capitolo quarto

3.7K 80 2
                                    

PDV Andrea

Mi sveglio con la solita slinguazzata del cane. Mi strofino gli occhi e sbadiglio per poi mi rotolarmi su un lato e controllare l'ora. Penso alla giornata di oggi, e del fatto che oggi andiamo a teatro. Probabilmente mi parlerà della poesia.
Oddio non so che pensare. E se non mi parlasse più? E se mi confrontasse della poesia e mi dicesse che è bella che l'ha colpita? E se rimanesse sul professionale? Quello mi ucciderebbe.
Non posso pensare a lei continuamente, sento già lo stomaco girarsi.

Mi metto una camicetta semplice con dei fiori esotici abbotonata fino al colletto, e dei jeans strappati. Ora fa più freddo quindi mi devo mettere il giubbotto di mezza stagione.
Wow, ci sta anche bene con quello che ho addosso. Bacio la testa del mio gatto ed esco.
Abbiamo la prima ora di fisica, quindi la passo tutta a disegnare sul quaderno. Senza accorgermene la sto disegnando. Claudia. Non riesco a togliermela dalla testa. Ha un sorriso così bello e smagliante, e anche senza volerlo, è stupenda.

Io volevo fare l'artistico, mi è sempre piaciuto disegnare, solo che poi ho scelto un indirizzo scientifico, quindi mi sa che la mia carriera artistica sia andata in palle, anche se ho continuato a disegnare per conto mio, partecipando a vari corsi artistici, e workshop.
Casa mia è piena di tele dipinte da me, e disegni incorniciati di ogni tipo. Mi diverto, una sorta di passatempo. Ne ho uno fatto di colori sulla scala del blu, è un ritratto di Sierra, forse il mio preferito.
Il giorno in cui l'ho creato me lo ricordo come se fosse ieri. Circa un anno fa, Sierra era venuta a casa mia; aveva i capelli raccolti in un modo particolare, con dei fiori intrecciati. Era anche truccata, una linea spessa di eyeliner, che mettevano in risalto i suoi occhi castani, che grazie ad un raggio di luce si vedeva anche quella goccia color miele che le brillava nelle iridi mentre mi sorrideva.
Là, seduta sullo sgabello, l'ho ritratta, facendo più attenzione sulle labbra e sugli occhi.

Sorrido al pensiero e metto via il quaderno, essendo suonata la campanella. Ci dirigiamo tutti verso il cancello.
Arriva Claudia e si toglie gli occhiali da sole, mettendoli sopra la testa. Porta un giubottino accompagnato da un fular di un azzurro pastello, e dei jeans strappati e attillati. Sta da dio. Mi metto per prima davanti a tutti. "Buongiorno prof" dico con un sorriso. Abbassa lo sguardo sorridendo. Lo fa sempre, come se cerca di nascondere quello che prova, anche se sicuramente mi sbaglio.
Partiamo e mi metto a camminare accanto a lei. Ha gli occhi arrossati e il naso rosso. Mi avvicino a lei, e le sussurro, in modo che non mi senta nessuno, "Prof, scusi, non voglio essere intrusiva, ma stava piangendo? Vuole parlarne? Sono una perfetta ascoltatrice" metto la mano al cuore. Lei ride, che bella risata cavoli. "Sì, voglio essere sincera, è vero, ma niente di cui preoccuparsi. Ho avuto dei problemi molto personali, niente di che."
Mi spiega brevemente la situazione e le dico che mi spiace.
"Sappia che io ci sono sempre, se ha bisogno." le dico, accarezzandole dolcemente il braccio, senza farmi notare.

