Impronte digitali

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Il computer della vittima venne ritrovato poco tempo dopo che Travor e Robert furono andati a interrogare le sorelle Moore e venne portato in centrale insieme alle altre prove, non appena la scientifica finì di esaminare la scena del crimine. Passò quindi all'esperta di informatica forense, che iniziò ad estrapolarne più informazioni possibili. Quando il detective fu di ritorno dal locale di Lilian, lei aveva quasi terminato.

Amira Mehran era una delle persone più giovani che lavoravano in quel luogo, ma una delle più efficienti. Era seduta al computer e digitava velocemente alla tastiera, i suoi grandi occhiali rotondi riflettevano la luce dello schermo, facendola sembrare ancora più immersa nel suo lavoro. Degli hijab coloratissimi che portava sempre, quel giorno ne aveva uno celeste, che molti sapevano essere il suo colore preferito, con motivi floreali, che le incorniciavano il viso tondo. Teneva gli occhi ridotti a due fessure e si mordeva il labbro inferiore, mentre leggeva qualcosa che da quella distanza Travor non riusciva a vedere.

La stanza in cui si trovavano era pressoché a pianta quadrata ed era occupata principalmente da un lungo tavolo di legno con accatastate numerose componenti elettroniche, alcuni hard disk, una mezza dozzina di monitor e qualche unità di sistema. Gli unici rumori che si potevano udire erano il ticchettare delle dita del tecnico informatico sui tasti e il ronzio delle ventole dei computer.

Quando il poliziotto bussò alla porta aperta, per annunciare il suo arrivo, la donna si raddrizzò sulla sedia guardandosi intorno spaesata, finché, vedendolo, non sorrise.

«Ciao, sei qui per il caso Braxton?» gli chiese, aggiustandosi gli occhiali dalla sottile montatura di metallo che le stavano scivolando sul naso dritto.

«Sì, hai trovato qualcosa?» lei annuì, facendogli segno di avvicinarsi e accendendo il proiettore puntato sulla parete bianca davanti a lei.

«Robert non è con te?» domandò, non notandolo.

«No, aveva un paziente» le disse, e calò un silenzio imbarazzante tra i due. Non erano molto in confidenza, quello era il massimo della conversazione che riuscivano a fare, non che non ci provassero, ma non avevano trovato molti argomenti di cui parlare.

Quando il proiettore si fu acceso, Amira cominciò a esporre ciò che aveva trovato fino a quel momento a Travor, che si trovava in piedi di fianco a lei.

«La prima cosa che emerge è che questo tale amava davvero molto le armi europee medievali. E intento davvero, davvero tanto» esordì. «Se scavando ancora trovassi una lode all'acciaio damasco a questo punto non mi sorprenderei. Ho trovato molti siti di case d'aste e risultano nel suo conto corrente numerosi pagamenti effettuati attraverso gli stessi siti. Fin qui tutto normale, finché non si arriva alle mail» fece una pausa, sia per l'effetto drammatico, sia per avere il tempo di aprire la posta della vittima. Proiettate sul muro comparvero decine di finestre, che coprivano quasi completamente lo sfondo.

«Da quello che ho capito era il tipo di partecipante alle aste che in gergo chiamano "cecchino": aspettava gli ultimi tre secondi per fare l'offerta vincente; e questo non sempre piaceva» disse.

«Ha ricevuto delle minacce?» chiese l'altro.

«Più che altro insulti e richieste di rivendere quello che aveva appena comprato. A quanto pare comprava anche quello che non gli interessava, per rivenderlo a prezzo maggiorato, che a dirla tutta è una cosa furba ma deplorevole, ma non c'entra, quindi andiamo avanti. Alcune minacce c'erano, ma la maggior parte erano casi isolati di gente arrabbiata che non intendeva fare di più che attaccare verbalmente la vittima, a parer mio. Un caso si è, però, ripetuto» dicendo questo, mise in evidenza una particolare conversazioni.

