CAPITOLO II

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A un certo punto sull’autobus ci fu un momento di silenzio fra noi due, ma riprendemmo a parlare, anche se dovette abbandonarmi per andare dietro dalla sua amica
“Tanto ci rivediamo domani alla fermata” mi disse
Ma non la vidi.
Né la vidi il giorno dopo.
Passò tutta la settimana di Pasqua, non la vidi e perciò cercai di non pensare a lei.
Provavo ossessione per lei quei giorni che mancava, fui costretto a frenarmi per non soffrire.
Ma Pasqua fu un inferno per me, soffrii molto, non per causa sua, ma per i miei soliti dubbi morali.
Solo domenica provai sollievo e trovai una rivelazione, come avevo scommesso il giorno prima. Domenica fu una rinascita, non solo per Gesù, ma anche per me.
Ma quando tornai a scuola ero sfinito,
Desideravo solo passività, solo pace, solo dormire,
Ma mi diressi comunque a parlarle
E fu un disastro totale,
Lei sembrava volermi sfuggire
E io a un certo punto, vedendo che si era messa le cuffie,
Smisi di parlarle,
Nelle guide era un segno di “Lascia perdere, avrai più fortuna la prossima volta”
Stetti lì al suo fianco, in mezzo al bus, io seduto, lei in piedi,
In imbarazzo, facevamo finta di niente,
Guardando il telefono,
Come fanno tutti quelli che vogliono fare finta di essere indifferenti
Nascondendo la loro umana timidezza,
Paura,
Inadeguatezza.
Indossando tutti delle maschere in quell’autobus,
Come quelli che ridono e scherzano, ma che sono tristi
O come quelli che si mostrano forti e duri,
Ma che hanno solo bisogno di qualcuno che li sostenga.
Ecco, noi eravamo lì, con una maschera davanti,
Mentre gli alberi scuri passavano davanti a noi,
Oltre la finestra della porta dell’autobus.
Mentre le forme venivano riflesse come ombre dalle minuscole fessure sotto le porte,
Mentre un’orda di persone mi sovrastava,
Vedendo solo i piedi,
Mentre loro la circondavano, con me la sotto,
Come un serpente in un prato d’erba
Costretta a stare lì sperando che non ti morda.
“Povera ragazza” pensavo. “È ancora piccola per avere il coraggio che le serve, quello che ancora manca a me”
Uscimmo dall’autobus senza salutarci
E quello fu il nostro ultimo incontro.

VirginiaWhere stories live. Discover now