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Alle cinque in punto del pomeriggio un'Alfa Romeo rossa fiammeggiante accostò di fronte ad un imponente edificio composto da infinite vetrate, il quale ospitava una miriade di studenti universitari, intenti ad entrare ed uscire alla rinfusa per informarsi sui programmi del nuovo anno in arrivo, come della nuova sessione in procinto di inizio.
Il ragazzo biondo seduto dentro al veicolo, essendo in attesa, si accese una delle sue Marlboro rosse portandosela tra le labbra, annoiato.
Stava girando la radio da minuti, ma nessuna canzone pareva accontentarlo. La musica della sua generazione gli faceva alquanto schifo, facendogli preferire il classic rock degli anni passati, come ad esempio quello della band di suo padre, ormai scioltasi da tempo.
Tentò nuovamente, tra una nube di fumo e l'altra, di trovare qualcosa di decente e il suo sorriso si allargò non appena tra le sue orecchie si fece viva Yellow Submarine dei Beatles, alzando subito il volume per potersela godere assieme a quella sigaretta che si stava consumando di pari passo al tempo, che scorreva lentamente.
-Ehilà- l'aprirsi improvviso dello sportello lo fece sobbalzare
-Volevi farmi morire d'infarto per caso?- il biondo fu scontroso con il nuovo arrivato, portandosi una mano sul cuore.
Il castano appena giunto, avente dei capelli mossi di media lunghezza e due occhietti vispi color ambra, scrutò divertito il suo migliore amico, mostrandogli la pila di libri che aveva tra le mani.
-Mi chiedo ancora perché, nonostante i soldi dei tuoi, tu ti sia messo a continuare gli studi- scosse il capo il biondo schifato
-Vedi, caro Roger, l'idea di campare sulle loro spalle mi deprime- il riccio si strinse nelle spalle
-Lo so e ti capisco, ma cercarsi un lavoro?-
-Mi è sempre piaciuta economia-
-E' una palla, Deacon-
-E' interessante, Taylor- ribatté
Roger alzò gli occhi al cielo arreso, decidendo di mettere in moto l'auto, riaccompagnando così il proprio migliore amico a casa.
-Dì un po', come mai ti sei offerto così gentilmente di portarmi in facoltà oggi?- lo interrogò John
-Sono pur sempre il tuo best friend forever- scherzò il biondo.
Lui lo guardò scettico, inarcando un sopracciglio.
-Spara-
-Okay, avrei dovuto assistere ad una riunione pallosissima della mia famiglia riguardante l'azienda di nonno, così mi serviva un impegno urgente-
-Perciò io sarei il tuo impegno urgente?- si finse indignato il riccio
-Mettiamola così, consolati sapendo che sei il mio impegno preferito-
-Ruffiano- ridacchiò John riconoscendo casa sua, scendendo poi dal veicolo quando esso fu fermo
-Dì un po' leccaculo, che fai stasera?-
-Due parole: Mary-Anne Edwards- rispose il biondo con un ghigno malizioso
-Tecnicamente sono tre, se pensi ai nomi Mary ed Anne- precisò
-Falla finita secchione-
-Okay okay, da quando è anche lei nella lista dei desideri di Roger Taylor?-
-Da quando ho scoperto che avrebbe molta voglia di farsi un giro sulla Taylor mobile, capisci cosa intendo- Roger alzò ed abbassò velocemente le sopracciglia
-Oh disgustoso, non lo voglio immaginare- John assunse un'espressione disgustata
-Dovresti divertirti di più fratellino, sai?-
-Lo farò con i miei carissimi libri stasera, tranquillo- si finse entusiasta il riccio
-Oh mio Dio, fammi scappare prima che mi prenda un colpo. Vado ad improfumarmi per la mia donzella-
-Non divertirti troppo, mi raccomando- John, con un tonfo, chiuse la portiera congedandosi dall'amico
-Non lo farò- gli rispose furbamente lui, andandosene definitivamente.
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Eleonor si sentì stralunata a causa di uno strano odore, che proveniva da quel lungo corridoio dalle mura bianche e rovinate dal tempo e dall'umidità. L'atmosfera era cupa e incuteva un certo terrore nella ragazza, che fremette non appena un accenno di vento freddo le sfiorò le spalle, scoperte a causa di un vestito abbastanza elegante che indossava, color verde acqua, lungo fin poco sopra il ginocchio.
Alla fine di tale corridoio vi era una porta, dalla quale proveniva quel vento gelido. Essa stava sbattendo più e più volte, mettendo ancor più paura ad Eleonor, che ora era immobile, fissando un punto non preciso di fronte a sé.
Il silenzio era il padrone assoluto in quella circostanza, dato che non si sentiva nient'altro che lo scricchiolio della porta che continuava ad aprire e chiudersi, senza un freno. Eleonor serrò lentamente gli occhi, non riuscendo a trovare un modo per potersene andare di lì, nonostante la cosa più logica sarebbe stata darsela a gambe. Solo allora la ragazza si accorse anche di essere scalza, rabbrividendo poi al pensiero dei suoi piedi nudi a contatto con le mattonelle ghiacciate.
Il vento continuava imperterrito a soffiare, lasciandola ogni tanto senza fiato, pronta a fuggire, ma senza riuscire a farlo realmente.
-Qualcuno mi aiuti- sospirò, sentendo la voce mancarle, non potendo urlare
D'istinto si accarezzò il collo, deglutendo rumorosamente, mentre i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime, non avendo di idea di dove si trovasse, di come ci fosse arrivata e di come andarsene.
Una lacrima muta le solcò improvvisamente il viso, mentre tentava ancora e ancora di chiedere aiuto.
-Voglio andarmene- pronunciò stavolta, sussurrando nuovamente, con sempre meno voce a sua disposizione
A quel punto le lacrime si moltiplicarono, cominciando a scendere una dopo l'altra senza un freno, facendo sì che il viso di Eleonor avvertisse maggiormente il freddo a causa del vento a contatto con le guance umide.
D'un tratto, però, delle braccia le cinsero la vita di colpo, in un modo talmente delicato da non farle percepire in alcun modo paura. Senza voltarsi, Eleonor appoggiò le sue mani su quelle che si erano unite per stringerla leggermente, in segno di fiducia.
-Non aver paura El- quella voce, più chiara e cristallina della sua, fu totalmente nuova al suo udito, non avendola mai sentita prima di quel momento
I sensi della ragazza parvero calmarsi di getto, così da far regolare il respiro e diminuire le lacrime.
-Sono qui-
-Chi sei?- Eleonor si alzò di scatto, notando di essere in camera sua, illuminata dalla tv ancora accesa assieme alla lampada sul suo comodino, e non più in quel posto macabro.
"Era solo un sogno" pensò, prendendo poi il cellulare, controllando l'ora.
Erano solamente le 23:08.
Capì subito di essersi addormentata inconsciamente, portando una mano sulla fronte così da poter captare delle goccioline di sudore, dovute all'ansia del sogno fatto.
Delle domande le sorsero spontanee: dove si trovava in quel macabro sogno e, soprattutto, chi era stato ad abbracciarla da dietro promettendole la sua protezione?
Decise allora di spegnere la tv e di posizionarsi per bene sotto le coperte, girandosi su un fianco, guardando fuori dalla finestra la luna piena che quella notte splendeva più che mai. Resse poco, fino a che non sentì le proprie palpebre farsi sempre più pesanti, poco prima che Morfeo la prendesse tra le sue braccia, facendola cadere nuovamente in un lungo e profondo sonno.
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The Only Exception // R.M.T.
FanfictionEleonor e Roger. Due realtà parallele, ma legate nel profondo da un destino già scritto. Due storie passate che li hanno cambiati totalmente, spingendoli inevitabilmente a diventare l'uno l'eccezione dell'altra. Cosa succederebbe se due anime segn...
Eleonor
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