Passiamo i successivi dieci minuti a parlare di gatti, mi ha detto che ne ha uno, le si addice. Arriviamo davanti al teatro. Visto che c'è coda si mette davanti a me e sorride. Sorrido e mi mordo il labbro inferiore, per cercare di nascondere l'imbarazzo. Arrivano altri ragazzi delle altre sedi dell'Istituto e subito, con la loro grandissima mancanza di rispetto iniziano a far baccano. Uno dei ragazzi si piazza davanti a lei e inizia a guardarla dalla testa ai piedi. "Uuh pupa, ma sei una professoressa?" Lei non lo fila di striscio. Noto però un lieve disturbo. Neanche io agisco anche se mi dà fastidio. Non è perché è la prof, ma perché nessuna ragazza dovrebbe essere trattata così. Solo che già sta male e questo non è l'aiuto migliore.
Sta iniziando a salirmi il senso protettivo e mi metto davanti a lei quando cerca di metterle un braccio intorno al collo "Sei single bellissima?" Dice guardando oltre la mia spalla. Ok adesso basta. "Lasciala stare coglione"
"Ok ok, scusami lesbicona" mi risponde a tono.
Stavo per girarmi ma mi faccio di un passo più vicino alla sua faccia da sfigato "Che cazzo hai detto? Prova a ripeterlo."
"Ok, scusa ti lascio stare, te lo prometto." alza gli occhi al cielo e si gira, riaccendendosi la sigaretta.

"Andrea, non dovevi," mi tocca il braccio facendomi venire i brividi "veramente. Però grazie" abbassa lo sguardo sorridendo. Noto che tutti ci stanno guardando. Fortunatamente in quel momento si aprono le porte del teatro. Lei dà a tutti gli alunni i biglietti e li conta, tenendo me per ultima.
"Ballarin" mi porge il biglietto accennando un sorriso.
Mi siedo sugli ultimi posti del teatro, giusto per non dovermi guardare alle spalle ogni due per tre. Sì, esatto, non tre per due, giusto perché una me la fanno pagare di più. Vedo la prof entrare nel mio campo visivo, e si dirige verso di me. "Andrea, posso sedermi qua? O è occupato?"
Squoto la testa e sposto il giubbotto. Dopo alcuni minuti si gira a parlarmi.
"Che bella camicetta, ti sta veramente bene" dice passando l'indice e il pollice sul colletto. Deglutisco con forza e mi sento arrossire. Devo mantenere la calma, anche se l'unico mio pensiero al momento è di saltarle addosso.
"G-Grazie, um, sta bene anche lei..." CHE?
Ma siamo seri? 'Sta bene anche lei' io non-
"Volevo parlarti della poesia"
Ladies and gentlemen, THE BOMBSHELL HAS DROPPED.
"Certo, cosa voleva dirmi?"
"Ecco... è un bellissimo regalo. Non so come ringraziarti."

Le luci si abbassano e si apre il sipario. Mi abbraccia. È un grazie, ma in realtà per me lo è molto di più. Una specie di premio.

Inizia il primo atto. Gli attori interpretano una commedia che tende a colpire molto sulla realtà sociale. La tensione del teatro è bellissima, proprio come questa ragazza seduta vicino a me, che ogni tanto la becco a fissarmi, e le sorrido.
Ad un certo punto fanno una battuta abbastanza squallida e Claudia si mette a ridere, batte un paio di volte le mani e poi... beh, mi mette la mano sulla coscia.

Quel contatto fisico mi fa passate una fitta di brividi in tutto il corpo. Mi sento il cuore battere a mille.
Si avvicina al mio orecchio e sussurra "È da quando è iniziato che volevo farlo, Andrea." Controllo se ci sia qualcuno che ci sta guardando, ma fortunatamente tutti sono presi dall'opera. Mi schiarisco la gola un po' troppo forte, credo di avere una palla di pelo. Ah, non sono un gatto, già...
"Ssshh, fai piano... Sai, ho bisogno di te, mi sento attratta da te. Troppo." mi sussurra sfiorandomi l'orecchio con le sue labbra carnose.
Faccio un respiro profondo e giro la testa verso di lei. Le sposto i capelli mettendoli dietro il suo orecchio. Mi avvicino di più a lei, sentendo il suo alito mentoso e caldo sul mio volto. So quello che sta per succedere, e non devo permetterlo. Con movimenti lenti mi avvicino. Mette la sua mano sulla mia guancia, e mi tira verso di lei. È una calamita, so che è sbagliato, ma non riesco a respingere questa forza.
Premo leggermente le sue labbra alle mie. Le scappa un gemito di approvazione. Mi stacco da lei facendola impazzire, qualcuno avrebbe sicuramente notato qualcosa. Anche io sto impazzendo, ho bisogno di lei, più che ogni altra cosa. Solo che è sbagliato.
Ed è la cosa che mi prende di più.

quel dannato sorriso Where stories live. Discover now