[一] Altschmerz

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ship: Soukoku
song: Bored (Billie Eilish)

altschmerz: L'affaticamento con le solite vecchie questioni che hai sempre avuto. I soliti noiosi difetti e ansietà che hai masticato per anni.

Quando te ne sei andato, quattro anni fa, mi sono sentito sollevato

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Quando te ne sei andato, quattro anni fa, mi sono sentito sollevato. Ti avevo amato per così tanto tempo che avevi iniziato a farmi male, e non avevo più voce per dirti di restare, avendola usata tutta per ripeterti migliaia di volte quanto ti amassi. Abbiamo masticato insieme le stesse paure e le stesse ansie di quando avevamo quindici anni, e adesso che siamo grandi continuamo ancora ad avere paura di piangere, anche se ogni tanto, sotto la pioggia, ci piaceva fingere di farlo. Non cambieremo mai. Non cambierò mai. Eri tutto il mio dolore, ma mi piaceva viverti. O forse ero solo masochista. Sto imparando a piangere, ma non sono ancora tanto bravo. Ogni tanto mi manchi, ma non è niente di cui preoccuparsi. Passerà. Passerà tutto.

Quando ti ho conosciuto cercavo me stesso, ma ho finito solo per perdermi nei tuoi labirinti di sguardi. Sto ancora cercando di ritrovare il coraggio che mi hai perso. Credo stia vagando incoerentemente negli angoli della tua iride. Eravamo entrambi giovani e già stanchi della vita. Dicevo di odiarti per non farti sentire il mio cuore agitarsi contro le costole. Ci piaceva mentire su ciò che pensavamo l'uno dell'altro, e allora ti feci credere tutto il contrario di quello che macinavo nella testa. Ma tu eri bravo a guardarmi dentro, e quando mi leggevi negli occhi non avrei potuto mentirti neanche se avessi voluto. Un po' te ne approfittavi. Mi scavavi nel cervello con le unghie e io mi sentivo come squartato quando dissotterravi cadaveri dalla mia scatola cranica come se quello fosse stato l'unico modo per conoscere la mia rabbia. Oh, Dazai, tu non sei mai riuscito a conoscermi. Ti bastava amarmi. Ci bastava a entrambi. Sai, potrei dire di essere la persona che ti conosce meglio al mondo, ma invece non ti ho mai compreso veramente. Ci siamo solo illusi di farlo. E mentre tu dissotterravi i miei silenzi, io immaginavo di scioglierti le bende e di scoprire ad uno ad uno il significato di ogni cicatrice. Di leggerti la pelle come tu mi leggevi i pensieri. Due adolescenti che si conoscono davvero non avrebbero speso tutto questo tempo a scoprirsi. Due adolescenti, sicuramente, non si sarebbero amati nel modo distruttivo con cui ci siamo frantumati noi. E l'incapacità di raggiungerti è solo uno dei tanti dolori che ho masticato negli anni fino a spaccarmi tutti i denti.

A sedici anni passavamo tutti i pomeriggi insieme. Non c'era bisogno di chiamarci, di metterci d'accordo. Ci trovavamo sempre. Io insultavo ogni tuo particolare, ogni tuo gesto, rispondevo a ogni tua frase pronunciata con falsa cattiveria. Mi piaceva inventare un odio che non esisteva. Era il mio modo per nascondere ciò che provavo, anche se so che non ci hai mai creduto veramente. Era un odio grottesco, il nostro. Un odio così schifosamente falso che quasi mi vergognavo di stare al gioco. Bevevamo vino, anche se non avevamo l'età giusta per farlo. Io fumavo sigarette, ma tu non hai mai voluto provare. Avevi paura di morire? O forse avevi solo paura di star male? Mi piacevano i tuoi sorrisi languidi. Mi piaceva quando poggiavi la testa sulle mie gambe dicendo di essere stanco e fingendo di volermi dare fastidio. Mi piaceva quando mi svegliavi alle tre di notte per dirmi di venirti a prendere dopo un tentativo di suicidio finito male. Ti rispondevo sempre con un Vaffanculo mentre il cuore sembrava volermi schizzare via dal petto dal sollievo. Mi piaceva il modo in cui impugnavi la pistola in missione e lo sguardo che avevi mentre uccidevi. Quello sguardo non era lo sguardo di un essere umano. Chi era il vero Dazai: quello che stava con me o quello che non sentiva niente? Mi fa paura non conoscere la risposta a questa domanda.

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