Parte 34 La resa dei conti

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In questo capitolo ci saranno accenni di violenza, come al solito vi avviso.

L'ombra di un uomo macchiava il verde dell'erba. Il suo respiro affannoso, come se avesse corso per raggiungerli, stonava con il silenzio della campagna. Cristian sentì il cuore stringersi nel petto, si avvicinò istintivamente a Samir che lo nascose dietro di sé. Ma Samir era debole, e in quelle condizioni anche Cristian lo era.

Marc era lì davanti a loro, gli occhi iniettati di sangue, le vene del collo gonfie del sangue che correva veloce nel suo corpo di alfa in cerca di soddisfazione.

«Cosa vuoi? Vattene, questo non è il tuo territorio», Samir ringhiò.

«E chi lo decide? Tu? Un povero alfa malconcio?»

«Vai in casa, corri», Samir sussurrò a Cristian, ma lui non aveva intenzione di lasciarlo da solo.

«Vai!», Samir urlò. Aveva promesso, dopo il casino della rapina, che lo avrebbe protetto a qualunque costo, anche a quello della vita. E adesso lo avrebbe dimostrato, e non per uno stupido senso di possesso, ma perché sapeva che Cristian aveva fatto la sua scelta e Marc doveva rispettarla.

Marc fece un passo in avanti, adesso li separavano pochi centimetri. «Vi ho cercato a lungo, ma Cristian è stato sempre bravo a evitarmi... i tuoi genitori ti hanno protetto. Eppure mi adoravano prima, com'è possibile? Cosa gli hai detto?»

Cristian si sentiva debole, il suo corpo in calore non seguiva più i comandi della sua mente, perché ciò di cui aveva bisogno era un alfa che lo possedesse. Il suo alfa. Il pensiero che a farlo fosse un altro lo disgustava, era per questo, in fondo, che non era mai riuscito a smettere di prendere le pillole durante la brevissima relazione con Marc.

«Hanno visto da soli come sei», disse affannato. Samir lo spinse via, un chiaro invito affinché si mettesse al sicuro. Cristian fece un passo, ma Marc si avventò su Samir.

«No!», Cristian gridò. Samir era debole e le sue ferite non erano ancora del tutto guarite, un colpo particolarmente forte poteva compromettere tutto, poteva causargli una nuova emorragia interna.

Samir cadde sulla schiena e Marc si inginocchiò sopra di lui, un gomito spinto contro il suo collo. Samir riuscì a ribaltare la situazione, ma lo sforzo aveva prosciugato le sue energie, e per Marc non fu difficile allontanarlo, farlo rotolare per terra.

Cristian, intanto aveva afferrato una pietra, ma i suoi riflessi erano compromessi dal calore e non fece in tempo a usarla: vide Marc dare un calcio a Samir. No, Cristian pensò. Non lì, voleva gridare, ma le parole non lasciarono la sua bocca.

Ti darò qualunque cosa, voleva dire a Marc, ma Samir giaceva esangue, il volto pallido, le labbra sanguinanti proprio come il giorno in cui lo aveva raggiunto nel suo appartamento a Londra. La milza era già stata compromessa dal primo pestaggio, i dottori erano stati chiari, e adesso, con quel colpo assestato lì con violenza... A Cristian parve che non respirasse. Si precipitò al suo fianco, ma Marc lo afferrò per un braccio e lo allontanò dal corpo del suo alfa. Lo trascinò vicino alla sua auto.

Cristian si sentì mancare. L'immagine del volto pallido di Samir lo tormentava. Forse poteva ancora fare qualcosa per lui, forse non era troppo tardi.

«Lascia che lo aiuti, per favore», pregò, la schiena contro la carrozzeria.

«Non muoverti», Marc gli alitò in faccia.

«Ti darò qualsiasi cosa tu voglia in cambio».

Una ghigno increspò le labbra di Marc. «Ormai non c'è più nulla da fare. Non hai più un alfa, Cristian. Finalmente tutto andrà a posto. Sono sempre stato io l'alfa a te destinato». Lo afferrò per i fianchi e infilò una mano nei suoi pantaloni. «Senti come sei bagnato... adesso faremo quello che avremmo dovuto fare subito, da quel giorno quando ti ho distratto per non farti prendere le tue pillole».

