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Harry si era trattenuto dal tirare giù dal Paradiso tutti i santi a lui noti durante la ricerca di un nuovo compagno di stanza ma alla fine, non trovando nessuno che soddisfacesse le sue esigenze, si era arreso e aveva dato carta bianca all'ufficio collocamento del college.

"Harry Edward Styles, sono al primo anno. Dovrei avere una stanza qui" aveva detto al sottospecie di sorvegliante del dormitorio maschile quando gli aveva chiesto chi fosse e cosa volesse.
"Primo anno. La tua stanza è la 219. Buona fortuna" gli aveva risposto l'uomo sulla cinquantina porgendogli un paio di chiavi con il numero della stanza attaccato.
"Ehm... grazie" aveva detto il riccio titubante poi si era incamminato verso il secondo piano dell'edificio alla ricerca di quella che sarebbe stata la sua casa per l'anno successivo.

Se fosse stato un completo disastro contava di poter fare cambio al secondo anno.
Non voleva risultare troppo schizzinoso ma non voleva nemmeno finire in camera con qualche strano ragazzo scapestrato in grado di tornare nel cuore della notte e fare baccano impedendogli di dormire.
Agitandosi per i corridoi gli sembrava di rivivere il suo primo giorno al liceo quando tutti i ragazzi più grandi di lui lo avevano guardato come un qualcosa di nuovo da usare e poi buttare in un angolo.
Si sentiva osservato e la sensazione non era delle più piacevoli ma, come gli aveva sempre detto suo nonno, l'unico modo per superare le proprie paure è affrontarle a testa.
Così Harry decise di fingere che quella situazione non gli fosse stretta e andò avanti per la sua strada pregando chiunque che il suo compagno di stanza fosse qualcuno di simpatico e gentile.

"Tomlinson testa di cazzo apri la porta!" urlò qualcuno alla fine del corridoio.

Era un ragazzo non troppo alto con occhi e capelli castani e un po' di barba. Indossava un paio di jeans chiari, una semplice maglia bianca e aveva un fazzoletto di stoffa che usciva di una decina di centimetri dalla tasca posteriore dei pantaloni.

"Lee non rompere i coglioni" aveva urlato una voce dall'interno della stanza.
"Lee?" aveva ripetuto ad alta voce Harry sapendo di aver già sentito quel soprannome.

Il ragazzo in questione si girò sentendosi chiamato in causa ed Harry capí.

"Harry!" sorrise Liam.
"Niall non mi aveva detto che frequentassi anche tu" disse confuso il riccio.
"Davvero? In realtà siamo tutti qui tranne quel buffo irlandese" rise il moro.
"Oh, c'è anche Zayn. Sono contento"

Harry e Liam iniziarono a chiacchierare allegramente e il moro si offro volontario per aiutare il riccio a trovare la sua stanza.
La conversazione continuò mentre Harry sistemava le sue cose ma poi venne interrotta da una voce.

"Payne che ci fai qui?" chiese un ragazzo alto più o meno come Liam ma dalla carnagione un po' più chiara e con i capelli scuri sparati in aria.
"Calma Grimshaw, aiutavo Harry a sistemare le tue cose" si difese il moro.

Lo sguardo del ragazzo si spostò ad Harry e sul suo viso apparve un sorriso inquietante.

"Tu devi essere Styles" disse.

Harry annuì un po' intimidito.

"Io sono Nicholas ma tutti mi chiamano Nick. Sono sicuro che diventeremo grandi amici" disse porgendogli la mano.

Roommates { Larry Stylison } Where stories live. Discover now