capitolo terzo

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PDV Andrea

Anche oggi ho lezione con Claudia. La scorsa settimana mi ha fermata in classe alla fine delle lezioni. Mi ha fatto dei complimenti, e abbiamo parlato un po'.

Nella nostra scuola esige una regola. Visto che la scuola è grande (e molto severa) abbiamo tre minuti per andare da una classe all'altra, e poi risuona la campanella.
Se arrivi in ritardo ti becchi un certo tempo di punizione alla fine della giornata, a seconda di quanto sei arrivato in ritardo.

Oggi la professoressa di chimica mi ha fermata per parlare con me, mi ha chiesto delle cose riguardanti la scuola, essendo rappresentante di classe, e quindi devo correre per arrivare in classe.
Busso e aspetto che si apri la porta "Mi scusi per il ritardo, non succederà più."
Da un'espressione dolce, quasi sollevata nel vedermi, la sua espressione diventa seria, e incazzata. Mi sento in colpa immediatamente. "Non ti permettere mai più. Punizione dopo classe." io alzo le mani in aria "Ma seriamente? Prof, sono un minuto in ritardo, e stavo parlando con la prof di chimica!"
Mi sfida con lo sguardo e alza un sopracciglio "Ne parliamo dopo classe" mi sorride falsamente e alzo gli occhi al cielo.
Mi siedo al banco e apro il libro.
"Ballarin, se conosci l'inglese non ti dà una sorta di giustificazione per arrivare in ritardo."
Mi sento la faccia arrossire e torno a guardare il libro. La lezione continua lentamente, e la tensione si allevia un po' quando mi sorride, come per chiedere scusa. Ogni tanto mi lancia occhiate, con vari sorrisetti. Finita la lezione aspetto che escano tutti e chiudo la porta. È ancora seduta alla cattedra. "Posso aiutarla?" Suggerisco spostando una sedia vicino alla cattedra.
Alza lo sguardo dai fogli di carta e accenna un sorriso "Sì, siediti qua. Aiutami a correggere i compiti"
Mi passa la penna e per sbaglio sfioro le sue dita. Credo le abbia provocato qualcosa, perché arrossisce e distolge lo sguardo.
Inizio a segnare con la penna rossa i vari fogli. Alzo la testa e la guardo concentrata, mentre si morde l'interno del labbro segnando un voto.

Un ghigno le attraversa la faccia e torno a correggere. "Perché continui a fissarmi?" Mi chiede.
Il mio cuore salta battiti. Non so cosa rispondere.
Alzo le spalle e sorrido "Nessun motivo". Mette giù la penna e guarda nella mia direzione. Ok, adesso non riprenderemo a correggere. "Chiaramente non è niente. Ogni tanto mi fissi e l'ho notato pure in classe. Ho fatto qualcosa?"
"No, no. Per carità. Lei non ha fatto niente, è solo che... beh..." farfuglio e lei aspetta che io finisca. Continuo "è che io studio tantissimo le persone" le sorrido, non convincendorla, essendo una l pessima bugiarda.
"Va bene... solo che sei un tantino inquietante". Ride con un sorriso stampato in faccia, per far intendere che scherzava.

Dopo una decina di minuti suona la campanella ed esco.
Mi dirigo giù per la stessa strada, ma noto una differenza. Fuori dalla biblioteca è attaccato con lo scotch un cartello "cerco personale".

Questa è un occasione perfetta. Mi servono i soldi, ed è anche un posticino perfetto.
Entro e aspetto al bancone. Da dentro il piccolo studio, esce una donnina anziana, un po' troppo anziana per sollevare tutti quei pesi. "Ti serve qualcosa ragazza?"
Le faccio un sorriso "Sì, ho visto l'insegna fuori, posso fare un colloquio di lavoro?"
Mi scruta per un paio di secondi, per poi aggiungere "Tranquilla, puoi iniziare lunedì, ti conosco già, vieni spesso qua, Andrea" mi sorride, abbastanza contenta
Le faccio un sorriso enorme e scrivo il mio nome con il numero di cellulare su un pezzo di carta "Ecco a lei, e grazie mille di nuovo". Le faccio un altro sorriso ed esco.

Appena torno a casa mi preparo un panino, e non a caso non c'è nessuno.
Ripenso ad oggi. Quel... Quel suo sorriso.
Non ho mai visto niente di così... bello.

Non c'è traccia dei miei genitori, oh che peccato. L'ultima cosa che vorrei è trovarmeli qua davanti.

