Capitolo 1: Maledetti piatti [1/2]

2.2K 138 76
                                    

─ Oh! Hai davvero osato riapparire da queste parti.

Jungkook notò come tutti gli occhi si infocavano su di lui. Sua sorella e le sue quattro impiegate; tutti gli occhi lo guardarono.
Sorrise come lui sapeva fare, gettando il suo zaino a una delle impiegate nel mentre che si spogliava della sua giacca di pelle nera, facendola scorrere per il suo stanco corpo di 20 anni, dando poi una occhiata a ciò che aveva di fronte. La casa era uguale a come l'aveva lasciata tre settimane fa, l'unica cosa cambiata era il tavolo della sala da pranzo, che si trovava pieno zeppo di piatti.
Il suo sorriso da mascalzone si allargò, guardando a quella che è sua sorella.

─ Perché non sarei dovuto apparire? Non hanno a caso mandato l'autista a cercarmi?

─ Non lo so, ho pensato che saresti rimasto a fare quello che ti piace...

Puttana. Facendo quello che mi piace, ha detto? Pensò Jungkook.

Mh, forse, Somi aveva ragione. Ad ogni suo ritorno da un viaggio, se ne andava in un qualunque Pub vicino e finiva per scopare con mezza città.
Sì, certo, era strano che oggi non si trovasse a fare "quello che gli piace".

─ Perché? Alcune delle tue amiche sono disponibili, sorellina?

─ Idiota.

─ Se è così, solo avvisami e passami l'indirizzo. No, no, di' loro di venire qua, perché chi farà il favore sarò io.

─ Sei un maiale, oggi vuoi davvero morire...

Jungkook represse una risata, lanciandole la giacca in viso e camminando verso la tavola per sedersi a trangugiare tutto il possibile.
Se oggi non ci sarebbe stato sesso, almeno c'era il cibo, no?
Prese un piatto di fronte all'incredulo sguardo di sua sorella e lo riempì di spaghetti, portandoli successivamente in bocca.

─ Jungkook, che bello averti presto. Com'è andata a Boston? ─
La voce di suo padre lo fermò immediatamente. Gli spaghetti toccarono la sua bocca ma codesta non arrivò ad assaggiarli.
Si alzò sfoggiando il suo miglior falso sorriso. Sua madre lo osservava con il viso più serio che avesse mai visto in vita sua, piena di quelle enormi stupidaggini attorno al suo polso, orecchio e collo.

─ Ho pensato sareste tornati più tardi e avevo molta fame. ─ Si inchinò svogliatamente e tornò a sedere, guardando il suo piatto di spaghetti.
─ Non è successo nulla di interessante a Boston, è stato tutto molto noioso ma credetemi che ho dato il meglio di me.

Sì esatto, aveva dato il meglio di lui: svuotando tutte le bottiglie dell'hotel, toccando tutti i culi esposti in piscina, avendo sesso in acqua, portando più persone possibili in camera sua e, durante la riunione d'impresa, provarci con le donne più mature.
Jungkook senza ombra di dubbio aveva dato il meglio di sé.
Osservò come tutti prendevano posto a tavola.

  ─ È riconfortante sapere che ti stai interessando di più, sai che è per il tuo bene. Devi cominciare a prepararti per prendere in carico la compagnia. ─ Parlò sua madre all'improvviso, alzando la mano verso le impiegate in uniforme.
─ Servici il vino e vieni a portare via alcuni piatti.

Prendere il controllo dell'azienda? Questa era la cosa più sciocca che avesse mai sentito in tutta la sua vita, ma non disse nulla e si limitò a portarsi il cibo in bocca, maledicendo nella sua testa. In realtà aveva accettato andare a Boston solo per due ragioni. La prima era perché poteva così ventilare i neuroni e scopare con straniere. La seconda, ovviamente, era che se non lo faceva suo padre era capace di amputargli i testicoli e diseredarlo dalla famiglia. Letteralmente.

Due delle impiegate si avvicinarono rapidamente, ritirando alcuni piatti in silenzio.

─ Portami un bicchiere di succo all'arancia, con tre cubetti di ghiaccio all'interno. ─ Somi accavallò le gambe, senza prestare attenzione al cibo che le si trovava in fronte. 
─ Muoviti, mi fa male la gola.

L'anziana annuì immediatamente, andando poi sicuramente in cucina.

