Capitolo 6

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Ritorno al passato
«Avanti, Isabelle. Metti una mano qui» — sussurra pacatamente il ragazzo, prendendo le mani della ragazzina e portandole sui suoi fianchi. — «Non aver paura. Sai che sei la più brava» — mormora al suo orecchio, cercando di essere più seducente possibile. Ma no, non è seducente. Ad Izzy fa ribrezzo. E fanno ribrezzo le sue mani sul suo corpo. E gli fanno vomitare le sue labbra che percorrono il lobo del suo orecchio.

«Per favore» — sussurra Isabelle, supplicandolo con la voce che trema e gli occhi che pizzicano. Due semplici parole per esprimere il dissenso. Due parole che urlano un no che è grande quanto una casa. Ma non ce la fa. Non riesce a dire quelle due paroline. Non ce la fa ad opporsi. E sente che le forze la stanno abbandonando. La vista si fa sempre più nitida. Il cuore sembra martellarle nel petto. E non ha più la salivazione. Le mani tremano e le gambe cedono tra meno di dieci secondi. Il ragazzo continua a vagare le sue mani sul suo corpo. E Isabelle continua a sentire la terra mancarle sotto i piedi.
Alec, dove sei, per favore, riesce a pensare solo nella sua testa, con la speranza che suo fratello possa salvarla come la salva la sera quando fa gli incubi e si rifugia nel suo letto e Alec le racconta storie mitologiche per distrarla. Ad Isabelle non piace la mitologia, però Alec sa distrarla. E allora le va bene anche sentire la storia del Minotauro, basta che Alec allontani i brutti pensieri da lei.
Qualcuno allontana Isabelle dal ragazzo. Sente una forte presa sui suoi fianchi, ma stavolta regge. Non si spaventa. Conosce quelle mani. E anche se sono possenti, sono le mani più buone che esistano al mondo.

«Alec» — riesce a sussurrare, con le lacrime che percorrono le sue guance, mentre si piega in due e si accovaccia sulle ginocchia. L'anima le brucia. E sente un fuoco ardere dentro di lei. Non capisce ciò che la sta circondando. Riesce a sentire da lontano il rumore di uno schiaffo, quelli forti, e che le fanno girare la testa al solo pensiero. No, non ce la fa.
Schiaffi. Si tappa le orecchie con le mani per sfuggire a quel suono disgustoso. E non sa se sono le orecchie otturate o sta davvero cedendo, perché non riesce a sentire altro che delle voci che urlano il suo nome.
Sente di nuovo delle mani sui fianchi, e si rilassa nuovamente quando riconosce il proprietario di quelle mani. Poi, lo stordimento prende il sopravvento, e Isabelle non sente altro che un eco di voci e gli occhi farsi sempre più pesanti.

*** Ritorno al presente
«Izzy» — sussurra di nuovo Magnus, dando dei colpi alla porta con la mano. La testa gli gira, ma non può cedere proprio adesso che la sua amica ha bisogno di lui. — «Izzy, sono Magnus, per favore» — la supplica, posando la testa sulla porta e ascoltando i singhiozzi strozzati di Isabelle.

«Ma.. Magnus» — bofonchia la ragazza per la prima volta da quando Magnus è lì. Gli occhi gli si fanno lucidi nel sentire la sua amica stare male.

«Mi fai entrare, per favore? Non preoccuparti se non sei del tutto vestita. Lo sai che per me non c'è problema» — dice Magnus, con la voce che gli trema, tentando di sdrammatizzare la situazione così drammatica. Sente Isabelle schioccare le labbra in un piccolo sorriso, e il cuore gli diventa più leggero, anche se continua a pompare come un matto.

«Sono vestita» — mormora dall'altra parte. Sente la chiave girare nella serratura della porta, e poi uno scatto, segno che la porta è aperta. La spalanca, richiudendola con un calcio alle sue spalle e sente l'ossigeno non arrivare al cervello quando vede la figura di Isabelle accovacciata su sé stessa e il trucco completamente sciolto.
Chi cazzo ti ha ridotta così, pensa, e istintivamente sferra i pugni. La vena del collo gli dà un fastidio cane per quanto pulsa, ma deve lasciar scorrere un attimo gli istinti omicidi verso chi l'abbia ridotta in questo modo e deve concentrarsi sulla sua amica.

«Ehi» — sussurra Magnus, piegandosi sulle ginocchia e permettendo ad Izzy di fiondarsi completamente nelle sue braccia. Sente la camicia bagnarsi e stropicciarsi tra le dita di Isabelle, ma non ci dà peso. Porta dei ciuffi, che son scesi dall'elastico, dietro l'orecchio, e le accarezza la schiena con movimenti circolatori. Non si sente di chiedere cosa sia successo, perché può immaginarlo. Conosce bene la sua amica e sa quando c'è bisogno di usare il tatto e quando può parlare liberamente con lei.

There'll be oceans for us to treadWhere stories live. Discover now