La giornata passa facendo compiti e studiando. Metto un po' di musica e mi preparo la cena.
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"Andrea potresti fermarti dopo scuola, per favore?" Incontro Claudia in corridoio.
Sorrido e annuisco. Cosa vorrà chiedermi? Non mi resta altro che immaginare... ma che sto facendo? È una prof , siamo seri? Che mi gira per la testa...

Le ore passano molto lentamente mentre aspetto la sua ora...
Non so cosa pensare...

"Andrea sai rispondere?" Attira la mia attenzione la professoressa di storia, facendomi impallidire. "N-non so, mi scusi" rispondo balbuziente.
"Cerca di stare più attenta" annuisco e appena si gira riprendo a pensare.

Metto via la roba nello zaino e appena suona la campanella me la filo. Corro per i corridoi e prima di girare l'angolo per entrare in classe mi ricompongo, sistemandomi e sperando che non succedano cose esilaranti.

Aspetta... ma perché sto pensando a queste cose? Non posso pensare in quel modo di lei... cavoli è una prof santo cielo! Mi sa che dovrò ripetermelo a mille.
Appena entro sulla soglia della classe, mi paralizzo. Mi manca il respiro. È sempre più bella COME CAVOLO È POSSIBILE?

Ok tranquilla. Oh ma che bel fondos- NO!
Pensa ad altro. Ok. Lei. Maledizione.
Ok pensa meglio. Il mare.
Che bello il mare. Le onde così rinfrescanti, quanto mi manca l'estate. E le tipe; com'è in costume, una bomba immagino. LO STO FACENDO ANCORA AAAAAAH.

"B-buongiorno prof" balbetto e sorrido nervosamente.
"Ciao, Andrea" mi sorride e vado a sedermi al mio banco, essendo la prima in classe. Lei si avvicina.
"Quindi dopo rimani dopo scuola?"
La guardo con uno sguardo ovvio "Um... Sì. Me l'ha... chiesto lei..." mi gratto la testa e mi siedo.
Si gira è va via, come se l'avessi offesa.

Bah, le donne.
Aspe, ma pure io sono una donna.
Che casino.
Tutta colpa sua.

La lezione intera la fisso, squandrandola il più possibile.
Mi becca più volte, ma a mia sorpresa, mi sorride.

Appena suona la campanella, aspetto che escano tutti per chiudere la porta dietro di me.

Mi sorride. Sempre così dannatamente bella...
Ok. È ora. Adesso le do la mia poesia.

"Le ho fatto una poesia, ceh. È una poesia che ho fatto è vorrei regalargliela" arrossisco mentre lei ride. Credo di non aver mai scritto così impulsivamente.

Sono impalata davanti a lei. Mi fissa sorridendo, come se aspettasse che io faccia qualcosa. Esco dalla mia trance e frugo nel mio zaino, in cerca di quel cavolo di foglio.
Glielo porgo e le nostre dita si sfiorano, facendomi arrossire.
"Grazie", sorride, tenendo il foglio nelle mani come se fosse un bambino.
Noto che lo sta per leggere, esaminando il foglio. "Prof, mi scusi... ma ehm... devo scappare. Ecco devo andare a-" dico guardando il polso senza l'orologio, ENNESIMA FIGURA DI MERDA.
"Vai pure, a domani."
Faccio per girarmi, quando mi prende per un braccio, e stringendomi in un abbraccio. Rimango pietrificata ad annusare il suo profumo.
Le parole mi si bloccano in gola. Sento il ticchettio dell'orologio, e nient'altro.
"A-arrivederci".

Esco di corsa dalla scuola, e mi dirigo a casa. Chiamo Sierra e le racconto tutto quello che è appena successo, ovviamente sclerando assieme a me.

Ah, è un sogno.

PDV Claudia

Non ce l'ho fatta. Volevo baciarla, lì, in quella classe. Vorrei farla mia.

Lo so, è sbagliato. Assai. Ma ogni volta che la guardo sento le farfalle nello stomaco.
Non mi sono mai sentita così attirata e condizionata a fare una cosa del genere. Ah, al diavolo le leggi del cazzo.

Aspetta. Non l'ho detto, vero?
Nononononono CLAUDIA TORNA IN TERRA. È illegale, ripeto ILLEGALE.

La cosa più intrigante è che vorrei sapere molte cose su questa ragazza, troppe.

quel dannato sorriso Onde histórias criam vida. Descubra agora