1. Prologo

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La mia vita osservata dall'esterno è invidiabile perché non mi manca niente: ho soldi, potere e un aspetto incantevole.

La verità è che sfiderei chiunque a essere me anche solo per un giorno.
Non posso uscire di casa se non con qualcuno che mi guardi le spalle; convivo con uomini che riducono le donne a docili bestioline addomesticate; faccio parte di una famiglia che vorrei non rivedere mai più.

Mio padre, Yuseff Malkov, nascondendosi dietro all'immagine di un ricco imprenditore è in realtà un losco, subdolo assassino che sta avviando suo figlio, mio fratello Alex, nella sua stessa direzione.

Mia madre invece, colei che mi fa più pena di tutti, è stata annullata da un mondo che non le appartiene. Il suo carattere combattivo con il matrimonio ha lasciato spazio a un silenzio fatto di tristezza e rassegnazione.

In Turchia le ragazze che vivono in famiglie come la mia sono usate come merce di scambio: si sposano presto, alcune prima della maggiore età, abituate sin dall'infanzia a doversi comportare in un certo modo. I ragazzi invece hanno la libertà di fare ciò che vogliono e l'unica regola è imporre il proprio potere su tutti.
Dietro le coppie di giovani sposi vi è in realtà un'alleanza tra boss, una ricompensa.

Se sei ricco puoi sempre goderti la lussuria, rispettando le regole che ti vengono imposte certo, ma per le bambine che a quattordici anni già aspettano un bambino non c'è futuro.
Loro sono soltanto innocenti condannate a fare le serve per il resto della loro vita.
E nei ceti più poveri le famiglie non hanno alternativa: o vendono le figlie o muoiono di fame.

Nelle classi sociali più alte di parla di matrimonio combinato, quindi le coppie vengono rese tali dalle famiglie e spinte piano piano al matrimonio; per i più poveri sono bambine anche di dieci anni a subire traumi da cui mai usciranno, questo è il fenomeno delle spose bambine.

Per quanto mi riguarda ancora, fortunatamente, non sono stata coinvolta in questo oscuro mercato, e non vedo l'ora di scappare via da qui.
Non credo e nessuno della mia famiglia è musulmano. Se mai dovessi sposarmi la farei secondo rito civile, meglio se in un altro Paese e senza vecchie tradizioni.
Credo nell'evoluzione di pensiero, nell'apertura mentale, nell'assoluta parità dei sessi; anche se, forse, in famiglie come la mia, è un traguardo ancora tanto lontano.

Io viaggerò per il mondo e diventerò una pianista di successo. Cambierò il mio cognome e nessuno conoscerà le mie origini.

Sono diciotto anni che sopporto di vivere in una famiglia sbagliata, ho imparato a sparare quando ero ancora una bambina, adesso voglio andare via e dimenticare.

SmeraldiWhere stories live. Discover now