L'ufficiale guardava verso le montagne ricoperte di una ritta compatta boscaglia verde.

Pareva non sudare nemmeno nell'uniforme, con il berretto che gettava l'ombra diagonale a tagliargli parte del naso, però Philippe notò che la parte di viso esposta al sole era arrossata. Si era chiesto molte volte il perché di un gesto del genere. Non fidava nell'umanità, non dopo la denuncia. Le SS usavano a volte le donne delle Divisioni della Gioia, ma lì a Schirmeck non esisteva un puff(1) e un buco non differiva da un altro. Per uomini costretti all'astinenza, bocche vagine e ani avevano la stessa attrattiva. Magari la bestia del Gévaudan aveva intenzione di istituire un edificio speciale, un Sonderbauten, e cercava prostituti in cambio di cibo e gentilezza.

Scommetto che in un gesto che deprecano troverà una ragione per trasformarlo in insegnamento. O magari ci ammazzerà dopo averci usati. Sceglierà quelli che mantengono un aspetto decente, che non hanno nasi da ebreo o visi butterati, corpi abbastanza solidi da non soccombere durante l'amplesso ma non forti a sufficienza da contrastarli. Voleva comprarmi per sé con le salsicce.

Philippe sapeva che si era deboli quando si era nudi. Che si era deboli quando si era amati. Era facile, per lui, sviluppare l'istinto di compiacere la persona che aveva scelto e lo ricambiava. Da Foix era salito a Parigi innumerevoli volte negli ultimi cinque anni, infischiandosene dei rischi a seguito della Notte dei Lunghi Coltelli. Aveva frequentato i locali dove le ballerine danzavano con le giarrettiere a vista – uno spettacolo impensabile per i suoi genitori.

Con il tempo aveva imparato a capire quali fossero i segnali muti che gli uomini a caccia inviavano ad altri uomini.

Cinque anni di viaggi, di grandi felicità e strazi impensabili. Philippe aveva scritto lettere e biglietti in molti luoghi diversi, con un sorriso d'euforia e i termini peggiori. In un caso aveva disegnato quello che avrebbe desiderato fare al giovane dai capelli rossi che aveva incontrato in un Café. Aveva fatto l'amore coi vestiti addosso e i bottoni aperti dei calzoni in un boudoir, in piedi di fronte a uno specchio tondo, con la moglie dell'uomo al piano inferiore che riceveva delle amiche. Una volta si era masturbato fissando il quadro dell'evangelista Luca appeso nella stanza di un ostello, perché il viso del santo gli ricordava un ragazzo che aveva notato in treno.

Con la mente, Philippe era sprofondato fra i sotterfugi che gli permettevano di dormire fra le braccia dell'amato, quando avvertì su di sé gli occhi della SS. Volse appena lo sguardo, il mento poggiato sopra la spalla, ed ebbe la conferma.

L'ufficiale chiamò 55694 a sé nel solito modo, con la stessa voce autoritaria, e il prigioniero abbandonò la pala e gli si avvicinò.

I due fecero la stessa strada che Philippe aveva fatto a intervalli nelle ultime sei settimane. Quando si chiusero nell'umidezza fresca del magazzino, l'ufficiale gli si rivolse in francese.

«Tu non mangi. Tu dimagrisci. Tu è... tu butti il cibo, che è buon cibo.»

Philippe fissava il pavimento che aveva lo stesso colore dei suoi zoccoli di legno.

«Perché?»

«Lo divido con gli altri.» Le parole gli uscirono con facilità, era abituato. "Mamma, a Parigi sono impiegato in una fabbrica, leggo agli operai che lavorano. Il caporeparto dice che sono bravo, che ho un'ottima dizione." Metteva i franchi sul tavolo e sua madre lo guardava con la stessa espressione che aveva adesso la SS.

L'ufficiale gli diede le spalle, andò alla mensola, aprì una scatola, ne trasse la solita salsiccia e si voltò dirimpetto il prigioniero. «Guarda» disse, con l'accento che rivestiva di una corazza il francese. Portò alla bocca la carne, dischiuse le labbra – Philippe provò la vecchia sensazione, il giorno ventoso in cui a dodici anni aveva sussultato per la prima volta con lo spasmo che seguiva un'erezione, che seguiva un desiderio che si era formato inarrestabile in piccole insignificanti tappe –, morse un pezzo che sparì contro il palato e oltre il cancello bianco dei denti. Masticò con pochi rapidi movimenti, riaprì la bocca e tirò fuori la lingua, un gesto buffo che non fece ridere un prigioniero ormai catturato dall'infiacchimento impossibile da arginare. «Guarda. Ho mangiato. Non c'è veleno.»

