranquilla non ci sono problemi" finisco appena di dire la frase che la commessa torna con le scarpe. Alba le misura con gli occhi sempre scintillanti e un sorriso enorme stampato in faccia.
"Le amo, sono perfette"
"Le prendiamo, grazie"
Prendiamo la busta di cartone della boutique con le scarpe e continuiamo il nostro tour, poi verso le sette torniamo in auto.
Mi guida fino a casa sua dove scende e scendo anche io. La accompagno fuori al suo pianerottolo e restiamo uno di fronte all'altro senza dirci niente per quasi un minuto.
"Allora ci sentiamo" dice, parlando per prima.
"Quando torno a casa ti scrivo"
"Non ti ho scocciato, allora?"
"Non penso che mi stancherei mai di te"
"No?"
"No" rispondo scuotendo la testa e facendo un passo verso di lei.
"Allora aspetto un tuo messaggio.."
"Aspettalo, ma prima ho qualcos'altro da dirti"
"Sì? E cosa?"
"Questo" mi abbasso verso di lei e la bacio. Le sue mani sono subito nei miei capelli, le mie sui suoi fianchi. Ha le labbra più morbide e piene che abbia mai baciato e sanno di miele, o forse di qualcos'altro che non so decifrare. Resterei qui per tutto il resto della giornata ma lei si stacca col fiatone e le guance rosse, guardandomi poi con i suoi occhi grandi.
"A dopo" dice aprendo la porta di casa.
"A presto" la saluto e lentamente vado via.

CRUDELIA ; Alex MeretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora