Cap. 2

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<< Quindi tu saresti il vero mago Merlino? Quello con il cappello a punta, la tunica e la barba lunga? >> gli chiesi perplesso.
<< So che non ci crederai, ma si, sono io. Anche se, come vedi, non porto cappelli, indosso dei normalissimi jeans e ho una leggerissima barba. Ti avevo avvertito che mi avresti preso per  pazzo, ma prima di dirmi la tua opinione aspetta che ti racconti tutto. >>

Nei giorni seguenti, per Merlin fu difficile nascondere il suo segreto ad Arthur, diventando più schivo, taciturno e irritabile.
Dopo anni (o meglio, dopo secoli secondo quanto rivelato da Gaius) il moro aveva finalmente trovato un amico, qualcuno con cui si sentiva inspiegabilmente legato ed in sintonia nonostante fossero molto diversi, e aveva paura che, se il biondo avesse scoperto la sua vera natura, si sarebbe allontanato.
Il rapporto tra i due ne risentì, dando luogo a litigi vari.
Una mattina, durante uno di questi litigi, nel retro bottega della libreria, Arthur decise di prendere il toro per le corna.
<< Mi spieghi che cavolo ti è successo?! È da quella sera a casa mia, quando sei praticamente scappato, che ti comporti in modo strano! >>
<< Non è successo niente, va tutto bene! >>
<< Non mi sembra! Sei sempre all'erta, come se da un momento all'altro potesse accadere qualcosa! >> poi prese fiato, gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla. << C'è qualcuno che ti ha minacciato? Qualcuno che ce l'ha con te? Di cosa hai paura? >>
<< Paura? Io? Io non ho paura di niente e di nessuno! >> rispose Merlin sbigottito.
<< Oh andiamo Merlin! Ti conosco! È chiaro che sei spaventato da qualcosa, non serve che tu lo nasconda. >>
<< Come fai a dire di conoscermi? Ci siamo incontrati per la prima volta un anno fa! Non mi conosci affatto in realtà! >>
Si pentì subito di ciò che aveva detto quando notò lo sguardo preoccupato (che non aveva neanche notato prima) di Arthur diventare semplicemente ferito.
<< Hai ragione, non ti conosco. Forse però avrei voluto conoscerti, ma è evidente che tu non sei d'accordo. Quindi è meglio che io me ne vada prima di darti altro disturbo. >>
Il rumore della porta della libreria che veniva sbattuta sembrò arrivare fin dentro le ossa di Merlin.
Il moro corse fuori a cercarlo, senza neanche prendere un ombrello per ripararsi dal temporale che imperversava da ore sulla città.
Lo trovò in una piazzetta poco lontana, seduto ai piedi di una grande quercia con le radici che sembravano formare un nido dentro cui si era riparato Arthur.
<< Sembri un pulcino. Un enorme pulcino bagnato. >> gli disse Merlin sedendoglisi accanto.
Non ricevette risposta.
<< Rischi anche di ammalarti, e poi chi la sente la tua manager se non puoi andare a quel photoshoot di.. di chi era? Beh non importa il nome, il punto è che Vivien non te lo perdonerebbe. >>
<< Che vuoi Merlin? >>
<< Io... Volevo scusarmi per ciò che ti ho detto. Non lo pensavo davvero. >>
<< Però hai ragione: non ti conosco davvero. Ad esempio, non so chi sono i tuoi genitori, né dove sono. Non so quand'è il giorno del tuo compleanno e non so che scuola hai frequentato o se ti sei laureato. >>
<< In compenso, sai che mi piace il rosso, che sono vegetariano, che amo le moto e che sono un idiota >>
<< Beh, l'ultima è palese. >>
<< Ogni tanto si. >>
Restarono per qualche minuto in silenzio, ascoltando il rumore della pioggia delle foglie di quercia che gli facevano da riparo.
<< Il 4 luglio. Sono nato il 4 luglio. E, se può consolarti, neanche io so bene chi siano i miei genitori, dato che sono morti molto tempo fa ed io non ricordo niente di loro. Ho frequentato una scuola a qualche isolato da qui, ero anche molto bravo, avevo la media più alta dell'anno, ma non mi sono iscritto all'università. >>
<< Ero sicuro che tu fossi un secchione! >>
<< Lo ero, ma sentivo che il mio destino era lavorare nella libreria di mio zio, mi sento a casa lì. >>
Finito di parlare si accese una sigaretta e guardò Arthur, mentre le domande che si poneva su di lui da quando aveva cominciato a ricordare diventavano di colpo più insistenti, ed il peso delle sue nuove scoperte su sé stesso pesavano di più davanti agli occhi blu del biondo.
<< Arthur.. >> sospirò avvicinandosi, senza far caso al fumo che finiva addosso all'altro. << Tu... Credi nella reincarnazione? >>
Lui non si aspettava di sicuro quella domanda in quel momento, in altri casi sarebbe scoppiato a ridere, ma avvertiva una strana tensione in Merlin, vedeva qualcosa di troppo simile alla disperazione negli occhi di solito allegri del moro, per cui inghiottì a vuoto e gli rispose sussurrando, come se gli stesse confidando un segreto.
<< Si, io credo nella reincarnazione. E credo che quando due persone sono molto legate, finiranno per ritrovarsi in una qualche vita futura. O almeno lo spero. >>
Altri ricordi presero forma nella mente di Merlin, ricordi fatti di nottate passate davanti al fuoco spalla a spalla con qualcuno di cui non ricordava ancora il volto, ma ricordava ciò che provava: un persistente senso di protezione e smisurata fedeltà.
Lo stesso che in quel momento provava stando accanto ad Arthur.
<< Potrebbe valere anche per noi due? Secondo te, potrebbe essere possibile che in una vita precedente noi ci fossimo già incontrati? >>
<< Forse si, ma non possiamo saperlo con certezza. Solo uno stregone potrebbe dircelo >> rispose ridendo Arthur, buttando la testa all'indietro come faceva sempre quando si sentiva particolarmente felice.
Merlin invece in un primo momento si irrigidì, sentendo la magia dentro sé avere un sussulto quando Arthur aveva pronunciato la parola "stregone".
<< Tu credi alla magia? >> gli chiese con i battiti del cuore accelerati.
<< Che domande che mi fai oggi... Comunque si, anche se ne ho un lieve timore: una persona con dei poteri magici potrebbe fare qualunque cosa, potrebbe farmi credere il falso, costringermi a fare cose che non voglio, potrebbe farmi di tutto... >>
<< Io penso che dipende da chi la usa, perché in fondo è come una spada: può essere usata per ferire, ma anche per difendere, per uccidere o per salvare qualcuno. >>
Arthur ci pensò un po' su, prima di rispondere.
<< Hai ragione. D'altronde io non so niente della magia, e non si giudica ciò che non si conosce.>>
Restarono di nuovo in silenzio, la pioggia che continuava a scendere indisturbata, incurante di loro due seduti così vicini da unire un po' i loro profumi e di sentirsi uniti a loro volta.

Little Talks (Merthur)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora