XIX

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La bolla di pace scoppiò con il rumore della porta che si apriva e per lo spavento lasciai la mano del ragazzo.
Normalmente per ottenere i risultati degli esami del sangue bisognava aspettare qualche giorno, emergenze escluse, ma lì il tutto si svolse molto rapidamente. Sicuramente complici i soldi sborsati.
Infatti alzando lo sguardo trovai lo stesso affascinante dottore di poco prima, che impugnava un fascicolo di fogli freschi di stampante.
Ad incuriosirmi però fu la sua espressione.
Mi misi immediatamente a sedere, ormai non più preda dei capogiri, mentre Shu si limitò a far ruotare pigramente la sua sedia in direzione del medico.
Quest'ultimo si schiarì la voce e sfogliò nuovamente i fogli, prima di riportare la sua attenzione su di me.
<<È sorprendente. Il suo corpo sta reagendo più velocemente del previsto ai morsi. Generalmente i precedenti casi riportavano un periodo di cura lungo più di un anno, ma di questo passo lei guarirà molto prima>> disse lui.
Feci per sorridere davanti a quella notizia, ma poi ripensai ad un particolare: una guarigione più veloce determinava una mia presenza più breve nella villa, ergo meno tempo con Shu del previsto.
Improvvisamente la mia voglia di sorridere sparì tutta insieme e mi ritrovai a maledire i fogli di carta nelle mani del dottore.
Appena arrivata non vedevo l'ora di scappare da quella che consideravo una villa degli orrori, ma adesso non ero più tanto sicura di volerlo. Non dopo aver conosciuto Shu ed essermene innamorata senza apparente via d'uscita.
Per la mia malattia c'era una cura, ma per il mio amore no.
Non riuscii a spiccicare nemmeno mezza parola e rimpiansi amaramente di aver lasciato la mano del ragazzo solo per lo spavento preso, adesso più che mai desideravo le sue dita intecciate alle mie.
Notando il mio ostinato silenzio il dottore lo prese come una via libera per continuare a parlare.
<<Inoltre i valori dell'emoglobina e del ferro sono estremamente bassi, quindi le consiglio di restare qui per una trasfusione. Ho già verificato la presenza delle sacche necessarie e fatto le prove crociate per il gruppo sanguigno, quindi se è d'accordo io procederei. Non dovrà stare qui per molto>> disse.
Automaticamente guardai Shu per ottenere il permesso, visto che dipendevo da loro per trasporti e tempistiche.
<<Resteremo>> rispose lui al mio posto.
Il medico annuì e lasciò nuovamente la stanza.
<<Addirittura una trasfusione? Non credevo di averne bisogno>> commentai, solo dopo che l'uomo lasciò la stanza.
<<Evidentemente abbiamo bevuto più del previsto>> rispose lui, accarezzando pensieroso l'ultimo morso che mi aveva lasciato.
<<Mi va bene finché sei tu>> mi ritrovai a rispondere, guardando altrove per l'imbarazzo.
Shu non rispose, ma ebbi l'impressione di vederlo accennare un piccolo sorriso.

Sul viaggio di ritorno presi di nuovo posto sullo stesso sedile occupato durante la prima trasferta, ma maledii l'imbarazzo e la presenza di Reiji di fronte a me, facendo quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio; tagliai quell'inutile distanza e mi avvicinai a Shu, permettendo alle nostre braccia di toccarsi. Notando poi di non infastidirlo decisi di poggiare la mia testa sulla sua spalla, stanca dopo tutti gli eventi e le novità di quella giornata. Soprattutto per la levataccia.
Reiji non mi prestò alcuna attenzione e questo mi incoraggiò a sistemarmi meglio, facendo scivolare la mia mano su quella del ragazzo e rivendicando il posto già occupato in precedenza nella stanza della clinica. Shu non mi allontanò e mi lasciò la libertà di intrecciare le nostre dita, senza nemmeno aprire gli occhi.
Non lo lasciai andare quando arrivammo di nuovo alla villa e scesi dalla macchina senza mostrare il benché minimo desiderio di abbandonare la sua mano.
Mi sentivo tremendamente bene e al sicuro.
Non appena superammo il portone principale trovai Ayato fermo ad accogliermi e indispettito dalla mia lunga assenza.
Reiji non si fermò un secondo di più, ma io e Shu restammo fermi al cospetto del ragazzo.
<<Oggi non mi hai fatto bere nemmeno un goccio del tuo sangue, lo sai che dopo colazione è il mio momento>> brontolò lui.
<<Avevo degli esami da fare, non sono andata a divertirmi>> risposi.
Il ragazzo sembrò non badare alle mie parole e mi afferrò per la mano libera, strattonandomi per incoraggiarmi a seguirlo.
Quando Ayato voleva una cosa se la prendeva e basta, senza mezzi termini, ma questa volta non andò tutto secondo i suoi desideri.
La mano di Shu infatti non si dimostrò intenzionata a lasciare la mia, con la conseguenza di ritrovarmi sballottolata avanti e indietro; a causa di Shu che non voleva perdere terreno e Ayato che continuava a tirarmi.
Negli occhi del fratello minore si accese uno sguardo di sfida e di rabbia, mentre fissava il maggiore.
<<Non ti basta averla per te dopo scuola? Adesso anche di giorno?>> chiese, alludendo a tutte le volte che si era presentato da me, restando letteralmente a bocca asciutta.
Provò di nuovo a tirarmi nella sua direzione, ottenendo ancora più resistenza da parte del biondo.
<<Non sono una corda per il tiro alla fune, mi state facendo male>> commentai, ma le mie parole passarono in secondo piano considerando la sfida in atto.
<<Qual è il tuo problema?>>
<<Ha appena fatto una trasfusione, capisci cosa significa?>> chiese Shu.
<<Sì, significa che adesso ha rifatto il pieno e posso bere di più>> commentò Ayato, sorridendo serafico. Il biondo, che evidentemente intendeva tutt'altro, fissò il fratello con un'espressione dura.
Non l'avevo mai visto imporsi così tanto sui fratelli minori, non lui che normalmente rifuggiva da tutte le responsabilità da primogenito, scaricando tutto su Reiji, ben più motivato.
Il rosso fece un ultimo tentativo per trarmi a sé e capendo di non avere nessuna chance di portarmi in disparte chissà dove per mordermi decise di fare la scelta più pratica: si avvicinò di scatto e azzannò la mia gola con forza, facendomi lamentare dal dolore improvviso.
Normalmente non era così assurdamente aggressivo, nonostante non possedesse la delicatezza di una piuma, ma vidi in quel gesto un dispetto nei riguardi del fratello maggiore, per niente deciso a mollare l'osso.
Non ero stata mai morsa davanti a Shu e mi sentii profondamente in imbarazzo, quasi sporca, ma il tutto durò solo per un attimo, perché quello dopo Shu aveva staccato il ragazzo da me, buttandolo rozzamente a terra e mi stava trascinando con sé nel cuore degli sconfinati corridoi della casa.
<<Shu?>> chiesi confusa, dinnanzi all'insolita reazione del ragazzo.
Sembrava furioso e lo stava dimostrando stringendo con più forza del solito il mio polso, quasi per impedirmi di scappare.
Lui non mi degnò di una risposta e mi limitai a farmi trascinare per la villa, fino a che non entrammo in una stanza apparentemente a caso.
Non avevo mai visto quella stanza in particolare, che sembrava vagamente uno studio, ma non riuscii ad osservarla per bene, visto che Shu si attaccò immediatamente al mio collo, mordendo lo stesso identico punto del fratello minore.
<<Mi fai male>> mormorai, percependo per la prima volta una simile sensazione a seguito di un suo morso. Lui però sembrò non ascoltarmi e bevve per qualche altro secondo.
Aprii la bocca per lamentarmi, ma le mie proteste mi morirono in gola; tappate dalle labbra del ragazzo adesso sulle mie.
Shu mi baciò con rabbia e con possessione, stringendomi a sé come mai prima di quel momento e imprimendo quasi il segno delle sue dita sul mio fianco destro e sulla mia schiena, i punti che stava avvolgendo con le sue mani.
Tutte le mie domande, tutti i miei dubbi, tutte le mie incertezze sparirono, seppellite dalla valanga di emozioni che stavo provando in quel momento.
Non persi nemmeno un secondo per ricambiare il suo bacio col suo stesso disperato bisogno e per affondare con forza le mani tra i suoi capelli.
Il modo in cui Shu mi baciava mi faceva girare la testa. Prima lentamente, poi con voracità.
Sentii i brividi investire ogni singola parte del mio corpo, soprattutto quando prese a succhiare il mio labbro inferiore con forza e la sua lingua entrò nella mia bocca.
Passai le mie mani dai suoi capelli alle sue spalle, aggrappandomi a lui e lasciandomi condurre verso la parete, dove il ragazzo mi poggiò.
Ci baciammo a lungo e con passione, staccandoci solo dopo un periodo lunghissimo.
Io avevo l'affanno e poggiai la mia fronte sulla sua, non resistendo alla tentazione di stampare diversi piccoli baci sulle sue labbra adesso più gonfie del solito.
<<Questo perché?>> chiesi, cercando di riprendere fiato.
<<Perché appartieni soltanto a me>> fu la sua risposta, prima di baciarmi di nuovo con la stessa enfasi di poco prima.

Dark || Diabolik lovers x ReaderWhere stories live. Discover now