─ Come vanno i negozi a Boston? C'è molta accettazione aziendale?

Jungkook non mosse lo sguardo dal suo piatto, continuò solo ad assorbire i fili di spaghetti bruscamente, prendendo poi un poco di insalata nel suo piatto. Non gli fregava un cazzo dell'accettazione che avevano i negozi a Boston, ma non poteva di certo sputarlo così.

─ Certo, c'è accettazione ovunque...

─ Lo so, ma non so se è buona idea investire troppi soldi da quelle parti. Dovrò analizzare meglio nella prossima riunione.─ Interruppe suo padre, bevendo un sorso dalla sua coppa. ─ Sì, devo assolutamente cominciare ad espandermi e Boston è una buona idea.

Sì, cazzo. Mentre a lui non gli manchino i soldi, la sua famiglia può construirsi tutte le cazzo di aziende che vogliono e strusciarsi su di esse anche. Aveva voglia di uscire da quella casa, montare sulla sua macchina sportiva, andarsene al pub più vicino e mandare a fanculo questo pessimo numerino di cena familiare.
Però doveva tollerarlo; anche perché i suoi genitori non avrebbero tardato a dissolversi in fumo e volare via in un altro paese, lasciandolo così libero in casa. Al solo pensiero di sentire nuovamente la liberà, fece un grosso respiro e bevve tutto il vino.

Vino di merda. Non aveva nemmeno una goccia di alcool, da dove stra cazzo lo avevano preso?

─ Jeon Jungkook, non bere così in fretta.
Lo riprese l'uomo enorme, guardandolo con occhi severi.
Nonostante ciò, Jungkook solo continuó a giocare con la coppa tra le sue mani, riuscendo ad individuare il suo riflesso: la sua camicia bianca, i jeans neri e i suoi capelli in disordine a causa del viaggio.
Era ridotto come una merda, anche se sicuramente molti si sarebbero 'proposti' al vederlo così.

─ Ma a che ore pensa portarmi il succo?? Non lo porterà mai??

Il donnaiolo alzò gli occhi al cielo, girando la sua testa verso la cucina.
I suoi occhi neri tornarono disinteressati ed erano sul punto di ritornare al piatto, quando ad una certa qualcosa in cucina attirò velocemente la sua attenzione, riuscendo a fargli leccare le labbra.
Stava vedendo bene? Quel fottuto culo che aveva di fronte ai suoi occhi apparteneva a qualcuno in casa?
Le sue labbra si inumidirono con la sua lingua nuovamente, non volendo perdersi alcun movimento di quel bel proporzionato culo.

Wow, c'era un'ospite non presentata in casa o la sua visione diventò improvvisamente pornografica e stava avendo allucinazioni di culi perfetti? No, definitivamente era reale.
Il suo oscuro e lascivo sguardo scese fino alle sue gambe, maledicendo a chiunque fosse quella donna per star indossando dei lunghi pantaloni neri.
Si morse il labbro con inquietudine, mandando maledizioni pure alle scale: si interponevano alla sua visione, evitando così che vedesse dalla vita in sù.
Vabbè, al meno poteva osservare la parte migliore, vero?

Si immaginò posando le sue mani sul quel culo, ma la sue fantasie vennero dissipate al notare come "la proprietaria del bel culo" si avvicinava velocemente a loro.

Oh merda... il divertimento era realmente arrivato quando meno se lo aspettava.

Udì il tintinnio dei bicchieri al sentirla approssimarsi. Un sorriso fiero si formò sulle sue labbra.
Sicuramente era un'altra impiegata che era stata recentemente contrattata e aggiunta al personale, ma la sua etica di "una buona scopata di una notte" non faceva alcuna discriminazione.
Quindi, avere sesso con il personale di servizio, era totalmente ammesso.
Soprattutto se il personale era dotato di quel culo. :0

Prese la coppa di vino tra le sue mani, mentre ascoltava che gli altri avevano una conversazione su qualcosa che non era di suo interesse.
Finalmente, bel culo, apparse di fronte a loro, sterminando con tutte le sue aspettative.

─ Ecco il suo succo...signorina Jeon...perdonatemi l'interruzione.

Ma che cazzo?!

Ma che cazzo?!

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Innocent ○ °•KookTae•° [IN PAUSA] Where stories live. Discover now