Capitolo 2

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New York è bella con il cielo clemente, con le sue luci stroboscopiche già presenti di buon mattino e con i vociari indistinti delle persone che girano a quest'ora. Chi gira da solo, chi in compagnia della propria metà, chi con un gruppo di amici. E chi la compagnia se la passa con una bevanda zuccherata di Starbucks in una mano, o chi decide di andarci giù pesante e nella mano ha un drink o comunque qualcosa che possa sparare alcolico nell'endovena. Qualcuno potrebbe storcere il naso. Chi sano di mente berrebbe un alcolico alle nove del mattino? Eppure New York è anche questo. E non è detto che quello possa essere il primo alcolico della mattina. Nulla esclude che quello sia semplicemente il continuo di una nottata nei miglior locali della grande metropoli.
New York è bella sempre. E Magnus lo sa bene, e può confermarlo a chiunque non c'è mai stato nella sua città natia. In fondo non si stancherebbe mai di parlare del suo mondo. Eppure stamattina, secondo Magnus, c'è qualcosa in più che fa sembrare New York più bella che mai. E il pensiero gli scalda il cuore. Un po' come sta scaldando le persone questo sole che non è sempre facile riuscire a trovare. Bisognerebbe rendersi conto che è Giugno, e che sia più che logico che almeno un giorno su sette debba essere clemente. Ma Magnus si stupisce. Lui si stupisce di ogni cosa. Forse i suoi amici hanno ragione quando lo definiscono l'eterno Peter Pan. Non perché sia infantile, attenzione. Ma perché continua a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Solo così il mondo può sembrare un posto meno brutto, spiega Magnus ogni volta che qualcuno gli chiede da dove tiri fuori il suo ottimismo e la sua voglia di vivere ogni giorno che passa. Non è per niente una di quelle persone che ha avuto tutto nella vita. Quello che ha, ha dovuto guadagnarselo con il tempo e asciugandosi il sudore sulla fronte. Però è riuscito a crearsi un futuro, senza l'aiuto di nessuno. E allora sì che ne vale la pena vivere.

Cammina distrattamente per le vie di Brooklyn, dando occhiate generose alle vetrine e storcendo il naso di tanto in tanto nel notare alcune delle borse e capi d'abbigliamento dell'ultima collezione di Gucci. Cosa avevano ingerito gli stilisti di Gucci quando hanno ben pensato di creare una gonna, lunga sino alle caviglie, divisa a metà tra l'arancione e il grigio, con le peggiori ornamentazioni che Magnus abbia mai visto in vita sua? O ancora, quella borsa rossa con su insetti e farfalle?
«Ma perché mi hai deluso così tanto» — mormora l'imprenditore a nessuno in particolare. In realtà si riferisce al manichino costretto — poverino, pensa Magnus — a dover indossare un obbrobrio del genere, ma soprattutto alla persona che ha inventato una sciocchezza simile. Quanto poco gusto gira ultimamente in strada. E Magnus lo sa. E, purtroppo per lui, lo percepisce anche. Non è un caso se studia moda. Non vuole affermare che qualcosa lo ha imparato anche lui, grazie alla scuola, perché direbbe un'enorme stronzata. Non ci vuole certo un diploma per affermare che Gucci abbia sfornato la peggiore collezione di sempre. Sarebbe in grado di farlo anche un bambino di cinque anni, per intenderci. E poi, parlando chiaramente, non si è mica iscritto ad un'accademia di moda per imparare. Imparare cosa poi, se uno dei docenti sembra vestirsi ogni giorno con la luce spenta? Più volte Magnus si è chiesto come possa lavorare in quell'accademia un uomo che veste con il blu e il marrone senza nessun problema.
Ma vestirsi bene, chiede continuamente Magnus nella sua testa, non c'era scritto nei requisiti richiesti per le assunzioni per prendere il posto in quell'accademia così tanto famosa? Evidentemente no, si risponde a sua volta. Perché se il vestirsi bene fosse stato uno dei requisiti richiesti nel curriculum, è certo, come lo è la morte, che il caro docente Sprouse sarebbe stato l'ultimo della lista, se vogliamo essere gentili. Altrimenti potremmo dire chiaramente che sarebbe stato sbattuto a calci in culo senza troppi complimenti, ma Magnus decide di non pensare troppo a quest'opzione o il suo futuro potrebbe andare in balia dello scirocco. Sogna di diventare uno stilista, tra i più grandi al mondo. Uno di quelli che possano essere ricordati nel tempo. Uno di quelli che, quando cammini per le vie della Fifth Avenue e ti imbatti con un manichino con un qualcosa disegnato da lui, ti faccia pensare Da oggi in poi, metterò due euro al giorno in un salvadanaio e a fine anno andrò a comprare quella borsa. O una maglietta. Quel che sia.

There'll be oceans for us to treadWhere stories live. Discover now