Capitolo 27

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Sotto la doccia, lascio l'acqua libera di scorrere lungo il mio corpo, le braccia, sulle numerose lineette rosse che costellano la mia pelle.

Permetto all'acqua calda di cullarmi per un altro po', poi decido di uscire ed asciugarmi.

Pochi minuti dopo sono già pronta. Indosso una maglia extra large e un paio di jeans attilati. Quando scendo, vado in salone e mi butto sul divano. Mi rilasso e mi metto a canticchiare a bassa voce.

Mi sento felice, per la prima volta.

Mi sento...viva.

- Non sapevo che cantassi così bene.

Mi volto di scatto, aggrappandomi allo schienale del sofà. 

- Non canto da quando avevo sette anni - ammetto.

- Be', dovresti farlo più spesso...come dovresti metterti più spesso quei jeans attillati - dice Adam con un sorriso malizioso. -Ti stanno da favola.

Arrossisco, non abituata a ricevere complimenti di questo tipo, ma la dolce atmosfera viene spezzata dalla voce lontana di Malcom, che chiama il figlio dallo studio. 

- Arrivo! - grida di rimando Adam, senza staccare gli occhi dai miei.

Quando poi si allontana, decido di tornarmene in camera mia, dove apro l'armadio. In fondo ad esso giace il mio borsone, dove è ancora riposta la mia lametta, al sicuro. Per un momento penso di prenderla e gettarla via, liberarmene per sempre; poi però penso a quanto abbia significato per me.

Non puoi liberartene. È la voce insidiosa nella mia testa. La scuoto, come se volessi liberarmi dai pensieri cattivi, poi mi lascio cadere sul letto.

Poco dopo sento un lieve bussare alla porta ed Adam entra nella stanza.

Ha una strana espressione sul volto, così mi sollevo sui gomiti per osservarlo meglio.

- Ehi - mormora, abbozzando un sorriso. 

- Ehi, - sussurro di rimando, - tutto okay?

Annuisce mentre si avvicina.

- Non è vero. C'è qualcosa che non va. 

Adam sospira, passandosi una mano sul viso.

- Ecco, vedi, Lenah...mio padre ed io abbiamo parlato dei tuoi incubi e del tuo passato. Sei ancora molto scossa, ed è normale...

- Non credi che io abbia visto Margaret stanotte, non è così? Ma era lei. In carne ed ossa - lo interrompo.

- Credo che probabilmente tu fossi solo stanca e che lo stress ti abbia giocato un brutto scherzo.

- Hai detto che ti fidi di me, che mi credi.

- Ed è così. Ma conosco apsetti della psicologia umana e so come in casi come questi la mente possa prendersi gioco di noi.

Scuoto la testa, con un lieve sbuffo. Incredula, faccio vagare lo sguardo per la stanza, senza mai posarlo su di lui, in piedi di fronte a me.

- Guardami, Lenah. Ascoltami - supplica, sedendosi accanto a me. 

- Io l'ho vista, Margaret.

- Va bene. Ti credo, davvero.

- Io invece non credo a te, adesso - rispondo in un sussuro.

Siamo vicininissimi. 

Adam sospira.

"Io ti credo, Lenah."

"Ma voglio anche proteggerti."

Resto in silenzio.

Il suo viso è vicinissimo al mio.

È talmente vicino che riesco a vedere la piccola sfumatura dorata nel nocciola dei suoi occhi.

È talmente vicino che il suo respiro caldo mi solletica la pelle, lo sento sulle labbra.

E poi, la distanza viene annullata.

Una semplice mossa, un semplice gesto.

Adam si sporge verso di me e mi bacia.

Mi lascia una lunga scia di piccoli baci sulla guancia. Ma è quando la sua bocca si poggia sul mio collo, che il mio cervello si spegne. Le sue labbra si posano delicate sulla mia pelle, facendomi venire piccoli brividi di piacere. Dalla clavicola, risalgono fino alla mandibola, arrivando all'angolo della bocca.

Quando la sua bocca si poggia sulla mia, ormai non capisco più niente, ma mi irrigidisco lo stesso.

Il bacio, inizialmente innocuo, diventa sempre più appassionato. Adam mi bacia con passione, voracità e avidità, ma lo trovo ugualmente di una dolcezza indescrivibile.

Adam mi stringe a sé, una mano aperta sulla mia schiena e una sulla mia nuca.

Le mie mani, invece, stringono i suoi capelli così forte, che ho paura di fargli male.

Dopo pochi minuti, Adam si stacca da me ed entrambi prendiamo dei respiri profondi.

Il suo respiro è affannoso, e anche il mio.

Il mio cuore batte all'impazzata e temo di morire d'infarto.

Mi sento le labbra gonfie, ma la mia anima è colma di gioia, per la prima volta.

Non riesco a trattenermi e sorrido.

Anche Adam sorride.

- Volevo farlo da quando ti ho vista sul divano in salone, il primo giorno.
Che cosa? Lui mi odiava, e invece ha da sempre desiderato baciarmi?

Questo pensiero mi lusinga e mi riempe di felicità.

Sento che potrei avere un attacco di ridarella da un momento all'altro.

Credo che sia così innamorarsi.

Credo che mi sia innamorata di Adam Smith.

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