CAPITOLO 2: INCAZZATO NERO

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Nei momenti di pausa mi piaceva sempre andare a trovare quel ragazzo baldanzoso residente in via Bak n.1, con vitto e alloggio gentilmente offerto dalla casa. Ahimè anche se doveva mostrare un po' di riguardi nei miei confronti, essendo io il padrone di casa, in principio fu difficile accedervi e parlarci. Pian piano però, andando avanti col tempo e con l'esperienza, riuscii a raggiungerlo sempre più celermente. Sino ad oggi, in cui mi basta socchiudere un attimo gli occhi per andar a chiederli cose super importanti o porgli domande apparentemente futili, come se mettere nella zuppa un po' più olio o un po' meno patate. Anche adesso se volessi potrei andarci. In quest'ultimo periodo ha anche accorciato un po' la barba e tagliato quei lunghissimi capelli che di certo non gli si addicevano, si vocifera inoltre che abbia cominciato a far attività fisica, era un po' grassottello, d'altronde stare più di sedici anni seduto su un trono non fa mica bene. Per di più ho constatato essere un buon amico, a volte irritante, ma un buon amico. Ogni tanto non avendo nulla di cui discutere ci sediamo per terra vicino a un falò, ma che dico falò, è più un fuoco da campo, appiccato in quell'enorme stanza di cui non si scorge né l'inizio né la fine. In base alle circostanze però essa assume sembianze diverse, partendo da un'aula di tribunale ad un paradiso terrestre, sino a formare anche piccoli oggetti o biomi extraterrestri. Già che ne stavo parlando vado a fargli una visitina proprio ora, prendo una pausa dalle pulizie, ho voglia di farci una chiacchierata vicino a quel fuocherello, con quel distensivo bisbiglio di legna che arde e il profumo che da essa ne scaturisce.

<<Ricordi quel giorno cosa combinasti a quei signori lì?>>

<<Sì, come potrei dimenticarlo? Una sonora figura di merda! E come li guardarono male quelle signore sedute lì vicino>> condito da una genuina risata

<<Ma come ti venne in mente di dir a quelle lady che quei lord in realtà non fossero dei ricchi commercianti ma bensì dei contadini? Non potevi farti i fattacci tuoi?>>

<<Scusa eh, ma perché non dire di esser contadini e mostrare lo charm che solo un contadino può avere, con le sue mani callose, rozze, grondanti di sudore, braccia possenti, petto ruggente e quella forza capace di poter eradicare un albero dal terreno senza l'aiuto di altri? E poi e poi, come dico sempre, di cosa vergognarsi rispetto a chi presiede cariche più elevate? Anche qui ce ne sarebbe da dire. I soldati sono gerarchicamente superiori ai contadini, ma come fanno questi a mangiare senza il lavoro di quest'ultimi? D'altronde come penso già stessi facendo mi risponderesti:

<< E come farebbero i contadini senza i soldati pronti a proteggere le mura dai nemici?>> giusto e sacrosanto. Ma converrai con me nel dire quindi che tutti facciamo parte di un ecosistema chiamato società e ognuno ha un posto in essa, dal calzolaio al consigliere del Re. Ciascuno porta qualcosa alla società, positivo o negativo che sia. Perché ancora, cosa è in fondo positivo o negativo? E' relativo. Chi uccide spesso ha delle ragioni, condivisibili o meno che siano, che sia un pazzo o un mercenario crede di aver ragione. Il Re che si imbavaglia per bene cercando di non ungersi le regali vesti con quel pollo grasso ucciso un giorno fa crede di aver ragione, ma vallo a dire alla mamma del polletto! E ancora, lasciamo perdere gli animali altrimenti inizio a pensare anche a loro e finisce che non finisco, parliamo dei poveri. Non è ingiusto nei loro confronti che il Re abbia colazione, pranzo e cena al valore di una loro intera settimana << ben retribuita >>, lasciando anche gli avanzi ai propri cagnetti, che si cibano di alimenti migliori di quelli dati da un padre povero al suo angioletto in tenera età? Per me sì che è ingiusto, ma vallo a dire al Re e forse ti risponderà che lui <<merita quel cibo perché svolge compiti assai più complessi e difficili>>. Per carità non metto bocca su ciò, ma bisognerebbe porsi qualche quesito osservando adulti e bambini emaciati per strada, che ricercano l'alimento più ricco di nutrienti al prezzo più conveniente possibile, laddove il più becero dei soldati va a sperperare i suoi danari al bordello, scegliendo meticolosamente la fanciulla con cui danzare quel giorno. Per ognuno di essi il giusto e il sbagliato sono cose diverse, come lo sono per i vincitori e per i vinti, per gli assediatori e gli assediati. Ahimè dev'esserci sempre uno sconfitto e un vincitore, ancora non siamo riusciti a sottrarci a questa legge naturale sacrosanta e legittima negli sport, un po' meno nella società. Da ciò capiamo come la morale è soggettiva e che il relativismo su molti temi regna sovrano. Non su tutto secondo me, ma non mi va di parlarne adesso, sai che poi pensare troppo mi fa venire mal di testa. Quindi sì, ognuno gioca un ruolo più o meno cruciale nella società e meriterebbe un posto in essa, dato che tutto è relativo quando ne si discute. Eccetto per i ladri e i delinquenti però. Quanto odio quella feccia che si nasconde dietro false giustificazioni come <<ho perduto i genitori>>, <<non trovo lavoro>> , <<mia moglie si è portata via tutto>> et similar. Loro sono peggio dei Re che guardano il popolo rinsecchito e non percepiscono le reali condizioni o fanno finta, il che è peggio. Insomma sono feccia, ma non quanto coloro che apertamente eseguono atti illeciti. Anche se a essere sinceri, ecco... tollero il ladro laddove esso sia mosso da motivazioni realmente genuine e non derubi i poveri, o i benestanti, insomma... derubate i ricconi che fra un mese avranno la stessa cifra se non il doppio, ma non toccate tutti gli altri. Anche qui però mi sento di contraddirmi, in quanto credo che ognuno si sia guadagnato quel che ha, quindi se un nobile ottiene cinquanta ori al mese... beh beato lui che riesce a portar avanti così bene la sua economia. Un discorso ipocrita e contradditorio che fa acqua da tutte le parti, spero di riuscire ad avere le idee chiare un giorno, per ora, come ben sai, su questo argomento sono molto confuso. Io sono un bastardo e mia madre una puttana e per fortuna la mia morale non mi permette di derubare gente... o almeno non quella onesta. Perché sì lo sai bene che ogni tanto qualche furtarello a un ricco commerciante mi scappa, ma dai su, lui non mi rispetta perché quando chiede il mio nome e cognome, prima di vendermi la merce e io gli rispondo:

IN GUERRA CON SE' STESSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora