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Stare in macchina non mi era mai sembrato così seccante, comprensibile dopo otto ore di viaggio in completa solitudine.
Il vecchio autista dall'aria severa non aveva spiccicato parola dall'inizio del viaggio, se non per darmi informazioni sui tempi di arrivo.
Da quando la mia famiglia mi aveva proposto di studiare in un altro stato come ragazza alla pari era passato ormai un anno e quel momento era purtroppo arrivato.
Non ero stata molto d'accordo dopo l'offerta, ma a casa avevano insistito molto, dandomi dell'irresponsabile per l'ottima occasione di allargare i miei orizzonti che mi stavo facendo scappare di mano. Alla fine, seppur a malincuore e con ben poca convinzione, mi ero vista costretta ad accettare.
La famiglia che mi avrebbe accolta mi ero stata presentata come altolocata e raffinata e rispondeva al nome di Sakamaki. Avevo fatto delle ricerche su di loro, trovando ben poco e rassegnandomi presto a restare col dubbio fino al momento del nostro incontro.
Nella villa avrei trovato ad accogliermi i sei rampolli della famiglia e un'altra ragazza, apparentemente giunta qualche mese prima di me per motivi similari ai miei. Non avevo ricevuto molte informazioni in merito, ma avevo frenato presto la mia curiosità davanti all'aria lugubre e seccata dei miei.
I miei occhi si spalancarono dalla sorpresa notando la macchina su cui viaggiavo avvicinarsi sempre di più ad una maestosa abitazione, grande come non ne avevo mai viste in vita mia.
Non ci fu spazio per i dubbi, visto che la macchina frenò proprio davanti allo scuro cancello e dopo un attimo di sbigottimento mi affrettai a scendere dal veicolo, stiracchiando grata le gambe e la schiena ormai intorpidite.
Il silenzioso autista mi aiutò a scaricare i miei bagagli, che consistevano in una valigia di medie dimensioni e un borsone a spalla. Praticamente il minimo indispensabile per pernottare il tempo necessario.
Con un elegante cenno del capo l'uomo mi liquidò e sparì velocemente dal mio campo visivo.
Restai ferma per due minuti buoni a contemplare l'immenso edificio e poi finalmente mi feci coraggio, in fondo non potevo restare per tutto il giorno fuori.
Mi agitava molto il pensiero di incontrare le persone con cui avrei passato così tanto tempo nei giorni a seguire, ma cercai di ignorare la mia insicurezza.
<<Fatti coraggio, non mordono mica>> mi ritrovai a sussurrare tra me e me, l'unica idea che mi venne in quel momento per darmi un po' di forza.
L'enorme porta mi fece sentire improvvisamente ancora più piccola rispetto a quella maestosa dimora, eppure trovai comunque il coraggio di afferrare il batacchio e batterlo con forza per tre volte contro l'apposito appoggio.
Il suono rimbombò più forte del previsto e pazientai solo per una manciata di secondi, prima di vedere una ragazza dai capelli chiari affacciarsi con insicurezza.
Il suo dolce viso si aprì in un timido sorriso alla mia vista e si affrettò ad aprire di più la porta, dandomi una fugace visuale dell'interno della residenza.
<<Tu devi essere T/N, aspettavo il tuo arrivo. Sono Yui Komori e ho il compito di farti gli onori di casa>> disse in tono formale, facendo un piccolo inchino col capo.
Ricambiai il suo gesto di rispetto e lei si fece da parte per consentirmi di passare, le sorrisi nel mentre, ma la mia espressione mutò immediatamente davanti alle ampie scalinate davanti a me, sulle quali padroneggiavano un elegante tappeto rosso e uno splendido lampadario di cristallo.
L'interno era ancora più sfarzoso dell'esterno e mi presi qualche momento per fissare tutto a bocca aperta, dall'alto soffitto ai lunghi corridoi che si diramavano lontano dai miei occhi.
<<Questo posto è incredibile>> commentai, incapace di trattenermi.
La ragazza non sembrò dello stesso avviso e notai piuttosto sul suo viso un'espressione atterrita.
<<Permettimi di aiutarti coi bagagli>> si propose, cercando di togliermi dalle mani la valigia. Non me la sentii di rifiutare la sua gentilezza e le sorrisi caldamente, nonostante trovassi ridicolo farmi aiutare da una ragazza dentro una casa con sei ragazzi in quel momento chissà dove.
Era quella l'accoglienza che riservavano i proprietari di un bene così lussuoso e raffinato?
Il loro comportamento stonava sicuramente con l'ambiente circostante.
Come a leggermi nel pensiero sentii dei passi alla mia destra e voltandomi trovai un ragazzo dall'aria raffinata.
<<Ti do il benvenuto nella nostra dimora>> commentò lui, sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso con un gesto elegante quanto stizzoso.
Mi inchinai leggermente in un gesto di rispetto, mentre il ragazzo continuava a guardarmi dall'alto in basso.
<<Almeno tu conosci le buone maniere>> commentò, lanciando uno sguardo sprezzante a Yui, forse rimembrando qualche vecchia vicenda.
Non sapendo come comportarmi davanti a quella scena imbarazzante mi limitai a guardarlo in silenzio, alternando nervosamente lo sguardo verso le scale che portavano al piano di sopra.
<<Accompagna la nostra ospite nella sua stanza e poi in salotto per discutere di alcune questioni>> commentò lui, senza abbandonare nemmeno per un secondo il suo tono gelido.
Yui si irrigidì immediatamente e mi fece cenno di seguirla lungo la scalinata.
Non me lo feci ripetere due volte e mi allontanai, sussurrando al ragazzo un flebile: <<Con permesso>>.

