Capitolo 2 - Chi si nasconde: Kyle

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Il sole di mezzogiorno splendeva di luce accecante, non c'era nemmeno una nuvola in cielo che potesse minacciare di coprire quel bagliore. Nessun nemico poteva permettersi di sfidare l'astro luminoso, in quel giorno così limpido.

Per la strada passavano poche persone, principalmente turisti venuti ad ammirare la Sagrada Familia, l'imponente chiesa progettata da Antoni Gaudì. Tutti se ne stavano con il naso all'insù, a fissare la magnificenza di quel tempio che sembrava sbucare dalla terra e innalzarsi verso l'alto come una montagna massiccia, come una roccia che anelava arrogantemente al cielo. Un'altura compatta, composta però da elaborati dettagli e da stili differenti intrecciati tra loro, che creavano inaspettatamente un'armonia naturale e unica al mondo. Una preghiera vivente.

Un uomo in abito elegante stava camminando frettolosamente tra le persone che consultavano mappe e guide della città, facendosi largo prepotentemente. Il suo passo era inquieto, e di tanto in tanto faceva improbabili deviazioni, attraversando vicoli stretti o confondendosi tra le case, suscitando l'antipatia dei passanti che lo vedevano cambiare direzione all'improvviso.

Kenneth sorrise mentre osservava il comportamento bizzarro della sua preda. Gli esseri umani erano così buffi quando avevano paura di morire! Con movimenti rapidi ed esperti si avvicinò all'uomo. Poteva vedere tante piccole gocce di sudore corrergli lungo il cranio calvo e un leggero tremore percorrergli il corpo. Sapeva di essere in pericolo. Probabilmente riusciva a sentire l'aura del suo predatore, venuto per recidere la sua vita e sfamarsi della sua anima.

Kenneth fece un sorriso divertito mentre preparava la sua arma, pronto a colpire.

Era bellissimo pregustare l'attimo che precedeva l'azione.

Fu un lampo. Lasciò che l'adrenalina invadesse il suo corpo e agì. Forte, preciso, rapido.

L'uomo cadde a terra immediatamente, come un fantoccio di pezza. Si accasciò al suolo e non si mosse più. Dietro la sua testa si formò dopo poco un alone cremisi, e Kenneth stette a rimirare per qualche secondo la bellezza di quel colore così intenso e macabro.

– E questo è il settimo. Ne mancano solo tre prima che tutto sia finito – mormorò tra sé e sé mentre si allontanava come se nulla fosse, con la stessa naturalezza di chi ha appena schiacciato una zanzara. – Chissà se farai in tempo, bambino prodigio... L'alone sta per esaurirsi... – ridacchiò, mentre con aria divertita si lasciava divorare tra la folla, diventando uno tra i tanti, un'ombra tra le ombre.

* * *

Lucia si tolse il grembiule bianco decorato qua e là da macchie di sugo e sbuffò. Non poteva credere di aver finalmente finito il suo turno. Il ristorante era stato pieno fino alle quattro del pomeriggio, e fortunatamente ora la donna aveva a disposizione tutta la sera per riposare. In realtà, nonostante fosse stancante, pagare con il lavoro l'affitto per lei e per Kyle era stata un'occasione molto conveniente. La sua amica Valentina, che viveva in Spagna da parecchi anni ormai, le aveva concesso volentieri ospitalità in cambio di una mano al ristorante italiano che aveva aperto da poco e che, fatta eccezione per Gaia, la cuoca, era ancora a corto di personale. Non essendo molto esperta all'inizio non era stato facile per lei star dietro ai clienti e alle ordinazioni. Poi però, dopo qualche giorno di pratica, tutto era andato meglio, e ora Lucia sentiva di essersi un po' abituata a quel frenetico ritmo.

– Grazie mille anche per oggi! – esclamò Valentina mettendole una mano sulla spalla con gentilezza.

Lucia le sorrise e rispose: – Siamo noi a doverti ringraziare. Stiamo approfittando anche troppo della tua ospitalità... –

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⏰ Last updated: Sep 02, 2019 ⏰

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