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Un ragazzo incontra una ragazza
sono entrambi fuoco incendiano la stanza..

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Infilo la chiave nella porta e do le mandate, una, due, tre. Spingo e apro la porta. La parete attrezzata color avorio è la prima cosa che vedo nella penombra e mi fa sentire finalmente a casa. Appoggio il borsone all'ingresso e cammino dritto verso la mia camera da letto. Le trasferte di domenica sono sempre estenuanti, sono le due passate e appena il mio corpo tocca il materasso soffice gli occhi mi si chiudono automaticamente. Crollo in un sonno profondo, non sento rumori né schiamazzi. Niente. Dormo fino a quando il citofono suona insistentemente e mi fa saltare letteralmente dal letto. Impreco passandomi le mani sul viso, guardo il display del mio cellulare, sono le dieci. Chi cazzo può essere? Scendo dal letto e metto le ciabatte trascinandomi fino al citofono che continua ad emettere quel suono fastidioso.
"Chi è?" Chiedo innervosito.
"E che ci vuole oh! Scendi no che ti sto aspettando!" Allontano la cornetta dall'orecchio perché appena sveglio mi sento rincoglionito e sicuramente quelle urla non mi aiutano.
"Gianni ma sei tu?"
"E chi sennò? Dai su, sei pronto o devo aspettare ancora?"
"Sali, devo farmi una doccia stavo dormendo"
"Oh Alex ma che palle!"
"Sali!" Premo il tasto che apre il cancello e chiudo la conversazione.
Cammino lentamente verso il divano e mi ci siedo. Le mani sul viso e poi tra i capelli.. possibile che non ricordavo di avere appuntamento con Giovanni stamattina? Cazzo, sto messo proprio male.
"Povero piccolino, mi dispiace averti svegliato" mi prende in giro e gli lancio un cuscino addosso. Se lo sapesse mia sorella - che ci ha messo due mesi per sceglierli da Ikea - mi ammazzerebbe ma deve venirlo a sapere, resterà un segreto tra di noi.
"Dobbiamo andare dal barbiere, giusto?"
"Alex ma che ti sei fumato? No seriamente" mi mette una mano sul lato alto del viso e mi tira le palpebre verso l'alto guardandoci dentro.
"Non sembri drogato né ubriaco"
"Ma la smetti? Ho solo sonno"
"E lo vedo ma svegliati no? Vatti a fare la doccia" mi spinge e io sbuffando mi alzo dal divano.
"Ma si può sapere dove dobbiamo andare?"
"Sicuramente non dal barbiere visto che di lunedì sono chiusi" scuote la testa divertito, io annuisco ma continuo a non ricordare che accordi abbiamo preso.
"E dove?"
"Non lo so, lavati e poi lo decidiamo" dice con un sorriso splendente. Mi raggiunge e mi accompagna fino alla porta del bagno.
"Ah ecco, allora non sono pazzo, io e te non avevamo nessun appuntamento, stronzo!"
Lo sento ridere dal salone e dovevo aspettarmelo, sta sempre a fare scherzi.
Meglio così, i pessimisti non li sopporto.
Mi spoglio dalla tuta che avevo ancora addosso da ieri sera ed entro nella cabina doccia. L'acqua è tiepida e lascio che mi arrivi in ogni punto del corpo. Mi insapono, mi sciacquo, poi esco e mi asciugo. Metto una t-shirt e un jeans con le Nike, passo la cera nei capelli, lavo i denti e raggiungo il mio amico in salone.
"Pronto"
"Finalmente! Una donna si fa attendere di meno guarda, sei un caso perso" si alza e sbuffa ancora.
"Ma se ci ho messo un quarto d'ora!"
"Se come no, un'ora e un quarto!"
"Ma che bugiardo!" Scendiamo le scale dicendocene di ogni e continuiamo anche quando saliamo nella mia auto.
"La prossima volta chiamami prima e vedi che non mi aspetti per niente"
"Comodo così! Invece no, quando mi presento alla tua porta devi scattare"
"Tu hai perso la testa, i soldi ti stanno facendo impazzire. Mi accompagni un attimo dal dentista? Devo ritirare una radiografia" rispondo ricordandomi dell'unico impegno che ho per oggi.
"Sì andiamo, poi dopo andiamo in qualche bar"
"Sì ok" annuisco ed esco dal mio garage. Andiamo dal dentista, parcheggio e salgo al suo studio. Giovanni insiste per accompagnarmi, da solo dice che si annoia.
"Salve buongiorno"
"Buongiorno" la segretaria dai capelli rossi, le lentiggini e i tacchi vertiginosi per poco non si strozza col caffè quando entriamo nello studio. Giovanni si copre la bocca e si volta per ridere e non farsi vedere, mentre la ragazza diventa visibilmente rossa anche in viso. Do una gomitata al mio compagno e mi avvicino alla scrivania della segretaria. Alza gli occhi e mi guarda. Verdi brillanti ma coperti da un velo di timidezza che non me li fanno apprezzare bene.
"Sono Alex Meret, devo ritirare una radiografia" chiedo.
"Controllo subito" dice, tossendo ancora un paio di volte e portandosi una mano sul petto. "Eccola, a lei" me la porge e io la prendo.
"Grazie, buon lavoro" le sorrido e vado via trascinando anche Giovanni giù con me.
Andiamo in un bar a sul lungomare, il Vanilla Cafè e poi verso ora di pranzo torniamo a casa mia.
"Senti cucino io, basta, niente sushi non ne ho voglia" continua a ripetere.
"Ma io voglio il sushi! E' casa mia e decido io"
"Non me ne fotte un cazzo di quello che vuoi tu, ti è chiaro?" Alza la voce cercando di prevalere su di me, con lui è un'eterna lotta anche sulle cose più stupide. Entro nel mio palazzo e mi dirigo verso il mio box. Ci entro ma male quindi vado di marcia indietro per sistemarmi mentre ancora litigo con Giovanni su cosa mangiare a pranzo. Faccio un'accelerata fino ad uscire dal garage e per poco non butto sotto una ragazza.
"Cazzo Alex!" Giovanni si mette le mani tra i capelli, la ragazza urla. Vado nel panico, non so che fare.
"Scendi coglione!" I pugni del mio compagno sul parabrezza mi fanno svegliare e mi libero dalla cintura di sicurezza uscendo dall'auto.
"Che succede? Che ti sei fatta?" Non capisco niente, sono solo in confusione.
"Potevi stare più attento no? A che stavi pensando? Potevi ucciderlo.." Dice la ragazza castana dagli occhi chiari accovacciata appena fuori al box.

