Era bella ma, agli occhi di Louis, non eccezionale. Niente che non avesse già visto. Niente che potesse essere paragonato al verde infinito e tormentato di quegli occhi. Niente che potesse minimamente assomigliare alla grandezza e alla bontà di quel sorriso. Niente che potesse eguagliare la dolcezza e la curiosità di quella voce. Niente che potesse, anche lontanamente, avvicinarsi a lui.

Louis non voleva essere lì. Quello era forse l'ultimo posto al mondo in cui avrebbe voluto ritrovarsi. Odiava indossare quella maschera. Odiava nascondere il suo vero io, la sua vera essenza. Ma aveva paura. Non aveva abbastanza coraggio come lui. E ogni giorno malediceva se stesso. Provava vergogna di ciò che era, anzi, di ciò che era diventato senza neanche rendersene conto. Si era piegato agli altri, si era omologato alla massa, aveva annullato se stesso per essere libero, ma libero non lo era per niente. E ora si ritrovava lì, splendido come non mai, con una giacca blu scura in tessuto gessato, pantaloni coordinati, cravatta di seta raffinata e mocassini in pelle nera traslucida. Al polso riluceva un orologio griffato. I capelli era perfettamente pettinati, così come perfetto era il profumo che diffondeva nel salotto di casa Calder. Tutto questo era per lei, per Eleanor.

"Sei meravigliosa." disse con poco entusiasmo.

"Questo é per te." continuò porgendole un corsage.

"Oddio, Lou é bellissimo!" esclamò El in preda all'euforia.

L'orchidea blu era il fiore che Louis aveva scelto. Per dare un senso di completezza e per evidenziare il colore, della nebbiolina venne usata come riempitivo. Il tutto era racchiuso in un nastro coordinato che venne lavorato per creare un fiocco grande e preciso.

"Mettetevi in posa! Vi faccio una foto!" urlò la madre della ragazza.

El si posizionò tra le braccia di Louis, posando la mano sul suo petto per mettere ben in mostra il corsage che il ragazzo le aveva regalato. Louis invece si limitò ad un sorriso tirato.

Intanto, in casa Styles, tutto si svolgeva con più calma. Harry era nella sua camera, seduto sul letto, mentre si cimentava nella creazione di una forma decente per il suo papillon. Infastidito com'era, trovò l'impresa troppo ardua da uscirne vincitore.

"Tesoro, non ti preoccupare, ti aiuto io."

Una voce comprensiva e materna giunse dall'uscio della porta.

"Grazie mamma." rispose.

La donna posizionò le due estremità del papillon in modo asimmetrico.

"Perché sei così nervoso?"

"Perché non ci voglio andare."

Incrociò, attorno al collo, l'estremità più lunga con quella più corta.

"Non devi andarci per forza."

"É il ballo di primavera, mamma. Ci vanno tutti."

Fece scivolare l'estremità più lunga verso l'alto.

"Capisco... c'é qualcuno che... ehm... ti interessa?"

"In realtà si... c'é qualcuno... un ragazzo."

Formò le due ali del papillon piegando orizzontalmente l'estremità più corta.

"Davvero? Chi é?"

"Non lo so nemmeno io. Mi piacerebbe conoscerlo meglio ma sparisce sempre."

Fece scendere l'estremità più lunga davanti al nodo in formazione.

"E com'é?"

"Lui é... lui é unico. C'é sempre per me... beh... quasi sempre... Lui mi comprende, mi aiuta, mi consola, mi fa sorridere. Lui é l'unico che mi fa andare avanti."

I feel you next to meWhere stories live. Discover now