Everything's gonna be alright

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Stavolta una vera e propria cascata cominciò a sgorgare e a bagnare la spalla di Louis che lo strinse ancora più forte. Cominciò ad accarezzargli i ricci e a baciare dolcemente le sue guance. Non voleva continuare a vederlo così, gli faceva male. Fortunatamente, dopo alcuni minuti, coccolato dalle braccia di Louis, Harry riuscì a calmarsi. E fu in quel momento che l'infermiere chiamò il suo nome: "Styles?"

Lo studio del Dottor Morris era molto ordinato. Sulle pareti erano appesi e incorniciati innumerevoli attestati: quello del diploma, della laurea e dei vari master. Strane attrezzature e macchinari erano sistemati in maniera impeccabile. Quella stanza trasmetteva sicurezza. Anche l'aspetto semplice e pulito del dottore, persino la barba leggermente lunga e gli occhiali che ricadevano sul naso, infondevano la stessa tranquillità. Purtroppo Harry questo non poteva saperlo. L'unica cosa che riusciva ad avvertire era l'odore tipico degli studi dei dottori e il suono di un macchinario acceso.

"Prego, accomodatevi." disse l'uomo rompendo il silenzio.

"Avete portato la documentazione che vi avevo richiesto?" continuò

"Uhm... sì. Ecco." rispose Harry passando un fascicolo al medico che cominciò a sfogliarlo per alcuni minuti che sembrarono interminabili.

Il dottore si alzò e uscì un aggeggio dal taschino del camice bianco. Poi puntò una luce negli occhi di Harry e scrutò con attenzione il suo paziente annuendo tra sé e sé.

"Mmh." mugugnò allontanandosi dal riccio e ritornando sulla sua poltrona dietro la scrivania.

In quel momento si sentì bussare alla porta.

"Avanti."

"Buongiorno Dottore, sono la signora Styles. Piacere." esordì Anne porgendogli una mano.

"Piacere signora. Si accomodi."

"Oh grazie."

"Allora, dopo aver consultato la cartella medica e aver effettuato un primo controllo su suo figlio, posso confermare che i suoi occhi sono talmente danneggiati da rendere impossibile un reinnesto di cellule staminali autologhe e un trapianto di cornea. A questo punto, l’unica via per ripristinare l'uso della vista è quella della cheratoprotesi, come avevamo già stabilito."

"E di cosa si tratta?" domandò la donna confusa da tutti quei paroloni.

"Viene impiantata una protesi oculare nella parte anteriore del bulbo." spiegò il dottore trafficando con un modellino per far comprendere meglio ciò che stava dicendo.

"E quali sono i tempi?" chiese ancora Anne.

"Bisogna effettuare due interventi chirurgici separati in anestesia generale, a un mese di distanza l'uno dall'altro. Per il primo, si è liberato un posto per domani. Ciò significa che la seconda operazione la facciamo i primi di ottobre. Se tutto va per il verso giusto, per i primi di novembre, suo figlio potrà ritornare a vedere."

Quelle ultime parole suscitarono un entusiasmo generale. Sulle labbra dei tre si dipinse un sorriso enorme.

"E gli interventi sono pericolosi?" lo interrogò ancora la donna.

"Nel primo bisogna prelevare della mucosa dalla bocca e innestarla sull'occhio a ricoprire tutta la sua superficie, eseguendo poi una sutura delle palpebre. Quindi la cheratoprotesi verrà alloggiata nel tessuto sottocutaneo.

"E nel secondo?"

"ll secondo intervento è altrettanto complesso. Serve ad attivare la funzione visiva garantita dalla protesi."

"Perfetto. Allora se è possibile vorremmo occupare il posto rimasto libero per domani."

"Certamente, lo comunicherò all'infermiera. Intanto vi affido alle mani di Jenna, vi illustrerà la camera del ragazzo. Più tardi dovrò visitarlo più attentamente."

I feel you next to meWhere stories live. Discover now