Ti ho cercata fra questi resti

235 34 27
                                    


PRIMA DI TUTTO ALLERTA SPOILER. E POI NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVISATI.

Quill si guardò intorno. Osservò le pareti di metallo, le lenzuola bianche, i vestiti abbandonati a terra come se li vedesse per la prima volta.

Respirò.

Un gesto banale, necessario, ma gli sembrava di non farlo da molto, troppo tempo. Stava affogando. Stava affogando e non sapeva come riemergere. Si posò una mano sullo sterno, confortato nel suo ritmico alzarsi e abbassarsi. Il suo corpo funzionava ancora, l'universo esisteva ancora. Perché? Non aveva la forza di rispondere. Voleva solo rimanere lì, a respirare.

Respirare e ricordare.

Ricordò la prima volta che aveva sentito Gamora cantare. Si stava facendo la doccia nel bagno della sua stanza e canticchiava la sigla di Footlose storpiandone le parole. Era piuttosto stonata. Si ricordava di quando le aveva fatto sentire quella canzone per la prima volta, sembrava non le fosse piaciuta molto. Invece eccola lì, pensando di non essere udita.

Si ricordava anche di come era entrato senza bussare nel bagno per coglierla in fragrante e di come lei aveva iniziato a scagliargli contro flaconi di sciampo, dopobarba e rasoi finchè non aveva dovuto battere in ritirata.

Quill sorrise pensandoci.

Ricordava, sì, ricordava tutto di come quello stesso giorno, mentre riordinava qualche carta, lei gli fosse venuta alle spalle -Hai qualche nuova canzone da farmi sentire? - gli aveva sfilato le carte dalle mani, con un mezzo sorriso dipinto sul viso e l'aveva baciato. Non aveva indugiato molto nel bacio, segno che voleva veramente ascoltare quella musica. Erano rimasti lì, a lungo, a sentire vecchie canzoni composte da ragazzini con troppo gel sui capelli.        Il braccio attorno alle spalle di lei, sentiva battere il suo cuore.

Quill continuava a sorridere, ma ora la stanza appariva velata. Lacrime. Non era giusto. La vita non poteva fare così. Perché doveva torturarlo in questo modo? Gli avevano detto che era morta, che Thanos l'aveva uccisa. Si ricordava di quel momento.

Ricordava il cuore che batteva talmente forte da far male, le gambe che cedevano, il contrarsi dello stomaco come quando si sta compiendo un salto nel vuoto. Solo che lui non era mai atterrato. Aveva continuato a cadere e cadere, desiderando soltanto di toccare il suolo. Ma attorno a lui non c'era niente, niente a cui aggrapparsi.          Il ronzio che gli aveva riempito le orecchie, le mani che tremavano e un pensiero fisso, crudele nella sua forza "Non lei. Tutto, tutto, ma non lei".

Aveva dovuto colpirlo, non era riuscito a trattenersi, lui doveva farlo soffrire, infondergli almeno una minima parte del dolore che in quel momento stava provando lui. E sapeva che per quanto forte l'avesse picchiato, per quanto le sue mani potessero macchiarsi del suo sangue, nulla avrebbe potuto calmare il vuoto che lo stava invadendo.

Nulla avrebbe riempito quel vuoto.

Un altro flashaback, questa volta più intenso. Lui che fa scorrere un dito sul corpo addormentato di Gamora, disteso accanto al suo. Sembra così fragile che non riesce a toccarla se non con la punta delle dita, per paura che si spezzi. È molto diversa da quando è sveglia, da quando sembra invincibile. -Qualsiasi cosa accada, io non ti lascio. Resto qui - sussurra come se potesse sentirlo, immagini pacifiche e banali nella loro normalità gli invadono la mente. Ma non è permesso a gente come loro desiderare questo genere di cose. Loro sono eroi.

Ma il mitico Star Lord non si sentiva un eroe.

