Capitolo 2 - Eroico Coraggio

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65 anni prima

La luna splendeva alta nel cielo notturno, colmo di stelle luminose. La piccola città di Urakawa era così silenziosa che pareva quasi disabitata, come se gli abitanti si fossero messi d'accordo su quando spegnere le lanterne. Il vento freddo accarezzava i tetti di tutti gli edifici, sibilando sussurri tetri in quel buio, una cupa oscurità nella quale si celavano quattro figure, nascoste sulla cima di una casa. Avevano vesti nere che gli coprivano anche il volto, esclusi gli occhi, così da mimetizzarsi al meglio e non poter essere riconosciuti, shinobi, spie, guerrieri senza onore, ninja... avevano molti nomi, tra questi spiccava quello di "assassini". Scivolavano da un tetto all'altro come foglie spostate dal vento, leggiadri e invisibili, guidati dallo scopo di trovare ed eliminare il loro bersaglio, fino a che finalmente non giunsero sulla sua dimora.

«Ricordate...» Cominciò uno di loro. «...non sarà facile come al solito. Non possiamo permetterci nessun errore.» Sussurrò ai suoi compagni, i quali annuirono e poi si infiltrarono nella casa. Uno estrasse il suo Kusarigama, un altro dei kunai, infine il terzo una katana molto corta mentre l'ultimo sguainò i fedeli tekko-tagi, temibili guanti dagli artigli letali. Avanzarono cauti fino all'unica luce proveniente da un piano inferiore.
«Merda, sa che siamo qui... dobbiamo andarcene.» Mormorò sempre colui che aveva proferito parola inizialmente, era agitato, ma non poteva permettere che le emozioni lo sviassero, il minimo errore e sarebbe stata la fine.

«È solo un vecchio, Hoga.» Intervenne un suo alleato.
«Non è solo un vecchio!» Rispose quello, cercando di mantenere un tono di voce basso.
«Non crederai alle leggende...» Mormorò un altro.
«Se sa della nostra presenza, abbiamo già fallito. Torneremo un'altra volta.» Hoga sembrava visibilmente scosso quanto deciso, tuttavia i suoi alleati erano determinati come lui seppur per l'obbiettivo contrario.
«Sarà molto peggio ciò che succederà se torniamo senza aver eseguito l'ordine, Hoga.» Uno di quelli gli posò la mano sulla spalla.
«Lui è da solo, e le leggende rimangono leggende, per questo si chiamano così. Finirà tutto in fretta.» Dopo quelle parole calò il silenzio, il loro leader fece un sospiro e poi annuì lasciandosi convincere. Scesero le scale cautamente, addentrandosi sempre più verso un piano inferiore del quale non avevano nemmeno mai saputo l'esistenza. Arrivati alla soglia di un varco Hoga pose una mano dinanzi ai compagni ordinandogli di fermarsi, se fosse stata una trappola come si aspettava, allora non avrebbe permesso che fossero morti i suoi amici. Fece il suo ingresso per primo con pochi e lenti passi, ma nessuna trappola parve scattare o anche solo esistere. I suoi alleati lo seguirono, ritrovandosi in quella stanza che era colma di candele per tutta la sua circonferenza, alcune appese e altre in terra. In fondo, c'era una figura anziana inginocchiata che gli dava le spalle, davanti alla statua di quello che forse, poteva essere un suo antenato. Anche se i quattro non poterono vederlo, l'uomo aprì gli occhi, percependo la loro presenza.
«Era ora che arrivaste.» Commentò la loro vittima. I ninja si disposero a punta di freccia, avanzando a passi lenti per paura che prima o poi qualcosa li avrebbe travolti.
«Vedete, avete commesso due errori.» Si alzò e quelli subito si arrestarono.
«Il primo è stato accettare il lavoro...» Prese a spiegare, voltandosi nella loro direzione. «...Il secondo è stato venire qui.» Concluse.
«Perché non la smetti di bluffare e dici le tue ultime parole, vecchio?» Disse uno degli assassini. L'uomo dai capelli grigi ed una grande piazza sul capo, si passò una mano ad accarezzare la lunga barba grigia e sorrise. Un sorriso che ai quattro nemici, fece venire i brividi più freddi mai provati.
«Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso... ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.» L'uomo fece un profondo respiro.
«Mi dispiace vecchio, ma il tuo bushido non ti salverà.» Mormorò Hoga con rinnovata convinzione.
«Oh, se è per questo, non salverà nemmeno voi.» Quello sorrise compiaciuto, poi i suoi occhi mutarono divenendo completamente rossi, come la rabbia e il sangue di mille uomini.
A quel punto, si udirono solamente un boato indecifrabile, un ruggito così forte da far tremare la terra, poi le urla dei quattro assassini, infine la piccola città di Urakawa tornò silente, proprio come era sempre stata.

Il Ronin di Sangue - Il Rovescio del RegnoOnde histórias criam vida. Descubra agora