Valerius

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Valerius ha otto anni e viene da lontano. Nel palazzo in riva al lago nessuno ha i capelli tanto ricci o la pelle tanto scura. È diverso, ma non gli importa più. Gli piacciono i libri, il lago, e giocare con Siegfried. Giocano a ogni sorta di cose, ma a Valerius piace che il gioco abbia senso. L'impossibile lo spaventa un po', l'idea che tutto vale, che tutto può succedere e che quello che sai all'improvviso non serve più a niente. Anche in questo, Valerius è diverso dagli altri bambini. Ma a Siegfried non importa, e allora va bene così. A Valerius piace anche Odette, perché viene da lontano come lui, ma da un lontano diverso. Sa come fa male avere nostalgia di casa senza riuscire a ricordarsi cosa avesse quel posto di tanto speciale.

***

Valerius ha undici anni e la sua vita è perfetta. Il vecchio Van Rothbart ha smesso di fare paura: nella sua casetta in riva al lago ha sempre una tazza di tè e una storia da raccontare, e se Valerius ha una domanda non gli dà mai una risposta diretta, ma gli indica la strada per trovarla da sé. Valerius parla ancora con Odette, di tanto in tanto: è una ragazza, ma capisce. Anche lei stringe i denti, quando qualcuno le chiede come sia il posto in cui è nata, e deve ammettere che non lo sa più. È una creaturina testarda, dice quello che pensa senza paura di nessuno. Valerius sta imparando il gioco del camaleonte, ma un pochino la invidia. Per fortuna c'è Siegfried: è il migliore amico che si possa desiderare, e con lui non c'è bisogno di fare il camaleonte. Valerius giura a sé stesso che la loro amicizia durerà per sempre, e che sarà sempre trasparente come il lago nei lunghi giorni d'estate.

***

Valerius ha quattordici anni ed è diventato un campione al gioco del camaleonte. Gliel'ha insegnato Van Rothbart, come tutto il resto. Si gioca così: si sta fermi prima, e si sceglie una persona. Una dama, un cortigiano, a volte un dignitario straniero... Si può giocare con chiunque, purché sia un adulto e non si accorga del gioco. Si sta fermi dunque, si guarda e si ascolta. Poi bisogna indovinare quale sia la frase che quella persona vuole sentirsi dire più di ogni altra: vuole che gli si chieda di raccontare le sue coraggiose imprese, o che si faccia un complimento a quel cappello orribile che è costato quanto una piccola fattoria? Non è facile. Quando si è proprio sicuri, ci si avvicina con un bel sorriso e si fa la prova. Più la persona è soddisfatta, maggiore è il successo. Valerius è bravissimo, e lo sa.

Siegfried ha uno sguardo strano ultimamente, e Valerius ha paura: quel suo principe così gentile è l'unica cosa vera che gli è rimasta, e non può pensare di perderlo. Bisognerà parlargli, dirgli del gioco che Valerius ha imparato a fare così bene per lui, per Siegfried, che un giorno sarà re e non dovrà temere la sua corte, perché sarà Valerius a tenerne i fili. Forse alla prossima battuta di caccia.

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Valerius ha diciotto anni, e a volte gli sembra che le sue giornate siano un unico folle sogno. Con la giovinezza che gli canta nelle vene e le mani di Siegfried roventi sulla pelle, non sa più cosa chiedere alle stelle prima di addormentarsi. Il suo principe di fiamma e di luce lo guarda con pura, disarmante fiducia in quegli occhi così azzurri, e Valerius è andato. Tutto ciò che sono diventato, tutto ciò che ho imparato è stato per te. È tuo, se solo vuoi accettarlo. Stanotte, e domani, e sempre se me lo permetti, se mi vuoi. Non chiederà l'impossibile, sa che questa assurda felicità è destinata a chiudersi. Sa che lo spezzerà. Eppure non può staccarsene, si aggrappa con le unghie ai suoi scampoli di paradiso e si lascia portare in alto. Alla caduta ci penserà più tardi.

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"Valerius, sono venuta a chiederti scusa."

"Non è colpa tua, Odette. Non è colpa di nessuno."

"Sono anche venuta a dirti che non dovete per forza smettere. Vi coprirei. Se volete."

È ancora sincera, Odette. Valerius lo sa, ma ormai è troppo abituato alla vita di corte. Non può lottare con un istinto che ha affinato lui stesso. Non si addestra un falco se non si vuole che uccida.

"E perché? Cosa ci guadagni tu?"

Odette raddrizza la schiena e i suoi occhi sono amari. Valerius la vede già con la corona in testa e un regno ai suoi piedi, una sovrana giusta e testarda.

"L'innocenza. La coscienza pulita. La capacità di dormire la notte sapendo che la felicità del mio più caro amico non è stata distrutta a causa mia."

"E qualche rimorso in meno quando ti porti a letto la figlia di Van Rothbart?"

È un colpo basso. Valerius si pente di averlo detto prima ancora di finire la frase, si aspetta grida oltraggiate e quantomeno uno schiaffo. Invece Odette non risponde, e quando Valerius ha il coraggio di alzare gli occhi vede una singola lacrima sulla sua guancia pallida.

"Non ho scelto mai nulla nella mia vita, Valerius. Nulla tranne Odile. So che lo capisci e so che stai male quanto me. Quando sarai pronto a mettere da parte queste cattiverie inutili e a parlarne da persone adulte, sai dove trovarmi."

Passano giorni prima che Valerius abbia il coraggio di affrontarla di nuovo. Non capisce come abbia potuto perdere il controllo in quel modo, lui che dice sempre la cosa giusta, che non si scopre mai. Forse stava solo cercando un motivo per odiarla, e la sua insistenza nel voler essere nobile e generosa l'ha infastidito. Forse è stato il dolore di vedersi offrire ciò che segretamente desidera eppure non può, non deve assolutamente permettersi di accettare. Quando finalmente riesce a costringersi a dirglielo - a dirle tutto, senza giochetti, senza difese - finiscono a piangere abbracciati come tanti anni fa. Per un attimo sono di nuovo due bambini che vengono da lontano, e che sanno di non poter tornare a casa.

***

Valerius ha vent'anni, e il tempo non gli è bastato. Non c'è mai abbastanza tempo per prepararsi al silenzio, al vuoto dentro dove c'era qualcosa di tiepido e di prezioso e di vivo, alla sensazione che adesso il vento del nord possa passarti attraverso e urlare la sua angoscia insieme alla tua, nell'eco di quel vuoto. Il ventunesimo compleanno di Siegfried è passato, e per Valerius ha marcato una spaccatura irrimediabile in quella fetta di tempo che è sua: è la caduta, e non si può più chiudere gli occhi e illudersi di saper volare. Se qualcuno glielo chiedesse - e per fortuna nessuno lo fa - direbbe che quello è il giorno in cui ha iniziato a morire.

***

"Valerius, aspetta. Mi serve il tuo aiuto."

"Hai un piano?"

"Forse."

"Cosa devo fare?" 

E il lago ascoltavaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora