IV

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IV.

«Sei impazzito? Se lo rompi Luther ti ammazza.»

Klaus folgorò il fantasma di suo fratello con un'occhiataccia. «Sul serio? Adesso diventi disfattista? Proprio sul più bello? E dai, è solo un vecchio giradischi, e non penso di combinare disastri, devo solo accenderlo, scegliere un disco e piazzarci sopra la puntina.»

Ben parve considerare attentamente l'idea.

«Oh, grazie della fiducia. Me ne ricorderò la prossima volta che mi verrai a dire: "Oh, Klaus, non mollare, puoi farcela". Sarà bellissimo sapere che non sei sincero.»

«Chi è che non è sincero?» Diego si affacciò nella stanza, «e perché sei in camera di Luther?»

La speranza di Klaus era stata quella di mettere un po' di musica e poi andare a stanarlo, ma andava bene anche così.

Si spostò verso lo scaffale in cui erano riposti i dischi. Numero Uno aveva una collezione di vinili davvero notevole per essere l'uomo meno divertente della storia.

Non che Klaus non gli volesse bene, tutto sommato tra i suoi "fratelli", a parte Ben, era quello a cui gli veniva più facile pensare come se fossero consanguinei, ma Luther proprio non sapeva godersi la vita. Però stava migliorando e aveva ottimi gusti in fatto di musica.

«Ecco, questo è perfetto!»

In effetti, se ricordava bene il testo, lo era davvero. Forse un po' troppo sfacciato, ma dopo tutto lui e Diego facevano cose molto sfacciate ogni santa notte da... oh, beh, da circa tre settimane. E lui non aveva ancora chiaro cosa diavolo stesse succedendo, perché si ritrovavano in quella situazione, che tipo di sentimenti li legassero, però la faccenda influiva sul suo umore in senso positivo. Specie perché Diego lo lasciava sempre restare in camera sua fino all'indomani.

Quando pensava a quanto era stretto il letto in cui avrebbero dormito insieme tra qualche ora, gli veniva da sorridere. Era quasi esilarante.

Avrebbe dovuto tornare con i piedi per terra e non dare per scontato che sarebbero andati avanti così a lungo, solo che aveva passato l'esistenza a cercare di stare con la testa sempre tra le nuvole, e Diego lo mandava talmente in orbita che di tornare giù non aveva proprio voglia. Preferiva ballare.

«Tanto Luther non c'è,» disse, rivolgendosi sia a Ben che a Diego. «In effetti siamo quasi soli in casa.»

Ne era certo perché aveva controllato.

Se gli altri sapevano di lui e Diego non lo davano a vedere, ma non sarebbe riuscito a rilassarsi fino in fondo con troppa gente in circolazione. E Luther non gli avrebbe lasciato usare lo stereo.

Soffiò sul vinile appena estratto dalla sua custodia e lo piazzò sul piatto del giradischi, sistemò la puntina, con una linguaccia rivolta a Ben, e le prime note di un pezzo swing molto ritmato si diffusero per la stanza.

Klaus alzò il volume e iniziò a battere un piede a ritmo e muovere la testa.

«Oh, sì...»

Girò intorno a Diego che lo stava osservando con la stessa espressione che la gente riservava ai bambini quando facevano qualcosa di sciocco ma divertente.

"Oh, that man is like a flame, and, oh, that man plays me like a game. My only sin is I can't win. Oh, I wanna love that man... Oh, that man is on my list, and, oh, that man I wanna kiss. My only sin is I can't win. Oh, I wanna love that man..." Cantava una voce femminile e la musica era davvero di quella che faceva venire voglia di dimenare i fianchi.

Impossibile da ignorareWhere stories live. Discover now