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Roger quella notte non aveva chiuso occhio, se non per un breve paio di ore mattutine, in cui sognò Eleonor.
Pensare a lei, in quel momento, gli trasmetteva tanta, troppa rabbia.
Lei non lo aveva ascoltato ed era riuscita a farsi scambiare per un tipo di persona totalmente opposta a quella che realmente era Eleonor Cooper.
Però, malgrado tutto, Roger non poteva impedirsi di sentire la mancanza del suo messaggio del buongiorno, sempre puntuale, sempre carico di quella gioia di vivere che la castana gli trasmetteva. Non voleva fargliela passare liscia dopo la sua ultima trovata, ma il biondo sapeva anche di non poter reggere a lungo senza di lei. Eleonor era un po' la medicina per tutte le sue ferite ancora aperte, non avrebbe potuto escluderla dalla sua vita con tutta quella facilità.
Il suo flusso di pensieri fin troppo rumorosi e contorti fu interrotto dalla voce di suo padre proveniente dal piano inferiore, dato che quella notte Roger aveva dormito a casa dei suoi genitori.
Il ragazzo, stralunato e fin troppo assonnato, si alzò dal letto osservandosi allo specchio, pronto a vomitare.
Aveva una cera orribile e le occhiaie sotto agli occhi non lo rendevano di certo un figo.
Decise, dopo essersi minimamente sistemato i capelli con una mano, di raggiungere i suoi, che lo stavano attendendo pazientemente nel salone.
Notando le loro facce serie e affatto rilassate il biondo corrugò la fronte confuso.
-Buongiorno?- tentò.
Nessuno dei due gli rispose.
Jade se ne stava in silenzio in un angolo della stanza con il capo abbassato, giocherellando nervosamente con le sue stesse mani, mentre Patrick era intento a fissare un punto indefinito del muro a pochi passi da sé, come se esso avesse qualcosa di particolarmente attraente.
-Ehilà, ciao, sono Roger. Vostro figlio, avete presente? Mi avete chiamato voi- usò dell'ironia, fallendo miseramente anche questa volta
-Mi state facendo venire l'ansia, che succede?-
-Diccelo tu- gli rispose Patrick, parlando finalmente
-Quante cose non ci hai detto, malgrado il nostro meraviglioso rapporto-
Roger corrugò in un attimo le sopracciglia, totalmente estraneo a quel discorso così generico e privo di senso.
-Che cosa vuoi dire pa'?- gli chiese in cerca di una spiegazione plausibile
-Rog, saresti dovuto essere onesto con noi. Nascondere certe cose a quell'età ha dell'assurdo- parlò finalmente anche Jade con la voce rotta
-Potete dirmi cosa cazzo intendete, merda? Non vi sto capendo e il nervosismo mi sta logorando lo stomaco!- esplose il biondo.
Patrick allora, senza far trapelare emozioni, si mosse di poco afferrando una cartellina color caffè plastificata, sopra la quale vi era una scritta che diceva TOP SECRET.
L'uomo, dopo qualche secondo passato a riflettere, la posò sul tavolo aprendola, estraendone poi una serie di fotografie contenute in essa, che sparpagliò disordinatamente sulla superficie lucida del tavolo.
-Guarda con i tuoi occhi e capirai-
Roger, sentendo le gambe tremargli, si avvicinò alle fotografie, percependo un mancamento farsi fin troppo vicino riconoscendosi in esse. Quelle foto se le ricordava bene. Aveva sedici anni quando gliele avevano scattate. Si guardò intensamente, sfiorandosi con l'indice. Se la ricordava bene anche quella roba che stava tenendo tra le mani. Ne ricordava l'odore, la consistenza e perfino il suo sapore. Un mix di adrenalina e distruzione, un odore schifoso e un effetto paradisiaco, che si trasformava dopo ore in una specie di torturatore per il fisico, facendolo sentire stanco e privo di forze, cospargendolo di brividi d'ansia e di terrore.
-E queste voi come..?- chiese direttamente, senza provare a giustificarsi
-Oh il modo in cui l'ho scoperto è ancora peggiore di ciò che hai fatto- gli rivelò il padre
-Papà..-
-E' stato Rupert a portarmele. Si è presentato un'ora fa e ha messo su uno dei suoi teatrini. Io all'inizio non gli ho creduto e gli ho dato contro come sempre, ma credimi, quando mi ha mostrato le foto sarei voluto sprofondare sotto metri e metri di terra pur di non dover guardare il suo ghigno da vincente-
A Roger si gelò il sangue nelle vene.
