❛San Petronio❜

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Rimasi in silenzio per qualche minuto, intrappolato nella mia mente. Ricordo bene quanto mi sentissi combattuto in quel momento, quanto avrei voluto dar ragione a Namjoon e quanto io stesso mi stessi ostacolando buttandomi nella vergogna senza essere spinto da qualcuno. Le voci si sovrapponevano l'una all'altra, insinuandosi nei solchi della mia corteccia cerebrale. Avevo paura di scoppiare e le sue pupille senza fondo mi stavano trapassando il cranio, quasi come se mi stessero pregustando.

Quel breve contatto visivo, però, mi distrasse dai miei pensieri, contrastanti l'uno con l'altro.

D'un tratto, Namjoon mi faceva paura.
Mi accorsi di qualcosa di terrificante nei suoi occhi, un pericolo sconosciuto che si portavano dietro.


Aggrottai le sopracciglia, mettendo da parte i ragionamenti sulla conversazione che stavamo avendo, per concentrarmi invece sul suo viso, contratto in una smorfia divertita.

Nella mia testa, una voce si distinse tra le altre, urlandomi di notare il bagliore infernale nascosto dietro quelle iridi.
Boccheggiai quando sentii le sue dita mordere i miei fianchi, immobilizzandomi contro il suo corpo.

«Jungkook?»

Era lui il problema, non io. Mi avevano insegnato bene, sapevo cosa stavo dicendo!
"Giusto?"

Namjoon ridacchiò, abbassando il viso verso il mio, prima di perdersi un attimo ad osservarmi, lasciando la presa sui miei fianchi per qualche secondo e dandomi il tempo di sfuggirgli, allontanandomi di scatto con un salto indietro.

Inclinò la testa, l'espressione questa volta seria, poco prima che il suo viso venisse attraversato da un guizzo verdognolo.
E la vidi.
Per un millisecondo, vidi la vera forma di Namjoon.

«NON TI AVVICINARE!» urlai immediatamente, arretrando ancora di più «È COLPA TUA! SEI IL SERVO DEL DIAVOLO, È COLPA TUA!»

«Cosa è colpa mia, Jungkook?» la sua voce, improvvisamente, era cambiata. Era divenuta talmente profonda che avevo chiaramente sentito la mia pelle accapponarsi e quasi mi chiesi se fosse arrivata direttamente dal centro della Terra.

Tremai, mentre osservavo un sorriso terrificante fargli strada sul volto.

Indietreggiai, con il sudore che si impossessava della mia fronte, finché non si mescolava alle lacrime di paura.

«N-Namjoon..» balbettai, mentre una nuova raffica di terrore scivolava lungo le mie vene.

Ridacchiò, come divertito dal mio tremore, prima di serrare le labbra in un movimento rapido ed affilare lo sguardo di ghiaccio che mi riservò:
«È colpa tua, se sei caduto per me. Solo colpa tua.»

Annaspai alla ricerca d'aria, senza poter staccare gli occhi dalla figura demoniaca di Namjoon, e sentii la bile muoversi nel mio stomaco, mentre il panico prendeva possesso di ogni mia piccola parte.

«T-ti p-prego...!» lo supplicai, la voce quasi morta in gola, nella speranza di poter salvare il resto di me dalla stessa fine.

Mi avrebbe fatto del male? Quel mostro che avevo davanti era ancora quel Namjoon che mi accusava d'essermi invaghito di lui?
Forse era stato impossessato da un demone in quel momento e forse non era il principe dell'inferno come stavo temendo.

Chiusi gli occhi, incapace di reggere oltre, e caddi sulle mie ginocchia tremanti, quasi prostrandomi davanti a lui. Pensai a Raffaello, al suo sguardo di puro terrore che l'aveva accompagnato nel seminterrato, insieme al padrone che lo rimproverava, e capii che le mie speranze erano vane.
Avrei dovuto accorgermene prima, mi dicevo. Ero stato un tale stupido! Mi aveva stregato con le sue parole e la sua collezione d'arte, ma dovevo capire quanto fosse diabolico già da quel calore che mi faceva sentire. Non era normale provare qualcosa del genere per qualcuno del proprio sesso, lo sapevo, ma avevo preferito far finta di niente, evitare di confrontarmi con me stesso.

COR EX LAPIDE┃namkookWhere stories live. Discover now