Ucciderlo? Ma chi? Ci capisco sempre di meno poi finalmente metto a fuoco il tutto: sta parlando del chiwawa che è raggomitolato sulle sue gambe.

"Mi dispiace se si è fatto qualcosa vi porto dal veterinario, non ci sono problemi"
"No, fortunatamente sta bene. Grazie lo stesso" risponde alzandosi e riponendo l'esserino nella borsa che poi si mette in spalla.
"Va be.."
"No" Giovanni si volta verso di me e mi fa due o tre occhiolini stando attento a non farsi vedere dalla mora, poi continua. "Insistiamo, non vogliamo che possa aver subito qualche trauma che magari noi non notiamo. Sali in auto, vi portiamo dal veterinario"

La vuole rimorchiare? E usare questa situazione come esca? Incredibile. Continua a farmi occhiolini anche quando la ragazza, che si chiama Giorgia, sale in auto accettando il nostro invito.
Guido fino al veterinario facendo attenzione a qualsiasi cosa animata e non animata che mi si mette davanti, dopo quello che stava per succedere ho il terrore di guidare.

Nino, il chiwawa, sta benissimo. Secondo il veterinario è in perfetta forma ed è chiaro che ci siamo solo spaventati tutti ma effettivamente non ho sfiorato né lei né il suo cane.

"È il minimo che possiamo fare, poi dopo ti riaccompagniamo a casa, ok? Ti va il sushi?" Giovanni la invita anche a pranzo fuori e lei dopo un po' di insistenza accetta.
"Sì lo adoro, è perfetto"
"Ma tu non volevi il sushi!" Gli punto il dito contro e lui assottiglia gli occhi.
"Ho cambiato idea, okay?" Mi fa un altro occhiolino e vorrei tanto poterlo strozzare, è incoerente.
"Okay" rispondo e chiudo il discorso. "Abiti nel mio palazzo?" Chiedo a lei girandomi solo un attimo verso i sediolini di dietro.
"Sì al piano proprio sopra al tuo"
"Ah si, quindi è lui che abbaia sempre?" Guardo quel cane che non mi sta per niente simpatico e lei risponde subito, innervosita.
"Così come tu sei quello che ha la bambola gonfiabile in camera da letto"
"Che?" Spalanco gli occhi mentre Giovanni se la ride.
"Non sapevo avessi queste passioni, amico!" Continua a ridere ma io non ho bambole gonfiabili, mai avute.
"Non è vero?" Mi domanda lei, accarezzando il suo mostriciattolo.
"No che non lo è. Chi te l'ha detto?"
"La signora Pina del secondo piano, quella di fronte a te. Lei sa tutto e dice che la usi anche spesso"
"Avrà visto qualcos'altro, non ho bambole gonfiabili. Forse era qualche ragazza" spiego mentre ci sediamo al bar.
"Sarà, ma io così so" sospira convinta di aver vinto. Ma forse non sa che io perdo le battaglie, mai le guerre.
"Se vuoi controllare dopo vieni da me, la mia camera da letto ti aspetta, così ti do dimostrazione di cosa ha visto la signora Pina" dico.

Gol, meta, touchdown, strike! Distrutta, disintegrata, asfaltata!

"Questo è il mio amico, ora si che ti riconosco!" Urla Giovanni, sorrido mentre lui mi dà tremila pacche sulle spalle e lei mi fissa ancora senza dire niente. Non te lo aspettavi, eh, bellezza?
"Va bene. A che ora?"
Io e Gianni ci guardiamo spiazzati, a che gioco vuole giocare questa ragazza?

***

Ed eccomi tornata! Buona lettura e fatemi sapere come vi sembra😘

CRUDELIA ; Alex MeretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora