Chapter 11: Never Enough

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"Dopo aver visto la sala cinema, ho capito cosa farò di notte per questa settimana" annuncio mentre Luke chiude le pesanti porte di legno bianco dietro di noi, girandosi poi confuso verso di me, ed io mi affretto a precisare, "soffro di insonnia, mi va bene se riesco a dormire tre ore per notte".

"Com'è possibile che tu non abbia le occhiaie, allora?" Domanda, perplesso, avvicinandosi e studiandomi più attentamente, e la cosa mi fa sorridere.

Il suo house tour degno delle migliori youtuber californiane è appena iniziato, eppure è riuscito subito a mettermi a mio agio e a non farmi sentire il peso del denaro della sua famiglia, cercando di vendermi ogni stranezza -a partire dalla sala cinema con tanto di macchina per i popcorn e poltroncine rosse- come se fosse una specie di attrazione speciale, riuscendo nell'intento di divertirmi.

E riuscendo anche a convincermi che o nasconde un gemello cattivo -o, per meglio dire, antipatico e acido come uno yogurt scaduto-, oppure è lunatico ai limiti del patologico.

"È il potere del trucco, mio caro. Il correttore e il rossetto rosso sono le mie armi preferite" confesso con fare cospiratorio, e Luke si lascia sfuggire un sorriso malizioso.

"Devo ammettere che il tuo rossetto rosso mi intriga parecchio" commenta, prendendomi poi per mano e guidandomi lungo il corridoio dalle pareti di un bianco candido, "è sempre perfetto sulle tue labbra, e così rimane mentre mangi e bevi. Mi chiedo se ci sia qualche modo per rovinarlo".

Arrossisco leggermente cogliendo l'allusione, ma non ho alcuna intenzione di dargliela vinta: "ci sono certe cose che non puoi chiedere a una donna. Per alcune è l'età, per me è il segreto dei miei rossetti".

"Infatti non ho intenzione di chiedere" precisa, girandosi e guardando per qualche secondo le mie labbra, avvicinandosi appena ma abbastanza affinchè senta il suo profumo mischiarsi al mio, "magari proverò con una sperimentazione pratica".

"Aspetta e spera", e senza aggiungere altro mi allontano di un passo per ridefinire il concetto di spazio personale, facendo sorridere il rampollo di casa Hemmings che mi porta con sè fino alla fine del corridoio, fermandosi solo davanti a una finestra dalle decorazioni dorate barocche ai lati.

"Essendo al primo piano che è quasi sempre deserto, nessuno viene in questo terrazzo, motivo per cui è dove generalmente mi nascondo quando la mia famiglia diventa... Troppo" spiega piano Luke, guardandomi negli occhi, e nelle sue iridi azzurre trovo tanta sincerità che mi fa sentire quasi riconoscente.

In fondo, non è tenuto a condividere con me questi piccoli segreti.

Non appena apre la porta finestra l'odore di erba appena tagliata mi investe, e mi basta avvicinarmi alla ringhiera di ferro battuto dipinta di bianco e affacciarmi per vedere Calum il giardiniere insieme a Claire impegnato a parlare di qualcosa finchè la mia amica non scoppia a ridere, scuotendo la testa.

"E adesso chi la recupera più" sospiro più tra me e me che a Luke, ma lui mi raggiunge, lasciandosi sfuggire una risatina.

"Beh, se può consolarti, in genere Calum non è molto espansivo con le persone, o almeno non così tanto. Credo che, se non altro, la tua amica gli stia simpatica".

"È difficile non voler bene a Claire" ammetto, guardandola portare i capelli dietro l'orecchio mentre lo segue verso quello che intuisco essere il roseto, "almeno, nel caso in cui nulla succedesse tra loro, avrà un'ampia conoscenza sui fiori e sul giardinaggio".

Luke non dice nulla, si limita ad osservarmi, ed io sono quasi tentata di chiedergli se c'è qualcosa che non va quando si avvicina, portandomi una ciocca mossa dal vento dietro all'orecchio: "mi dispiace per come mi sono comportato l'ultima volta, Diana".

Fake Girlfriends Agency || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now