Koenighinne Hilda Augustinne Helenna Vohn Janlan-Vronegard, III

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"La pratica porta alla maestria."

"La perfezione non esiste. È solo una chimaira creata per adulare quei poeti che

sono diventati famosi prima di morire."

"Quando sai fare qualcosa, non farlo gratuitamente: gli altri ne approfitteranno

e non ti faranno sconti."

- Koenighaìn Fabràs Rainarch Vohn Janlan-Vronegard, citando alcuni dei proverbi tipici del Regno di Vronegarth.


"Gli infanti reali sono un'incognita dentro un enigma avvolto in un mistero. Se srotoli male uno dei bandi, una dinastia cade.

Come fai a sapere se hai sciolto il bando nel modo giusto? Non puoi saperlo tranne che alla fine, ecco come. Ci sono altre stupide domande?"

-Citazione attribuita all'onorevole signoria di mael'a'khòra Vaisha Phatmàl l'Ostinata, ascesa Vyzhràh di Hussy'q dal primo giorno del D.A. 420.221



Il diadema valeva bene il tempo da trascorrere nella Sala delle Udienze. La prospettiva di dover ascoltare i problemi dei postulanti, però, le stringeva una tenaglia alla bocca dello stomaco: che cosa sarebbe successo se non fosse riuscita a dimostrare dell'interesse per le loro questioni? Se l'avessero annoiata? Peggio ancora, se si fosse visto? «Saprò farvi onore.» Poteva essere un disastro.

«Non devi fare onore a me» commentò suo padre, levandosi in piedi. Pose il tovagliolo vicino al vassoio dei biscotti e si allontanò, dandole le spalle con un basso schiocco della redingote. Il rumore dei suoi passi sul pavimento riempì l'ampio studio, rintoccando contro le colonne.

Calzava un paio di lucidi stivali dal taglio alto con la stretta a lacci frontali, fortunatamente spogli di grossolani speroni. Non gli donavano affatto.

L'uniforme era quella di comune rappresentanza in tinta blu notte fonda, a doppiopetto, rigida lungo tutta la linea delle spalle. Era chiusa in vita da una cintura bianca, spoglia del fodero della spada da cavalleria e della pistola-arabalas. Non era troppo lontana dalla divisa di rango della Guardia Capitale e gli donava in modo semplice, calandogli addosso come avrebbe fatto una seconda pelle.

Sopra al cuore, in linea con lo spazio che lasciavano il terzultimo e il penultimo bottone d'oro brunito, l'antica Dayre-Aquila di Reghial; era ritratta con le ali spalancate, dentro uno scudetto aureo e rosso scuro sostenuto in secondo campo dal sorgere del Mastio di Hael'v. La stessa tinta di rosso si ripeteva all'interno del colletto e orlava le maniche.

Fabràs si affacciò alla grande libreria in robusto stile Gran Marina di Kìelshaphen e schiacciò un bottone impresso nel legno di hochnera, sotto uno dei centrali pannelli di vetro d'artista. Una parete d'intrecciati glyph purpurei avvampò, in rilievo sulle grandi onde e le spume di mare. Si sciolsero e ritirarono ai margini del pannello, dentro le intercapedini della grande libreria. La loro scomparsa si concluse con il soffio d'un leggero fruscio di seta.

Suo padre spostò l'anta con gentilezza, prese un volume dalla collezione che custodiva lì e se lo mise sottobraccio. Il pannello ritornò in posizione, saldandosi alla serratura. I simboli si riavvolsero, rendendosi invisibili. Attraversata da un lato all'altro, l'immagine sottostante alla loro trama, uno specchio di mare su cui incrociava l'inizio di un fortunale, tremolò. Il blu cedette la propria posizione al graduale emergere di una piana illuminata da due stelle lontane. La tinta mattone cotto della terra in centro e gli sprazzi verdi di un prato selvatico andarono delineandosi in una manciata di secondi.

Il volo dell'Aquila DayrakynaOnde histórias criam vida. Descubra agora