Le ginocchia di Cristian cedettero. Il suo cuore si era spezzato in mille pezzi e senza Samir non credeva valesse la pena di lottare. Marc lo avrebbe preso approfittando del suo stato, le sue mani già gli afferravano le natiche, gli stimolavano i capezzoli turgidi, ma il pensiero che Marc potesse marchiarlo gli diede nuova forza. Gli morse le labbra e approfittando della sorpresa dell'altro lo allontanò. Sarebbe morto piuttosto. Si voltò per raggiungere Samir, ma quello non c'era più.

«È scappato», Marc disse, la mano a pulirsi il sangue sulle labbra, «come il codardo che è».

Cristian sentì su di sé la luce fredda della luna, aveva letto da qualche parte che l'astro d'argento poteva aiutare le coppie di innamorati, se l'amore era sincero, contro ogni difficoltà.

«Vattene, Marc. Cerca il tuo compagno lontano da qui», Cristian gli disse con le ultime forze che aveva in corpo. I battiti del cuore erano troppo veloci, la pelle troppo calda, e senza nessuno che lo soddisfacesse, sarebbe presto caduto per terra, a languire. E Samir? Che fine aveva fatto?

«Sono qui con te», udì una voce, ma Marc, che si stava avvicinando di nuovo, non pareva averla sentita. La voce parlava al suo cuore e gli infondeva sicurezza, forza, persino. Che immensa amarezza provava nel sapere che Marc non era mai stato suo amico e aveva tentato di ingannarlo.

«Quale alfa lascerebbe il proprio omega da solo?», Marc sibilò. Quando vide il sorriso sul volto di Cristian rimase di sasso, poi si voltò nella direzione dove il giovane stava guardando.

Dietro il tronco di un albero si era materializzato un lupo, il mantello dal colore della perla più rara, la nera. Il pelo lucente, gli occhi gialli di stelle. Un ululato alla luna ammutolì gli altri suoni della campagna. Cristian lo riconobbe subito. Il suo cuore tornò a battere a un ritmo normale, i suoi polmoni si riempirono d'aria, sollevati dal peso che li opprimeva: Samir era ancora lì con lui e la luna aveva aiutato entrambi.

Marc indietreggiò, avrebbe voluto prendere la sua forma di lupo, ma non fece in tempo. Il lupo nero gli fu addosso, i denti a lambire il suo collo. Un solo morso e Marc sarebbe morto, ma per lui nin faceva differenza: era stato sconfitto prima ancora di poter combattere. Sottomesso da un alfa che aveva dimostrato la sua superiorità.

«Mi arrendo», Marc sussurrò. «Non tornerò mai più», aggiunse, il cuore che gli martellava nel petto, la minaccia dei denti di Samir troppo vicina. Ma non sarebbe potuto tornare neanche se avesse voluto. Una volta sconfitto, un alfa doveva cercarsi una nuova zona, o, in alternativa, evitare di incontrare l'alfa che lo aveva scacciato. Marc sarebbe andato via, più della sconfitta era la magnanimità di Samir a fargli orrore, e, forse, da qualche parte dentro di sé, cominciava a capire di aver tradito i valori dell'amicizia e della famiglia.

Cristian lo vide scappare via. Il lupo nero, invece, rimase immobile, ma al suo posto si materializzò la forma umana di Samir. Non era forte e potente come il lupo, ma aveva ancora addosso le vecchie ferite causate da suo padre e quelle nuove che Marc gli aveva inferto.

Cristian ascoltò ancora la voce nel suo cuore. «Ti proteggerei a qualunque costo», diceva.

Si precipitò da Samir. Ne adagiò la testa sulle sue ginocchia. «Dobbiamo chiamare qualcuno», Cristian disse.

Samir scosse debolmente la testa. «Rimaniamo qui, alla luce della luna».

Cristian lo strinse e sperò ancora che l'astro potesse aiutarli.

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora