18. Han Solo

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Tom

Chissà se esisteva un limite alla varietà di imprecazioni che una mente poteva inventare. Me lo chiesi proprio quella sera, quando lasciai Mina in camera da sola, dopo essermi tagliato le palle e averle chiuse in un barattolo sottovuoto. Thomas Dawson, lo sterminatore di testicoli. Peggio di Jamie Lannister, lo sterminatore di re.

Mentre misuravo a lunghi passi la camera da letto che da anni mi ospitava in casa Fiore, maledicevo Luca e quella dannata lettera, maledicevo l'irritante piattola nella stanza accanto – ormai diventata un'appendice del mio corpo da quanto riuscisse a influenzare i miei umori – and last but not the least, maledicevo me stesso per la mia idiozia, per essermi ritrovato in quella situazione per mia stessa mano. Ero stato io a baciarla la prima volta, e pure la seconda. Come credevo che sarebbero andate avanti le cose?!

Mi chiedevo perché tutto non fosse rimasto fermo come tanti anni prima, quando la nostra unica preoccupazione era di battere Luca con le carte dei Pokémon. Tutto era molto più semplice.

Avrei dovuto parlarne con il mio amico il prima possibile, ma non avevo idea di come intavolare il discorso. Di certo si sarebbe infuriato quando avrebbe scoperto che gli avevo letto la lettera. Per di più, con il suo carattere chiuso e riservato, avrebbe potuto anche negare l'evidenza. In quel caso, io non sarei arrivato a sapere nulla di più. Inoltre, Mina era mia amica da sempre, ma il rapporto con Luca era differente, per certi versi più intimo e profondo. Quando mi erano spuntati i primi peli di barba ne avevo parlato con lui, quando in seconda media si era svegliato la mattina per la prima volta con la banderuola alzata, lo aveva raccontato solo a me. Se davvero Luca provava qualcosa per Mina – l'unica donna nel raggio di chilometri con la quale aveva un rapporto – io non avrei mai cercato di mettermi in mezzo, non con la delicata situazione del mio amico. Fingeva di essere superiore a certe cose, ma soffriva per il fatto di non aver mai baciato una ragazza, né che nessuna mostrasse interesse nei suoi confronti.

Prima di andare a letto, feci la solita sosta al bagno. Mina era chiusa in camera sua. Cercavo di non pensarci mentre spazzolavo i denti davanti al piccolo specchio sopra il lavandino, ma la sua faccia continuava ad apparirmi come una visione e riusciva a provocare troppo nel mio cuore per ignorarlo. E se chiudevo gli occhi, era ancora peggio. Sentivo il suo corpo intrappolato tra le mie braccia come fosse ancora lì con me, la sua pelle sulle labbra, le punte dei suoi corti capelli che mi pizzicavano la guancia, il seno contro il mio petto.

Chiuso nel minuscolo bagno del piano di sopra, mi ritrovai in compagnia del mio senso di colpa, e pure di Han Solo, che nei pantaloni del pigiama si era svegliato e non ne voleva sapere di lasciarmi in pace. Sapevo che in quelle dure condizioni non sarei riuscito a combinare nulla con lo studio, così mi infilai sotto la doccia per mettere fine alla mia agonia. Provai a non pensare a lei mentre tentavo di darmi pace, ma era inutile: più sfregavo la pelle insaponata e aumentavo la velocità, e più immaginavo la sua bocca che mi circondava. Odiavo pensare a lei in quei momenti, era eccitante e proprio per questo strano, imbarazzante, ma non riuscivo a impedirmelo. Ogni volta in cui mi toccavo, lei appariva dietro le palpebre chiuse. Era una Mina remissiva quella che mi teneva per i fianchi e cercava di spingermi fino in fondo alla sua gola. Con i grandi occhi scuri puntati con insistenza nei miei, si muoveva con fare esperto, su e giù, labbra e lingua, a volte aiutandosi con la mano per pompare con più energia. A volte mi lasciava le redini e mi permetteva di muovermi nella sua bocca come più preferivo. L'acqua calda della doccia, la sua lingua umida, la mia mano, la sua mano... quasi gemetti quando schizzai sul palmo con tanta forza da sorprendermi.

Ero stato nella sua bocca e tra le sue mani, e quando riaprii gli occhi, la pena per me stesso mi schiacciò contro le piastrelle della doccia. L'acqua bollente batteva sulle spalle, il mondo tornava a colori pian piano, e io mi resi conto di non aver placato nessun desiderio, ma di averlo soltanto aumentato.

In camera da letto, spensi la luce e mi infilai sotto le coperte, salutando da lontano la voglia di studiare biologia. Quanto a interesse per la scuola, io e Mina viaggiavamo in coppia, ma ci tenevo a uscire dal liceo con una buona media tanto quanto al panettone a Natale e all'Estathé al limone ad agosto. Avevo un sogno ben preciso che volevo coronare, e per arrivarci avrei dovuto impegnarmi sodo.

Mi addormentai tardi di un sonno leggero e agitato. Non mi accorsi della porta aprirsi; o forse sì, ma credevo fosse ancora un sogno. I movimenti delle lenzuola mi fornirono un indizio, ma fu la sua solita assenza di delicatezza a svegliarmi del tutto quando il materasso sobbalzò. Il peso che mi gravava sul cuore si accentuò. Mina aveva posato la testa proprio lì.

*** 

Capitolo cortino, ma mi rifarò con il prossimo che sarà... scoppiettante! Promesso!

Spero tanto che la storia di Mina e Tom vi stia piacendo! Un bacione

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