-Rupert?-
-Esatto- confermò Jade riprendendo a piangere
-Come fa Rupert ad avere certe foto? Lui non ne sapeva niente, anche Sam era coinvolto e non può averglielo davvero detto!- il biondo iniziò ad agitarsi inevitabilmente
-Passerebbe dei guai enormi, come me-
-Eppure lì Sam non c'è, da nessuna parte-
Roger osservò bene ogni singola foto. Era vero. Sam non era presente in nessuna di esse, come non fosse mai stato lì.
-No no, questo non è possibile- si agitò maggiormente
-Mi hanno incastrato cazzo! Quei due bastardi mi hanno incastrato!- il biondo, preso da un attacco d'ira, gettò tutte le foto al suolo assieme alla cartellina, incominciando a respirare irregolarmente.
Jade e Patrick si guardarono afflitti.
-Parlatemi! Ditemi cosa pensate, non guardatevi come aveste messo al mondo un disastro, parlate con me cazzo!- li implorò lui sentendosi fin troppo impotente in una tale circostanza
-Hai buttato i soldi che io ti davo purché potessi divertirti per quella merda, cosa dovrei dirti a tal proposito?- gli domandò suo padre.
Roger andò alla ricerca degli occhi di sua madre, sentendosi cadere nel vuoto notandoli pieni di lacrime e colmi di delusione.
-Dimmi qualcosa- le disse con la voce sempre più flebile
-So che ti sei sempre sentito il responsabile di cose troppo grandi, ma invece di fare certe cavolate avresti potuto sfogarti con noi, non pensi?-
Il biondo scosse il capo.
-Voi non capite-
-Cosa dovremmo capire Roger?- lo interrogò Patrick allo stremo delle forze
-Voi non sapete come si vive sentendosi il colpevole di una cosa che non è nemmeno dipesa da me. Me li ricordo ancora gli sguardi colmi di pena dei parenti rivolti a me e alla mamma, sapete? Me li ricordo tutti quei "non devi sentirti un errore" all'età di quindici anni, mischiati alle lacrime che mamma nascondeva alla fine di ogni incontro-
-Ora non rigirare la frittata Roger Meddows, non ci provare- lo bloccò Patrick
-Pat- tentò di farlo ragionare Jade, colpita da quelle parole stracolme di una sofferenza celata per troppo tempo
-Non sto rigirando niente, sto solo cercando di farti capire il perché delle mie azioni. Ho sbagliato, lo ammetto, ma sono quattro anni che non tocco quella roba e mi sono liberato di quelle persone, ora non fanno più parte della mia vita. Per quanto riguarda Rupert e Sam, loro farebbero di tutto pur di infangarmi, perciò non mi sorprendo che ti siano venuti a mostrare questa roba- Roger indietreggiò in preda all'amarezza
-Sono deluso da te- scosse la testa l'uomo, sentendosi un padre fallito
-E io sono deluso da me stesso per avervi deluso e per aver approfittato della vostra fiducia. Tornassi indietro non lo rifarei, ma indietro non si torna, perciò dovrò solo sperare che un giorno voi possiate perdonarmi-
I due tacquero, non trovando le parole adatte.
-Ora me ne vado, avete bisogno di metabolizzare, esattamente come ne ho bisogno io-
Il biondo recuperò la propria giacca e corse in macchina, chiudendocisi dentro, infuriato e triste come non mai.
Non si era mai sentito così solo e vulnerabile. Si sentiva nudo, esposto, tradito. Una lacrima sfuggì al suo controllo e quasi si maledì per questo. Non se la sentiva di vedere i suoi amici, non se la sentiva di vedere nessuno e di fare niente. Non voleva nemmeno tornarsene a casa. Voleva solamente sprofondare nella sua solitudine, senza dover sopportare la pena o la delusione di qualcuno nei suoi riguardi.
Sua madre e suo padre erano da sempre i suoi migliori amici per eccellenza, il suo tutto, ma in quel momento aveva perso anche loro e niente avrebbe potuto farlo sentire meglio.

The Only Exception // R.M.T.Where stories live. Discover now