Rivolsi di nuovo la mia attenzione al ragazzo. Non volevo far aspettare Agatha, che avrebbe potuto pensare a un legame tra me e il giovane stregone. Le mie sorelle avevano la brutta abitudine di ritenere anche loro qualcosa di mio e non volevo che Melvin fosse una di esse.

Non che Melvin fosse mio. Che sciocchezza.

《Devo andare. Giuro che ti spiegherò.》

Fece per ribattere ma non gliene lasciai il tempo, dandogli le spalle e seguendo i passi della mia compagna.

Lei mi aspettava in corridoio, un sopracciglio alzato.

《Te la fai con gli sfigati ora?》

La presi a braccetto e alzai gli occhi al cielo.

《Gli strascichi del Lupercalia, niente di che.》

Questo bastò a zittirla, dato che sapeva bene quanto potessero essere potenti e carichi di sensazioni quei giorni di festa. Persino lei aveva avuto un altro rendez-vous con il suo partner qualche giorno dopo.

《Questo te lo posso concedere, ma... Melvin? Seriamente?》

《Ora basta, io non ti faccio la morale sorella. Ora invece, abbiamo cose più importanti a cui pensare.》

Lei annuii e insieme ci dirigemmo verso l'uscita dalla scuola.

●●●

Abbassai lo sguardo sul terreno.
I miei piedi nudi pizzicavano per gli aghi di pino e le radici in rilievo.
Sopra di me, i rami spogli ed intricati gettavano ombre sul mio viso, lasciando filtrare alcuni raggi pallidi.
La luna era alta nel cielo, il primo spicchio appena accennato.

Guardai l'orologio antico appeso al mio collo come un ciondolo.

Cinque minuti a mezzanotte.

Agatha mi mise una mano sulla spalla.

《Sicura di volerlo fare?》

I delicati tratti orientali contratti in una smorfia di preoccupazione non le si addicevano.
Preferivo quando le sue labbra erano piegate in un ghigno soddisfatto e saccente, oppure quando il desiderio di vendetta lampeggiava nei suoi occhi scuri.

《Tu non lo saresti?》

《No. Ho già una famiglia. Te, Prudence e il Sommo Sacerdote. Chi mi ha abbandonato non merita la mia attenzione.》

La sua voce era decisa. Nessun ripensamento o dubbio.

《Hai ragione.》

《Quindi torniamo all'Accademia?》

《No. Non ho mai detto questo.》

Afferrai il grimorio e sfogliai le pagine ingiallite fino al punto che avevo segnato. Mi ripetei nella testa per un'ultima volta le frasi che avevo già studiato e lo passai ad Agatha.

Lei lo prese e le rilesse come me.

《Solo perché tu ti senti completa con quello che hai, non vuol dire che basti anche a me.》

Agatha alzò lo sguardo dalle parole.

Stava analizzando la mia aura, come aveva fatto più e più volte. Si stava specializzando in Controllo della Mente e Divinazione, quindi era diventata eccellente a leggere i messaggi inconsci delle persone che la circondavano. Scrutava l'anima e la mente di una persona come se fossero sotto a un microscopio.

《Smettila.》

Distolse gli occhi e mi porse le mani.

Guardai nuovamente l'orologio.

Due minuti a mezzanotte.

《Dobbiamo attendere un minuto. Ogni minuto precendente alla mezzanotte corrisponde a una persona che verrà attirata qui, a seconda della somiglianza tra il mio sangue e il suo.
Spero che ciò attirerà mia nonna o una zia.》

Un minuto.

《Iniziamo.》

Presi le sue mani e chiusi gli occhi.
Istintivamente sapevo che anche lei aveva gli occhi chiusi.

Le nostre voci risuonarono in sincrono nel silenzio della foresta.

《Sanguis sanguinem meum,
audite me voca.
Sanguinem sanguis,
separatus quae iungant》

Le radici dell' albero iniziarono a muoversi sotto i miei piedi, risalendo sulle mie dita e avvolgendosi attorno alle caviglie.

《Sangue del mio sangue ,
ascolta il mio richiamo.
Sangue del mio sangue,
unisci ciò che è stato separato》

Ripetemmo l'incantesimo e si allungarono ancora sulla mia pelle.

Centimetro dopo centimetro, le dita legnose raggiunsero il mio cuore e intrecciarono su di esso in un nodo.

Le formule scivolarono fuori dalle nostre labbra per la sesta e ultima volta, poi un vento caldo iniziò a soffiare tra le fronde, scompigliandomi i capelli rossi.

L'aria mi vorticò attorno, frustando la mia pelle.

Proprio quando pensavo di non poter più resistere, i rampicanti schricciolarono sotto la forza del vento e si sbriciolarono di colpo.

La polvere si sollevò, catturata dai mulinelli d'aria, e si sollevò sopra la mia testa.

Salì sempre di più nel cielo scuro, fino a scomparire del tutto.

Rimasi ferma a fissare il cielo e invocai il benevolo intervento di Satana.

《Come farò a sapere se ha funzionato?》

Agatha mi lasciò le mani.

《Tutto a suo tempo. Prima o poi si farà vivo qualcuno.》

《Lo spero.》

La mia giovane amica notò il mio turbamento e intrecciò le dita alle mie.

《Andiamo a casa Dorcas.》

●●●

A chilometri di distanza un giovane dai capelli rossi stava entrando nel bosco, lasciandosi alle spalle il padre preoccupato e la sicurezza della compagnia del suo migliore amico.

Il labrador dorato, portato da suo padre, lo tirava in avanti, non dandogli il tempo di guardarsi indietro.

Camminò tra gli alberi per qualche minuto, prima di incontrare i binari del treno.

Sinistra, verso nord, o destra, verso Greendale?

Un vento caldo gli scompigliò i capelli e una sensazione strana gli strinse il cuore.

Girò a destra istintivamente, pregando che fosse la scelta giusta.

The writer's corner

Hello again!!!
Finalmente la mia seconda storia! Sono emozionata come non mai...

Questa storia mi gira in testa da qualche mese ormai e ho aspettato fino alla fine della scuola per iniziare a pubblicarla.

Non voglio cincischiare perché so che tanto nessuno legge mai queste parti, ma vorrei continuare la tradizione di una domanda per voi lettori alla fine di ogni capitolo.

VORRESTE VIVERE A RIVERDALE O GREENDALE? E PERCHÉ?

Baci, Nicole.

Blood of my bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora