QUELLA VOLTA CHE DI CANIO AMMUTOLÌ GOODISON PARK

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Nel calcio ci sono poche leggi scritte, soprattutto per il principio dell'imprevedibilità.
Tuttavia, paragonando questo sport più a una guerra che ad un gioco, si conviene nel principio che quando l'avversario è ferito, in difficoltà, bisogna colpire, per spezzare il gioco, per mettere tutto in discesa, verso un risultato comodo e ottenuto con meno sforzi del previsto.
Eppure, nonostante ciò, fortunatamente, c'è ancora qualcuno che riesce ad evadere da questi schemi.
Per compiere gesti degni di nota nel calcio, non serve molto.
Bastano un goal pazzesco ed un'esultanza un po' fuori dagli schemi, questo per prendersi le pagine dei giornali.
Per le pagine dei libri di storia invece, per quelle be', è tutto molto più difficile.
Bisogna toccare corde nascoste, scavare nella nobiltà di uno sport che, fondamentalmente, nasce nelle più povere condizioni.
Era il 1998 quando, Paolo Di Canio, allora giocatore dello Sheffield Wednesday, si beccava ben undici giornate di squalifica per aver maldestramente spinto l'arbitro Paul Alcock.
Una macchia che, nel calcio inglese, soprattutto se sei italiano, e quindi un maccherone, non ti levi di dosso facilmente.
Eppure per qualche assurdo gioco del destino, a volte crudele e a volte dolce, può capitare un'occasione per redimersi, per smacchiarsi.
Questa arriva il 18 Dicembre del 2000, quasi come un regalo di Natale.
Siamo nei minuti finali di Everton-West Ham, partita tiratissima e destinata ad incanalarsi su un definitivo uno a uno. Gli Hammers però, insoddisfatti e desiderosi di arrivare al Boxing Day con tre punti in più, spingono.
E l'occasione arriva. Un pallone in profondità taglia fuori la difesa, ma Paul Gerrard, estremo difensore dei Toffees, esce disperatamente, bloccando, almeno per un secondo, le scorribande avversarie.
Rimane però a terra dolorante, mentre la palla, tornata già in possesso degli Hammers, viene scodellata a centro area, dove c'è Paolo Di Canio, pronto a buttarla dentro.
Ma così non è.
L'Italiano, prende la palla con le mani, la blocca e fa segno verso il portiere: "No, guardate, si è fatto male".
Goodison Park, per un attimo, ammutolisce, salvo poi prodursi in uno scrosciante applauso.
Per una pagina di storia, alle volte, non serve nemmeno fare goal straordinari.

Per una pagina di storia, alle volte, non serve nemmeno fare goal straordinari

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