Prologo: Il tramonto all'idillio

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Kiervarina Ekaterinne Ludvimila Irene-Vanesse Zarostosiadra Venere


"Spicchi il volo verso il Sole

Il grande uccello, sorvolando

questo Monte Ceceri!

Riempia l'universo di stupore e meraviglia!"



Sistema di Sol

Venere, capitale del Kievarato Veneriano

Ishtar Terra, Archangera

4 Aprile, D.A. 421.010


Trattenendo un sospiro, Ekaterinne bevve un sorso di tè. Nelle lunghe giornate primaverili, lo splendido, pigro tramonto di Ishtar Terra toccava i campi terrazzati di Akna Ravnivìna, a nord-ovest di Archangera, indorandoli pian piano.

Se non fosse stata costretta ad annoiarsi in compagnia di quella zecca vaykhiine, avrebbe colto l'occasione per godersi l'aria aperta. La luce e l'orario erano perfetti per disputare una partita a polo su hjalle con tutta la sua corte.

«Vi posso ricordare, Vostra Grazia, che il tempo non è un lusso del quale dispongo?» Si sporse in avanti, lasciò la tazzina sul tavolo e appoggiò i polsi ai braccioli del suo scranno. «Come ben saprete, l'imperatore sa essere molto impaziente.»

«Oh, certo!» Dama Myssara assentì e si scostò una ciocca bianca caduta davanti ai suoi occhi rossi, ripiegandola dietro l'orecchio. La smorfia che le illuminava il viso, una piega sorniona dettata su labbra vermiglie, in evidenza sulla pelle di scuro indaco, la disgustava. Alla stessa maniera di sua sorella, Dama Myssara si atteggiava come a voler far sapere che lei era a conoscenza di un pettegolezzo o una battuta che tutti gli altri ignoravano. «Per me sarebbe un immenso dispiacere rovinargli la giornata trattenendo troppo la sua prediletta compagna di giochi.»

Incassò la stilettata con un sorriso. Non era stata molto fantasiosa, ma il colpo valeva qualche punto. Rimirò il suo anello di Madrina Imperiale, alzando la mano quel tanto che bastava perché la dama vaykhiine capisse il gesto. Quando aveva accettato la proposta di Fabràs di riprendere la posizione di Madrina Imperiale per conto dell'imperatore Tsin'Rao, gli aveva richiesto di ricevere un nuovo anello ufficiale, adatto a mostrare che quello aperto era un nuovo capitolo della storia delle Volontà. Lui aveva accettato lasciandole carta bianca.

Aveva scelto un rubino sanguigno a ventisei carati. Non le piaceva, ma vestirlo era un continuo insulto alla sua ospite e questo bastava.

«Ieri mi chiese d'allestire il giardino per una rievocazione della Battaglia di Jènna.»

«È pronta?»

«Quasi.» Arrangiare un gioco di quelle dimensioni non era un lavoro di mezz'ora. «Purtroppo, non ho a mia disposizione il numero giusto di figuranti vaykhiine. Se ne avete da prestarmi, vi nominerò in buona fede al Luminoso.»

«Farò il possibile, Sublime Venere.» Pronunciò le ultime due parole con un rispetto così autentico da suonarle come un falso a regola d'arte. «Non sia mai che il nostro contributo di sangue sia in qualche modo ridotto.»

Non sarebbe una grande perdita. «Sarebbe tutto fuorché legittimo e dignitoso. Sorvolando questi convenevoli, vi è altro?»

«Il nostro accordo è saldo?» le rispose Myssara, congiungendo le mani. «O vi sono dei punti sui quali volete ritornare?»

Il volo dell'Aquila DayrakynaWhere stories live. Discover now