Poi, quando ormai aveva perso le speranze, gliel'avevano restituita. Certo, lei non si ricordava chi fosse e gli aveva tirato un calcio nelle palle quando aveva provato a toccarla, ma non importava. Gamora era lì, era viva. Quello sguardo confuso, incerto, quasi disgustato (sì, forse era giunto il momento di mettersi a dieta), lui l'avrebbe retto per sempre se avesse potuto avere la certezza che sarebbe rimasta con lui. Ma no, ovviamente Gamora aveva dovuto allontanarsi, combattere, aiutare qualcuno. Se solo non l'avesse fatto...

Sì, perché Peter credeva, credeva davvero che se fosse stato con lei, se avesse potuto tenerla fra le braccia mentre tutti quelli che erano con Thanos si disperdevano nel nulla, lei non sarebbe scomparsa. L'avrebbe tenuta stretta, ancorata a sé.

Si era volatilizzata nel giro di pochi secondi. Lui non l'aveva vista, non era riuscito a incontrare il suo sguardo un'ultima volta.

Questa forse era stata la cosa più crudele di tutte. Non restituirgliela per poi strappargliela subito dopo. No, forse la cosa peggiore era che per due volte l'aveva persa e per due volte non era neanche riuscito a dirle addio.

Ma in fondo cosa sarebbe cambiato?

Niente. Come potevano le sue parole cambiare le cose? Lui non era niente.

-E' colpa mia, ho sbagliato tutto - se solo fosse stato più attento, se solo non avesse permesso che Thanos la rapisse. Se solo fosse stato più forte, più veloce. Se solo fosse stato meno lui. Se solo... Se solo. Sospirò.

L'aveva cercata.

Quando tutto era finito, quando tutti tentavano di radunare i cadaveri, lui l'aveva cercata. E anche dopo, quando tutti ormai se ne erano andati e il cielo si era fatto buio. Era rimasto lì, fino all'alba, a scavare nelle macerie fino a spezzarsi le unghie, a urlare il suo nome.

Avrebbe voluto distruggere quel mondo pietra dopo pietra, finchè non fosse rimasto più niente.

Rocket l'aveva trovato inginocchiato a terra, a spostare delle macerie senza saperne neanche il perché. Sposta e non pensare. Sposta e magari sarà qui. Sposta e zittisci quelle voci nella testa. Gli aveva posato una zampa sulla spalla. -Lei non c'è più Quill - aveva sussurrato. -No, non può essere vero, non può finire così. Gamora è qui, devo solo trovarla - un singhiozzo. -Mi dispiace - aveva semplicemente risposto il procione. Nessuna battuta, nessun commento in più.

Quill era rimasto a cercare ancora un po'. Poi anche lui se n'era andato.

Si era arreso.

-Lo sai, non ne avevi il diritto - sussurrò alzandosi dal letto -A entrare nella mia vita per poi lasciarmi così - raccolse una delle magliette da terra e la indossò con gesti meccanici.

Rockett aveva resistito cinque anni senza di loro. Erano passati quattro mesi da quando lui era "tornato". E doveva resistere. Doveva tenere la loro famiglia unita per lei, perché non si era ancora arreso.

Non si sarebbe mai arreso.

L'avrebbe trovata, sì, avrebbe trovato un modo per riportarla a casa.

-Ti avevo detto di andare a sinistra-

Si ricordava anche di quelle parole pronunciate mentre lei dormiva "Io non ti lascio".

Questa volta Star Lord non l'avrebbe lasciata.

-Ti amo Gamora. Il fatto che tu te ne sia andata non cambia le cose - si chiuse la porta della stanza alle spalle. -Ti amo - riepetè.

Certo che dovunque fosse, lei l'avrebbe sentito.

Ho visto da poco il secondo film di Infinity War e mi ha distrutto in un centinaio di maniere diverse. Ora, di solito tendo ad avere scorte illimitate di ottimismo, ma con Peter e Gamora non ce la faccio. Sembra che la mia coppia preferita sia stata creata per farmi finire interi pacchetti di fazzoletti. Adoro la loro storia, li adoro come personaggi e non continuo per non apparire peggio di quello che sono. Era da un po' che questa storiella immonda mi circolava per la mente e finalmente l'ho messa nero su bianco.

Vorrei dirvi vi essere clementi, ma tanto credo non la leggerà nessuno. Buona vita lo stesso 😉

Ti ho cercata fra questi restiWhere stories live. Discover now