La SS rimise la salsiccia non più integra sulla mensola e si accostò.

Philippe annusò un leggero sbuffo di sudore, nient'affatto sgradevole alle sue narici. Aveva percorso con il naso e con le labbra corpi di uomini che possedevano ciascuno la propria nota, e l'odore del tedesco gli piaceva. Non si accorse che fissava la SS, gli occhi screziati e le labbra che avevano il lucore dell'unto. Per un istante aveva ceduto, e la mente gli stava suggerendo di accettare, di rischiare. La ragione non poteva esistere in un corpo denutrito.

L'ufficiale abbassò e inclinò la testa. La visiera del berretto colpì la fronte di Philippe e la SS si fece indietro. Le dita salirono ad afferrare la visiera e il berretto si sollevò in un unico gesto. Tenendo il berretto con la mano destra, il soldato tornò a incombere sul ragazzo che gli muoveva il sangue nello stesso modo in cui la motocarrozzetta risaliva i tornanti delle montagne. Gli poggiò le labbra sulla bocca.

Philippe reagì per abitudine e accolse il soffio che gli solleticò il palato. Con gli occhi aperti, sorbì il sapore di cibo del bacio e gli parve di tornare a essere un uomo e non la forma con la casacca a strisce che strascicava gli zoccoli alle cinque adunate giornaliere e lavorava senza sapere di costringersi per sopravvivere e amava e cercava di custodire ciò che era.

La SS si scostò. Non aveva cambiato espressione, i suoi lineamenti ariani non si erano addolciti né aveva perso in imponenza.

Ma a Philippe parve ridimensionato. Contemplò in un'estasi i capelli corti e biondi, i pori che sulla parte destra del viso erano rosa e sulla sinistra rossi, le rughe sottili, solchi di un'età che la fatica approssimava rapidamente.

«Mi chiamo Andreas.»

Philippe lo sapeva, ma un nome restituisce un'umanità e non bisogna vedere come umani i propri torturatori. Non sono cristiano, me ne infischio della pietà, non amerò i miei nemici, aveva detto a un prete a cui molti prigionieri chiedevano consolazione. Quando i compagni di baracca gli avevano spiegato: "Quello si chiama Jüttner e pare sia parente del comandante del Corpo di addestramento dei reparti d'assalto, non farlo incazzare, lui aveva risposto: «Non me ne frega niente. Devo solo rispondere, non chiamarlo.» Loro gli avevano chiesto: «Ma cosa ti porta a fare nel magazzino?», perché non erano stupidi e non vedevano segni di morsi o percosse. Lui aveva risposto: «Mi fa spostare i sacchi, mi fa annusare il cibo che non posso mangiare.»

Me ne infischio, pensò di nuovo Philippe, ma il pensiero aveva un altro significato adesso.

«Philippe» disse l'ufficiale all'orecchio del prigioniero. «Philippe.»

Qualcosa nel ragazzo francese, dentro il profondo luogo oscuro in cui era nata la sua disposizione d'animo, dissipò ogni cosa aveva pensato nelle sei settimane precedenti. Philippe sentì la stoffa dell'uniforme grigioverde che premeva sulla casacca e sotto, sulle costole che erano dure come bottoni e ricurve come quarti di luna crescente. Per un istante pensò a staccarsene una, un osso del desiderio che avrebbe allungato verso Andreas Jüttner per vedere a chi sarebbe rimasto il pezzo più lungo e la speranza. Una volta l'aveva fatto, aveva rotto un osso di pollo ed era toccato a lui gioire, mentre il giovane che aveva più amato si era intascato il frammento corto.

L'ufficiale baciò la fronte del prigioniero dove s'era manifestata la macchia rosa del livido della visiera. Tornò alla mensola, appoggiò il berretto e prese la salsiccia, ne staccò un pezzo piccolo con un morso, lo tenne fra i denti e si diresse verso 55694, gli posò una mano sulla guancia, avvicinò il viso e spinse il pezzo di carne nella bocca semiaperta dell'altro.

Philippe masticò con lentezza la consistenza cedevole, morbida, speziata.

Sul viso della SS era comparso un sorriso esangue,i bordi tremavano. «Mangia. Non morire. Non morire.»

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(1) Espressione usata nel Campo per definire un bordello.

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