Non mi ero mai sentita così tanto in imbarazzo in vita mia, non come in quel momento, mentre cinque paia di occhi erano su di me.
Mi feci piccola contro il divano di velluto blu su cui ero stata invitata a sedermi dal secondogenito della famiglia Sakamaki, almeno stando alle sue presentazioni. Del primogenito non c'era traccia, ma in compenso gli altri mi fissavano tutti. Chi con aria seccata e chi con aria divertita.
In particolar modo mi intimoriva il più giovane dei fratelli, soprattutto per il suo sguardo tagliente posato su di me da quando avevo messo piede nella stanza.
<<Per quale motivo pensi di essere qui?>> chiese Reiji, fissandomi da dietro le lenti dei suoi occhiali.
<<Per uno scambio alla pari, no?>> chiesi, iniziando a trovare strana quella situazione.
Il ragazzo con il cappello, presentatomi come Laito, si lasciò scappare una risata, sistemandosi meglio l'accessorio sulla testa.
<<Come sei ingenua>> commentò, leccandosi un labbro in un gesto suadente.
Reiji lo fulminò con lo sguardo e riportò la sua attenzione su di me.
<<Tu sarai la nostra seconda sposa sacrificale >> disse quello che ricordavo chiamarsi Ayato, senza utilizzare giri di parole.
Lo shock per me fu immenso e scrutai tutti i visi alla ricerca di un qualsiasi cenno di scherzo o presa in giro, ma trovai solo visi mortalmente seri, soprattutto quello del secondogenito, troppo preso a fissare severamente il fratello.
<<Io cosa?>> chiesi, iniziando a sentirmi fortemente a disagio, alla mercé di tutti quegli occhi.
<<E ti dirò di più: fino a che lo vorremmo tu ci delizierai con la dolce ambrosia che scorre nel tuo corpo>> mi sentii sussurrare all'orecchio, prima di sentire delle labbra lambirmi l'orecchio e una sensazione di bagnato avvolgerlo.
Ayato mi aveva appena leccata proprio in quel punto e fui lesta a ripararmi l'orecchio con la mano destra.
<<Come hai fatto? Un attimo prima eri in fondo alla stanza e adesso...>> chiesi, strofinandomi il lobo per togliermi quella sensazione di umidiccio.
<<Sembri deliziosa>> commentò lui, senza degnarmi di una risposta.
Feci per alzarmi e lasciare quella stanza, troppo stranita dagli ultimi eventi, ma un braccio attorno alle mie spalle mi costrinse a restare inchiodata al divano di velluto.
<<Non essere avaro, Ayato. Condividi con i tuoi fratelli e fai assaggiare anche a me>> disse Laito, affondando il viso nel mio collo.
Sentii il calore del suo respiro annusare avidamente l'odore della mia pelle e la sua lingua iniziare a vezzeggiare dolcemente la mia clavicola.
<<Ha ragione: sembri proprio squisita, honey-chan>> commentò lui, succhiando per un secondo o due la pelle del mio collo.
Mi paralizzai ancora di più sul posto e la testa iniziò a vorticare dalla paura e dalla confusione.
<<Non iniziate con un'altra delle vostre scenette disgustose, placatevi e cerchiamo di fare le cose per bene, razza di animali>> li ammonì Reiji, afferrandomi per un polso per portarmi al suo fianco, lontana dalle mani di Laito e Ayato.
L'istinto mi suggerì di non ringraziarlo per quello pseudo-salvataggio, qualcosa mi diceva che non fosse un gesto di cortesia nei miei riguardi, ma qualcosa di diverso.
Mi divincolai con grazia dalla sua presa, decisa a non scatenare chissà quale reazione.
La situazione era strana e non volevo peggiorarla commettendo qualche gesto avventato, soprattutto considerando il terrore che si stava facendo largo dentro di me.
<<Siete dei cannibali?>> chiesi, cercando di unire le nozioni di cui disponevo.
Ayato e Laito sghignazzarono apparentemente molto divertiti, mentre lo sguardo di Subaru e Reiji si fece ancora più duro. L'unico a non mostrare alcuna reazione fu Kanato, troppo preso a sussurrarre qualcosa allo strano orso di pezza che teneva con sé dal suo ingresso.
Non sembrava molto a posto con la testa, ma in fondo nessuno lo sembrava in quel momento.
<<Siamo molto meglio>> commentò Ayato, facendo svettare due lunghi canini dalle sue labbra.
Vampiri.
Sentii le forze venirmi meno dallo spavento e delle braccia afferrarmi.

GAMBERETTI
Sì, un'altra storia, l'ennesima.
Vocina interiore: perché prima non pensi a finire quelle che hai in corso?
SSSSSH TACI, MI HAI FARE BRUTTA FIGURA.
Vocina interiore: Fai come ti pare, ma tanto prima o poi mi licenzio.

Anche la mia coscienza mi rema contro, pff.
Però visto che quando ho un'ispirazione la devo cogliere ho iniziato a scrivere questa storia (iniziato è un eufemismo considerando che ho scritto già qualcosa come 24 capitoli lol) e niente... spero sia gradita.
Avvertimento: non seguirò gli eventi dell'anime, ma sto cercando di rendere i personaggi meno OOC possibile, anche se a volte è difficile.
Cercherò di pubblicare 1/2 volte alla settimana.

Dark || Diabolik lovers x ReaderWhere stories live. Discover now