«Qui ci sono diverse mail, mandate con una certa insistenza a cominciare da due mesi fa, la cui ultima risale alla settimana scorsa, di un tizio di cui sono riuscita a trovare il profilo Facebook, Darren Murray» sulla parete comparve la foto di un uomo corpulento vestito di pelle nera, con una lunga barba scura completa di baffi, che gli copriva quasi tutta la bocca, il naso grosso e aquilino e un cipiglio minaccioso, che teneva in braccio un gatto bianco dal pelo lungo e luminosi occhi azzurri.

«Ha il tipico aspetto da motociclista di un film d'azione» commentò Travor.

«Tranne per il gatto»

«Magari è il braccio destro nel comando del suo esercito del male» sorrise dicendo questa battuta e Amira face una piccola risata, espirando con il naso, poi riprese.

«Da quello che ho visto qui ha cambiato look da relativamente poco, la crisi di mezza età sarà arrivata anche per lui. Ci sono un sacco di foto di lui a cavallo della sua moto dietro un quadro o mentre tiene in mano qualche grossa spada antica, mi sembra una persona abbastanza vanitosa, a dirla tutta» spiegò lei «Nelle mail parlava soprattutto di due misericordie, qualunque cosa siano -dal contesto sono sicuramente armi, ma non le ho cercate su internet- era parecchio arrabbiato, affermava che la vittima gliele avesse rubate ingiustamente»

«Sta guadagnando punti "possibile omicida" in fretta, potrebbe persino arrivare in cima alla classifica» disse, e la donna aggrottò le sopracciglia assumendo un'espressione confusa, girandosi verso di lui «Abbiamo un'ipotesi secondo la quale due misericordie, che non sono ancora state ritrovate in casa della vittima, siamo l'arma del delitto» le spiegò, quindi.

«Uh! È un movente bello lampante questo allora!» esclamò, rizzandosi un'altra volta sulla sedia, esaltata alla notizia.

«Già» confermò Travor, non trovando nient'altro da dire, iniziando a grattarsi le mani come faceva quando si trovava a disagio.

Amira si guardò intorno facendo saettare gli occhi da una parte all'altra della stanza, senza però guardare davvero qualcosa in particolare, cercando di ricordarsi cos'altro aveva da mostrare. Quando ci riuscì assottigliò le labbra, chiuse gli occhi per un secondo e annuì «Okay, ci sono. Sai se Braxton era impegnato in una relazione sentimentale?» chiese.

«Si sarebbe dovuto sposare a breve, perché?»

«Insieme al computer mi hanno dato anche un cellulare, un vecchio modello di cinque anni fa direi, e c'è un'unica conversazione tra i messaggi -grazie al cielo, mi ha reso il lavoro facile- intrattenuta con una donna con cui ha palesemente una relazione. Ad un certo punto ho letto qualcosa del tipo "Sai che devo tenere la nostra relazione sconosciuta a..." poi un nome che non ricordo. Ho stampato tutte le mail e questi messaggi, comunque, insieme alla lista di quello che ha comprato sui siti d'aste. È lì di fianco alla mia borsa» disse indicando una pila di fogli, che Travor prese e si mise sotto braccio, ringraziandola.

«Sono risalita al nome della sua amante, visto che era salvata con un nomignolo e una un paio di emoticons di cuori, dovrebbe chiamarsi... Natalee Mills» aveva fatto una piccola pausa prima di rivelare il suo nome, che le era servita per leggerlo dal quadernino che teneva alla sua destra, dove era appuntato. «Per ora ho trovato questo, ti chiamo se trovo altro» concluse.

«Grazie mille, aspetto tue notizie» concluse formalmente il detective, dirigendosi verso la porta.

«Di niente, ciao» salutò l'informatica, saluto che venne ricambiato, prima che tornassero entrambi a svolgere il proprio lavoro.

Okay, innanzitutto scusate per la battuta nel titolo, dopo lo cambio ma mi piaceva troppo.
So di essere sparita e so anche che è un capitolo corto, con un sacco di dialoghi e niente descrizioni. In poche parole: noioso. Ho un sacco di dubbi riguardo questa storia, ma un giorno forse la riscriverò daccapo, quindi fa lo stesso.
Comunque ormai ho solo tre lettori a capitolo, quindi se sbaglio qualcosa non diventerò un meme su Internet.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 25, 2019 ⏰

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